lingua d’Italia, il cui stemma
recava soltanto la scritta Italia, rappresentavano varie regioni
d’Italia le quali erano politicamente indipendenti. Richiamandosi allo
studio di Gabriella Alfieri, l’autore sottolinea che l’italiano dei
cavalieri si distingue in due fondamentali livelli di lingua: l’italiano
scritto degli usi istituzionali, parlato dai cavalieri appartenenti alla
lingua d’Italia e l’italiano veicolare, usato dai membri dell’Ordine per
comunicare tra loro e con le classi colte dei maltesi; il primo
identificabile con il toscano, il secondo con l’italianizzazione del
siciliano. Tale conclusione della Alfieri è fondata su un’opera
lessicale prodotta da un cavaliere databile nella prima metà del
seicento, preziosa testimonianza dell’uso dell’italiano come “lingua
referenziale di comunicazione interetnica.”
Facendo riferimento alle opere letterarie ed erudite presenti a Malta
all’arrivo dei cavalieri, l’autore sottolinea che, in assenza di una
lingua di cultura tra i maltesi, furono proprio i cavalieri a creare un
ambiente culturale particolarmente vivo, favorendo l’interscambio
culturale e letterario, nonchè scientifico con l’Italia. Nel 1642 viene
introdotta a Malta la prima stamperia. Particolare attenzione l’autore
riserva inoltre all’italiano scritto degli usi istituzionali.
Nell’archivio dell’Ordine il primo manoscritto che presenta testi in
italiano accanto a quelli in latino è del 1454, e l’italiano verrà
adottato nei Sacra Capitula Generalia accanto a quelli in latino.
Insieme con queste documentazioni, grande importanza rivestono i codici
redatti quasi tutti in italiano sulla Marina dell’Ordine, nonostante il
carattere internazionale plurilingue dell’Ordine stesso. Ciò è
determinato dalla prerogativa e preminenza della Lingua d’Italia alla
quale spettava la dignità di Ammiraglio e di Luogotenente
dell’Ammi-raglio. Ma l’autore fa anche riferimento al plurilinguismo e
al suo influsso sull’italiano, trattando del Nuovo Dizionario della
Marina, in cui l’abbondanza dei francesismi viene giustificato dal fatto
che la Marina dell’Ordi-ne era modellata su quella francese. Ciò
determinava che la terminologia marinaresca dei cavalieri, benchè fosse
italiana, aveva tuttavia un carattere che la distingueva dalle
terminologie marinaresche degli altri stati italiani. “Ciò conferma che
l’italiano dei cavalieri, evoluto in un ambiente plurilingue, aveva
caratteristiche peculiari che erano più marcate negli scritti di natura
pratica e soprattutto nel registro parlato. Sembra dunque logico,
conclude l’autore, che la maggioranza dei parlanti, consistente in
immigrati siciliani e di maltesi impiegati come marinai, “parlassero un
tipo di italiano sicilianizzante o siciliano italianizzato, ancora oggi
riconoscibile nella componente romanza della lingua maltese”. |
The author investigates the
reasons for this preference and the variety of Italian that developed.
The Italian knights came from various regions of Italy which were
politically independent, but in Malta they were united in one langue,
the Lingua d’Italia whose crest significantly bore only the word Italia.
The author quotes Gabriella Alfieri who distinguishes two varieties of
Italian that were used by the Knights: Tuscan in formal writing and a
vehicular form which consisted of the Italianization of the Sicilian
dialect. Alfieri based her conclusion on a dictionary compiled by a
knight during the first half of the 17th century, which in seen as a
precious testimony to the use of Italian as a language for inter-ethnic
communication.
Referring to the literary and erudite works produced in Malta at the
time of the Knights, the author stresses that, the knights who created a
lively cultural environment, fostering cultural and scientific contacts
with Italy, especially after the introduction of the first printing
press in 1642. The authors also dwells on the form of Italian which was
used for administrative purpoes. This happened remarkably early, even by
Italian standards, because the Order’s archives contain manuscripts
which present passages in Italian alongside those in Latin as early as
1454, and they belong to a very formal register since they record
proceedings of the Chapters General.
Apart from these documents, the codices concerning the Order’s Navy are
of great importance because they are written almost always in Italian,
despite the Order’s multilingual, set-up. This was due to the
prerogative of the Langue of Italy to which the rank of Admiral and
Lieutenant of the Admiral belonged. But the author also shows that the
Order’s multilingualism influenced the Italian used in Malta, and quotes
the Nuovo Dizionario della Marina (1729) in which the abundance of terms
of French one. This means that the Knights’ maritime terminoly, albeit
fundamentally Italian, was different to the one used in the fleets of
the Italian states. This fact proves that the Italian of the Knights,
which evolved in a multilingual environment, had special features that
were more marked in the writings of a practical nature, and must have
been more evident in the spoken register. The autohor therefore
concludes that the majority of the people employed by the Order,
especially Sicilian immigrants and the Maltese sailors and soldiers,
would speak a type of Sicilianised Italian or Italianised Sicilian which
is still recognizable today in the Romance component of the Maltese
language.
|