“Regola generale del
Regno di Carlo V fu quella di conservare e non di conquistare, e
la sua azione marittima fu più che altro difensiva, lasciando
l’iniziativa ai nemici. E le limitate azioni intraprese
consisteranno in contrattacchi o in misure di freno
dell’offensiva nemica.” In questo contesto strategico, sostiene
l’autore, la Sicilia assume per Carlo V un’importanza strategica
di primo ordine, per il suo collegamento con il Mediterraneo
Orientale e con le coste dell’Africa Settentrionale attraverso i
canali di Messina e di Malta, e di prima linea sia di fronte
agli attacchi di qualsiasi entità dai berberi o dai turchi, sia
nell’ostacolare nelle comunicazioni l’unione
Parigi-Algeri-Istambul. Non meno la posizione privilegiata
dell’isola nel contesto del Mediterraneo occidentale si avvale
di Palermo, come centro amministrativo e di potere, e di Messina
come base navale. La “Squadra di Galee della Sicilia”, così
denominata la flotta delle navi di questo regno e tutte quelle
che si aggiungeranno, avrà nella difesa il suo principale
compito. “Malta, insieme con Tripoli nella costa africana,
costituiva il punto più avanzato del dominio spagnolo ed era la
parte più esposta della porta della Sicilia.” La loro cessione
ai Cavalieri di San Giovanni costituirà un ulteriore aiuto al
lato più esposto del regno spagnolo. L’importanza della Sicilia,
approfondisce l’autore, oltre alla sua posizione strategica, è
dovuta non meno all’abbondanza e ai rifornimenti di grano,
indispensabili per l’approvvigionamento della flotta navale che
avveniva attraverso i porti di Palermo e Messina. L’importanza
di questi due centri è data anche dal fatto che sono le sedi del
Capitano Generale del Mare e Vicerè di Sicilia, incarichi che
risultarono tutt’altro che incompatibili, ma complementari, in
quanto si evitava il conflitto di competenza tra l’autorità
territoriale e quella navale, secondo la normativa che stabiliva
che durante la permanenza a terra della flotta, chi aveva il
comando di essa era il rappresentante reale. Altri elementi
fondamentali in mano a colui che era contemporaneamente Generale
e Governatore, erano costituiti dall’importante industria
navale, la ricchezza agricola, la popolazione particolarmente
colta dell’isola. A questo proposito l’autore, mantenendo la sua
linea di analisi sulla strategia navale di Carlo V, si sofferma
sulla squadra di galee del regno di Sicilia, in particolare
sulla tipologia di queste navi da guerra, sui suoi armamenti,
sul suo equipaggio, sulle modalità della nomina dei capitani,
sulle differenze tra le galee di Sicilia e quelle spagnole,
sull’attrezzato arsenale di Messina. Anche attraverso questo
aspetto, conclude l’autore, che si sviluppa nel programma di
potenziamento della squadra navale, si attua la strategia di
difesa e di conservazione del regno; “la moltitudine di missioni
affidate alle Galee si compensa ampliando il numero delle
imbarcazioni”, mirate alla sorveglianza delle posizioni
strategiche del regno, di cui Malta e la Sicilia, erano gli
avamposti. |
“Charles V’s general
rule during his reign was to conserve and not to conquer. His
maritime strategy was more defensive than anything else, leaving
the initiative to his enemies, and the limited actions
undertaken consisted of counterattacks or measures for fending
off enemy offensives.” In this context, asserts the author,
Sicily took on a strategic importance for Charles V, for its
connections with the eastern Mediterranean and with the coast of
north Africa through the canals of Messina and Malta, and in the
first line against the attacks of the Berbers or Turks and in
hindering the Paris-Algiers-Istanbul communications. No less
privileged is the position of Palermo in the island, in the
context of the western Mediterranean, as administrative and
power centre, and of Messina as a naval base. The “Galley
Squadrons of Sicily”, as the naval fleet of this kingdom was
called and all those that were to be added to it, were to have
defence as their main task. “Malta, with Tripoli on the African
coast, constituted the spearhead of the Spanish dominion and was
the most exposed part of the port of Sicily.” Their cession to
the Knights of St. John constituted a further defence of the
most exposed flank of the Spanish kingdom. The importance of
Sicily, stresses the author, besides its strategic position, is
due also to the abundant supplies of grain, indispensable for
provisioning the naval fleet through the ports of Palermo and
Messina. The significance of these two centres is also based on
the fact that they were the headquarters of the Captain General
of the Sea and the Viceroy of Sicily. These were appointments
that were anything but compatible, but complementary in that
they prevented a conflict of competence between the territorial
and naval authorities, since the law stated that during the
fleet’s time on land they were under the responsibility of the
representative of the crown. Other fundamental elements in the
hand of the man who was both general and governor were the
important naval industry, the agricultural richness and the
particularly cultured population of the island. In this regard
the author, continuing with his analysis of Charles V’s naval
strategy, dwells on the galley squadron of the Kingdom of Sicily,
and in particular on the typology of these warships, their
armaments, their crews and the formalities for appointing
captains, as well as on the difference between the galleys of
Sicily and the Spanish ones and the well-equipped arsenal of
Messina. The kingdom’s strategy of defence and conservation was
also inherent in the naval squadron’s expansion programme,
concludes the author, and “the multitude of missions entrusted
to the galleys was counterbalanced by increasing the number of
vessels,” for controlling the strategic positions of the kingdom,
of which Malta and Sicily were the outposts. |