In effetti occorre tener ben presente lo scenario in cui si svolgono questi fatti. La rivoluzione del 1789, la decapitazione del re di Francia, la politica aggressiva dei francesi, le vittorie di Napoleone, gli aspetti di una guerra che vicino ai problemi territoriali, assume sempre di più i caratteri di una guerra ideologica. Nascono schieramenti che mettono contro i francesi non solo le monarchie cattoliche, ma anche anglicani, protestanti e ortodossi in una unica alleanza. L’Ordine viene a trovarsi all’interno di questo sistema di blocchi e non può scegliere che la parte dei re cristiani.
  Nell’avvicinamento della Russia all’Ordine continua ad essere decisivo il ruolo sia del Balì Giulio Litta Visconte Arese10 che tenta di difendere gli interessi dell’Ordine, che di suo fratello Lorenzo, arcivescovo di Tebe e soprattutto nunzio apostolico a San Pietroburgo. I due fratelli si adoperano a stringere il più possibile i rapporti tra l’Impero russo e l’Ordine, ormai privo di guida, perseguitato in tutte le zone sotto il controllo francese e dei suoi alleati. Si cerca una protezione che sembra più sicura e determinata di quella austriaca sotto la quale si era messo il Gran Maestro von Hompesch. D’altro canto, come Napoleone ha compreso il rischio di una Malta sotto l’influenza russa, così lo Zar ne comprende i vantaggi e spinge verso una unione sempre più stretta non solo politica e diplomatica, ma anche istituzionale. Vorrei aggiungere che Paolo I ha un atteggiamento di sincera simpatia non solo verso l’Ordine, ma verso la chiesa cattolica e lo stesso Papa. Addirittura, quando i francesi occupano Roma e lo cacciano dalla città, attraverso Monsignor Litta gli offre di riceverlo nei suoi Stati, lasciandogli la piena libertà di esercitare la propria autorità spirituale.
  Toumanoff, con la solita lucidità e chiarezza che contraddistingue i suoi studi, delinea il concatenarsi della vicenda che porterà al vertice dell’Ordine un imperatore ortodosso e sposato che, per quanto ben disposto verso il mondo cattolico e l’Ordine di Malta, mira concretamente ai suoi scopi politici11.
  In quattro mesi, quindi, secondo una serie incalzante di passaggi giuridici ed istituzionali Paolo I riesce a farsi nominare Gran Maestro di un Ordine che anela tornare nella propria isola, anche se su una lotta non sua che aspira soprattutto ad avere un porto nel mediterraneo. Il vecchio sogno russo di superare i Dardanelli ed entrare nel bacino sembra a punto di realizzarsi ma è un sogno condiviso in quell’epoca dai francesi e fatto proprio, subito dopo, dagli inglesi.
 

 
Medaglia in bronzo del Gran Maestro Giovan Battista Tommasi coniata dalla Zecca nel 1933 e conservata nel Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana.
Al dritto: IO BAPT. TOMMASIUS SUMMUS ORD. S. IOAN HIEROSOL MAGISTER, con busto a sinistra del Gran Maestro Tommasi.
Al rovescio: DIE V ID FEBB MDCCCIII RENUNTIATUS, con stemma inquartato e coronato.


Bronze medal of a Grand Master Giovan Battista Tommasi struck by the Mint in 1933 and kept in the collection of medals of the Vatican Apostolic Library.
Obverse: IO BAPT. TOMMASIUS SUMMUS ORD. S. IOAN HIEROSOL MAGISTER, left: bust of the Grand Master Tommasi
Reverse: DIE V ID FEBB MDCCCIII RENUNTIATUS, with coat of arms quartered and crowned.

Medaglia in bronzo del Gran Maestro Giovan Battista Tommasi coniata dalla Zecca nel 1933 e conservata nel Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana
Medaglia in bronzo del Gran Maestro Giovan Battista Tommasi coniata dalla Zecca nel 1933 e conservata nel Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana

  Con la nomina a Gran Maestro, lo Zar diviene pertanto il sovrano di un’isola per il momento occupata dai suoi nemici, ma che un giorno potrebbe essere riconquistata. Il nuovo Gran Maestro ha tuttavia bisogno del riconoscimento internazionale per rafforzare la sua anomala legittimità.
  Ancora una volta giocano un ruolo determinante le vicende politiche e le alleanze che si stringono in funzione antinapoleonica. Il primo a riconoscere il nuovo Gran Maestro infatti è il cattolicissimo imperatore d’Austria e subito dopo le altre potenze europee tra le quali il Re delle due Sicilie che chiede al Gran Priorato di Messina una sua esplicita presa di posizione. Il 28 ottobre 1799 nel palazzo Gran Priorale si riuniscono deputati e membri dell’Assemblea che riconoscono “nella maniera più formale ed obbligatoria” il nuovo Gran Maestro, “...promettendo a lui solennemente quella obbedienza alla quale sono obbligati li cavalieri che lo compongono per i loro voti verso l’Eminentissimo Gran Maestro, come pure di prestargli tutto ciò che gli statuti dell’Ordine ed il dovere prescrivono riguardo al loro Capo Religioso”. Aggiungendo che il Gran Priorato di Messina, “...penetrato di riconoscenza e di ammirazione verso l’Augusto e Magnanimo Sovrano, al quale è dovuta la salvezza, il mantenimento e la restaurazione dell’Ill. predetto Ordine di San Giovanni di Gerusalemme si unisce interamente a tutti quei che hanno supplicato Sua Maestà Imperiale di tutte le Russie di accettarne il Gran Magistero...”12.
 


[10] G. Savastano, Il Balì Giulio Litta Visconti Arese (1763-1839) in “Annales de L’Ordre Souverain Militaire de Malte”, 1963 (XXI), pp. 97-101.
[11] Toumanoff, L’Ordre de Malte..., cit. p. 118.
[12]
Il documento è riportato per intero in V. Di Paola, L’Ordine di Malta..., cit., p. 16.

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