in dagli inizi del regno
di Carlo V si intravedono le modalità con cui si sviluppa la sua
politica navale, che in molte occasioni sono le più elementari e
obbligate. La regola generale del Regno fu quella di conservare
e non di conquistare, e la sua azione marittima fu più che altro
difensiva, lasciando sempre l’iniziativa ai nemici. Dei vantaggi
di questa tattica godranno i francesi, i berberi e i turchi, e
le limitate azioni intraprese consisteranno in contrattacchi o
in misure di freno dell’offensiva nemica.
La Sicilia gode senza dubbio di una posizione strategica di
primo ordine, essendo bagnata dal sud Tirreno ed essendo
collegata al Mediterraneo Orientale e all’Africa Settentrionale
dai canali di Messina e Malta.
La Sicilia sarebbe stata necessariamente coinvolta nella
guerra contro Francesco I, il cui teatro di battaglia era
l’Italia: conservare l’Italia significava dominare le rotte del
mare e rifornirla di uomini, armi e viveri; cosa che per i
francesi sarebbe stata molto più facile dalla terra ferma,
utilizzando i passaggi alpini.
La Sicilia inoltre ha una posizione di prima linea di fronte
ad attacchi di qualsiasi entità, che provengano sia dai berberi
sia dai turchi; e nel momento in cui si crea l’unione
Parigi-Algeri-Istanbul, l’isola taglierà le comunicazioni tra
Parigi e la costa berbera.
La posizione privilegiata dell’isola nel contesto del
Mediterraneo occidentale può, inoltre, avvalersi di due
insediamenti urbani: Palermo come centro di potere e
d’infrastruttura amministrativa e Messina, come vera e propria
base navale.
La presenza permanente di forze navali si giustifica ancora di
più alla luce di queste circostanze e come conseguenza del
dovere del Monarca di difendere il Regno; infatti, proteggendo
questo lato del regno curava gli interessi di tutta la
monarchia, considerata la particolare posizione geografica della
Sicilia.
La “Squadra di Galee della Sicilia”, come sarà soprannominata
non solo la flotta delle navi da guerra di questo regno, ma
tutte quelle che col tempo si andranno aggiungendo, avrà come
compito principale quello della difesa contro gli attacchi
nemici.
Di conseguenza la protezione delle coste spagnole da
Gibilterra a Perpignano, comprese anche le Isole Baleari, sarà
assegnata alla squadra delle galee della Guardia di Granada,
denominata, fin dal 1529, “Squadra delle galee di Spagna”.
La protezione delle coste della penisola Italiana sarà
assegnata alla squadra delle galee di Napoli. Come complemento e
rinforzo generale di tutte le squadre si ha, fin dal 1528, la
squadra delle galee genovesi di Andrea Doria che costituirà il
nucleo operativo al quale, di volta in volta, secondo la
necessità, si andranno aggiungendo le altre squadre.
La squadra melitense, fin dal 1530, dopo la consegna di Malta
ai Cavalieri di San Juan, è qualcosa in meno di un’unità navale
integrata nella flotta di Carlo V, e qualcosa in più di un
semplice alleato, in quanto la sua partecipazione alle azioni
contro i turchi e i berberi giungeva solo quando le circostanze
glielo consentivano.
Malta, insieme con Tripoli nella costa Africana, costituiva il
punto più avanzato del dominio spagnolo ed era la porta più
esposta della porta Siciliana.
La cessione provvisoria di Malta che si convertì, in
definitiva, non riuscendo a recuperare Rodi, costituirà un
ulteriore aiuto al lato più esposto del regno spagnolo; più
tardi si sarebbe provato che la battaglia di Lepanto (1571) ebbe
luogo proprio perché precedentemente (1561), questa parte della
Sicilia, che Carlo V cedette contro tutti i diritti e contro il
suo giuramento di non separare nessuna parte del territorio
siciliano, resistette eroicamente agli attacchi nemici.
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