Altri fattori che
sottolineano l’importanza della Sicilia
Anche se, a nostro modo
di vedere, è pienamente giustificata l’esistenza
della squadra siciliana in quel preciso contesto
storico, si devono aggiungere altri particolari che
spieghino la sua importanza.
La Sicilia costituisce, senza dubbio, il granaio
dei territori imperiali e delle sue flotte.
Le Squadre ricevevano il grano, senza tasse, nel
momento in cui era macinato; inoltre non pagavano la
manodopera, così come era stato stabilito fin dai
tempi di Ferdinando il Cattolico, ma la vera
convenienza si basava nel frumento e nel grano che
avanzava dalla trasformazione in macina e che era
corrispondente a una salma siciliana e a cinque
fanegas di Castilla (unità di misura spagnola) e una
volta convertito diventava due quintali siciliani e
tre quintali e un terzo di Castiglia.
La qualità e la facilità di avere grano meno
costoso crea un enorme vantaggio rispetto a tutte le
altre potenze navali. Per questo motivo, quando
Andrea Doria detta le sue condizioni per allearsi
con Carlo V nel 1528, include quella di ottenere
10.000 salme siciliane di grano senza ulteriori
tasse, nonostante esistessero moltissime proibizioni
sopra questo prodotto che veniva considerato
strategico. Nel momento in cui nel 1530 Malta
viene ceduta ai Cavalieri di San Juan, anche loro
pretendono questa condizione. Malta, infatti, non
era autosufficiente in quanto produceva grano solo
per metà dell’anno senza considerare le necessità
della flotta. L’importazione del grano siciliano
prevedeva il pagamento delle tasse, importanti per
il sostentamento del Regno. Durante il periodo in
cui Malta fece parte della Sicilia, i suoi abitanti
compravano il grano pagandolo come gli altri
sudditi; ma adesso la questione cambiava perché i
suoi bisogni avevano subito un incremento dopo
l’arrivo dei Cavalieri, e il Viceré non aveva alcuna
intenzione di rinunciare a una tassa giusta e
necessaria, in quanto aveva sempre compratori
stranieri disposti a pagare.
|
Ritratto di
Carlo V del Tiziano, conservato nell’Alte
Pinakotek di Monaco di Baviera.
Portrait of Charles V by Titian, in the
Alte Pinakotek of Munch.
|
|
|
Dopo alcune
titubanze e in seguito ad alcuni disordini, subito
sedati quando si avanzò la richiesta di un ducato per
ogni salma, si decise di concedere l’importazione di
6.000 salme di grano senza tasse, imponendo una modica
imposta alle quantità che superavano le 6.000 salme.
Tuttavia alla luce delle necessità annue di tutta la
popolazione maltese, sembra che Andrea Doria
intravedesse buone probabilità di arricchimento, e per
questo chiese, solamente per la sua flotta di 12 galee,
la concessione di 10.000 salme senza tasse.
Un’altra caratteristica, più che altro casuale,
determina l’importanza dei centri di Messina e Palermo,
ossia l’essere le sedi del Capitano Generale del Mare
che, dall’inizio del regno fino al 1528, era
contemporaneamente Viceré della Sicilia.
Il Capitano Generale del Mare ordinava la strategia
navale generale ed era il capo di tutte le forze navali
e delle squadre di galee.
Forse per caso, anche se con molta più probabilità
dopo profonde riflessioni conoscendo l’indole di
Ferdinando il Cattolico e di suo nipote Carlo,
l’incarico di Capitano Generale del Mare e quello di
Viceré di Sicilia coincisero nella persona di Don Hugo
di Moncada fino alla sua morte, che avvenne nella
battaglia di Napoli contro Juanetin Doria.
Si dimostra in questa maniera che i due incarichi non
sono incompatibili ma complementari.D’altra parte con
questo doppio incarico si riusciva ad evitare il
possibile conflitto di competenza tra l’autorità
territoriale (Viceré o Governatore) e quella navale
(Capitano Generale delle Galee), dal momento che,
secondo la normativa dell’epoca, durante la permanenza a
terra della flotta, chi aveva il comando di essa era il
rappresentante reale.
Inoltre la posizione strategica della Sicilia la
faceva divenire una sede ideale, la sua importante
industria navale, la sua ricchezza agricola, e la sua
importante e colta popolazione, erano elementi
fondamentali in mano a colui che era contemporaneamente
comandante Generale e Governatore dell’isola.
Dopo la morte di Don Hugo e come conseguenza
dell’inizio dei servizi di Andrea Doria per
l’imperatore, questo pretenderà e gli verrà concesso il
ruolo di Capitano Generale del Mare, cosicché Messina
perderà importanza rispetto a Genova fino a quando il
potere navale spagnolo non si consoliderà rispetto a
quello francese e vi sarà la necessità di abbassare le
basi delle galee verso il Sud, mossa più conveniente per
le azioni contro i musulmani.
Nonostante le decisioni generali non fossero più prese
a Palermo e Messina non avesse più il monopolio per la
preparazione degli armamenti generali, la Sicilia
continua a mantenere la sua squadra operativa senza
notevoli danni.
Don Garcia di Toledo, il terzo dei Capitani Generali
del Mare del secolo XVI, scriverà un importante
“Trattato in cui espone a S.M. i vantaggi che
deriverebbero dal connettere l’incarico del regno di
Sicilia a quello di Capitano del Mare”(1),
connessione che Filippo II non era molto propenso ad
accettare per non concentrare troppo potere in mano a
una sola persona, ma che finì per concedere come
eccezione a Don Garcia. L’argomento addotto era
impeccabile in quanto la Sicilia aveva una posizione
strategica unica come punto di riparo e di deposito di
armi, e necessaria per un comando che prevedeva rapidità
di movimento contro un nemico che, sconfitto quello
francese, era chiaramente turco o berbero. |
[1] Museo Naval.
Collecion Navarrete, Tomo XII, n° 78.
|
|