Una buona occasione sembra presentarsi dopo appena tre mesi dall’occupazione, quando in tutta l’isola scoppia violenta la rivolta della popolazione5. A determinarla erano state le angherie dei nuovi padroni e soprattutto il comportamento antireligioso della truppe. “Seguitano tutto il giorno - si legge nel citato manoscritto - le rapine e le violenze de’ soldati francesi ad onta di qualunque castigo. Alcuni si mantengono ancora nelle campagne assassinando tanti poveri cittadini. Si cerca di abolire tutte le Opere Pie, le Cappellanie (...). Hanno i francesi dato ancora mano alle rendite de’ Monasteri, de’ Conventi e della Chiesa, cercando di carpire quanto possono. I congiurati mostrano restar contenti del nuovo governo democratico, ma la maggior parte della popolazione vive dispiaciuta”6. Ancora una volta un accenno a “congiurati” che avrebbero favorito l’arrivo dei francesi e costituito un governo a loro favorevole.
  La collera monta ed il 2 settembre del 1798 in quasi tutti i villaggi e città, sia di Malta che di Gozo, si innalzano i vessilli della Santa Fede e si inizia una violenta insurrezione a sfondo popolare per molti versi simile, nelle motivazioni e nei protagonisti, a quelle che nel Novantanove sarebbero divampate in tutte le zone occupate dai francesi7. È una vera e propria insorgenza antigiacobina con chiari connotati di guerra civile. Sono soprattutto le campagne, spesso guidate dal clero che prendono le armi e costringono i francesi a ritirarsi nei forti. Ben presto ad essi restano soltanto il castello di Gozo e la Valletta dove si rinchiudono i quattromila soldati francesi rimasti a presidiare l’isola e i pochi cittadini filogiacobini.
  Gli insorti chiedono l’appoggio del Re di Napoli. All’assedio si unisce per mare la flotta di Nelson che pone il blocco e sbarca truppe che, dopo un lungo assedio, una volta arresisi i francesi, li sostituiscono all’interno dei forti dando inizio ad una presenza che sarebbe durata più di un secolo e mezzo.
  L’Ordine continua con le sue proteste diplomatiche e spera invano in una restituzione, questa volta da parte degli inglesi, che ogni giorno che passa appare sempre più improbabile. La debolezza dell’Ordine continua a manifestarsi proprio nel suo Gran Maestro.
  Hompesch, dopo l’espulsione, aveva raggiunto Trieste, verso un destino ed una vicenda personale piena di amarezze e rimpianti. Nell’Ordine pochi giustificavano la sua condotta che è subito oggetto di critiche durissime. Quando è costretto a dimettersi pochi lo rimpiangono e quasi tutti accettano l’irregolare nomina a Gran Maestro dello Zar Paolo I. In effetti il Gran Maestro Hompesch tra proteste e pressioni, soprattutto da parte dell’imperatore d’Austria, Francesco II, che pensa alla necessità di una forte alleanza con la Russia contro la Francia, è praticamente costretto a dimettersi il 6 luglio del 1799. Le sue dimissioni non ricevono l’approvazione del Pontefice e pertanto restano canonicamente nulle, ma vengono interpretate come un gesto di accettazione nei confronti dello zar Paolo I che era stato nominato il 27 settembre del 1798 Gran Maestro dai Gran Priorati russi e che veniva riconosciuto come tale da un sempre maggior numero di cavalieri e di Stati.
  Nella vicenda infatti si era affacciata la Russia che da qualche annoaveva stretto forti legami conl’Ordine, in parte per circostanze storiche, ma credo, soprattutto, per il desiderio di avere una potenza amica nel mediterraneo e forse per assicurarsi uno straordinario porto al centro del bacino, coronando in tal modo l’antico sogno di espandersi oltre lo stretto di Dardanelli.
  I legami tra la Russia e l’Ordine di Malta peraltro erano recenti ed erano sorti a seguito sia della complessa situazione internazionale che con l’ascesa di Napoleone si era determinata nello scenario internazionale, sia per le guerre napoleoniche che avevano spinto la Polonia sotto la stretta tutela russa, che per le notevoli proprietà che l’Ordine vi possedeva. In particolare nella zona che era stata annessa all’impero russo già nel 1772 si trovavano le immense proprietà della famiglia dei principi d’Ostrog, che erano state legate all’Ordine dall’ultimo rappresentante nel 1618. Ne era nato un contenzioso con i parenti che si era prolungato per un secolo e mezzo. Dalla necessità di regolarle nella nuova situazione viene fondato nel 1797 un Gran Priorato cattolico russo. Frà Cirillo Toumanoff, principale storico delle vicende melitensi in Russia, specifica che si tratta della trasformazione dell’antico Priorato di Polonia, creato nel dodicesimo secolo in connessione con il Gran Priorato di Boemia e divenuto autonomo il 14 dicembre del 1774 a seguito di un decreto del principe Ostrogski e successive ratifiche da parte della dieta polacca il 18 ottobre 1776, dal papa Pio VI il 26 settembre del 1777, e dal Gran Maestro fra Emanuele de Rohan il 17 novembre dello stesso anno8. In realtà dietro la fondazione del Gran Priorato russo c’è l’opera del Balì Giulio Litta, inviato presso la corte imperiale nel 1795 per tentare di risolvere l’ormai secolare questione.
  Quando tra il 7 giugno e il 12 giugno del 1798 si consuma l’aggressione da parte dei francesi all’isola di Malta, il Gran Priorato russo viene ad acquisire un ruolo ed un significato speciali nell’ambito della complessa vicenda internazionale. La questione non sfugge a Napoleone che durante le trattative per la resa dell’Isola sulla nave ammiraglia Orient ricorda ai plenipotenziari dell’Ordine che questo si era schierato dalla parte della Russia e che, senza nessun scrupolo, stava ammettendo nel proprio seno un gran numero di cavalieri scismatici in cambio di 72 nuove commende9.
  Napoleone tenta di giustificare la propria aggressione, ma ha capito perfettamente il meccanismo che si sta innescando tra Ordine di Malta e Impero russo e vuole allontanare il rischio che l’isola di Malta divenga una piazzaforte russa al centro del Mediterraneo. L’Ordine, che in Francia era stato abolito nel 1792 e i suoi beni incamerati dallo stato rivoluzionario, formalmente si mantiene neutrale nella contesa che divide l’Europa, ma la maggior parte dei suoi membri ha assunto una chiara posizione controrivoluzionaria.
 


[5] G. Gauci, Della presa di Malta dalla Repubblica di Francia e della susseguente ribellione dei contadini, Malta 1899.
[6] In V. Di Paola, L’Ordine dei Cavalieri di san Giovanni... cit., p. 15.
[7]
Sulla questione esistono numerosi studi in parte raccolti nella Bibliografia (pp. 209-221) nella riedizione del libro di G. Lumbroso, I Moti popolari contro i francesi, Milano 1992, curata da Oscar Sanguinetti..
[8] Frà Cyrille Toumanoff, L’Ordre de Malte et l’Empire de Russie, Roma 1979, p. 13 e ss. Il saggio era apparso nel 1967 negli “Annales” dell’Ordine, quindi nel 1968 come loro separata, quindi era stato pubblicato nel 1969 in inglese con correzioni ed aggiunte e, finalmente, con ulteriori integrazioni in questa edizione.
[9] Pierredon, Histoire politique de l’Ordre..., cit., p. 162.

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