Breve fu il Gran Magistero di Paolo I che fu assassinato il 12 marzo del 1801 a seguito di una congiura di palazzo. Gli succede suo figlio Alessandro I che non pretende di essere nominato Gran Maestro ma soltanto Gran Protettore dell’Ordine, dando una chiara indicazione di responsabilità e di senso storico del problema. Lo stesso Sacro Consiglio che, peraltro, non era stato mai riconosciuto come tale, allo stesso modo che Paolo I come Gran Maestro dalla Santa Sede, condizione indispensabile per il suo funzionamento, offre, come aveva fatto Alessandro I, una gran prova di responsabilità e di senso della storia richiedendo, una elezione del successore secondo gli Statuti. Data l’impossibilità pratica di riunire una assemblea generale dell’Ordine propone che il Papa scelga il Gran Maestro tra i candidati eletti nei Gran Priorati. È importante notare che nella richiesta russa si ribadisce che i candidati devono essere cavalieri professi e cattolici. In tale prospettiva il Papa nomina Gran Maestro il Balì Ruspoli nel 1802 e, dopo il suo rifiuto, il Balì Tommasi che tra l’altro era il candidato scelto, a gran maggioranza, dagli stessi Gran Priorati russi.
  Il Balì Giovan Battista Tommasi era già stato uno dei più qualificati candidati alla successione del Gran Maestro Rohan. In realtà il periodo che avrebbe portato all’elezione di Ferdinando von Hompesch è segnato già dallo scontro tra Hompesch e Tommasi, l’uno candidato del partito tedesco, che prevarrà per l’appoggio decisivo dei cavalieri francesi, l’altro delle restanti lingue che preferivano un candidato che aveva dato prova di grandi virtù militari e che era profondamente radicato nella realtà istituzionale dell’Ordine.
  A seguito della rinuncia di Hompesch, per quanto invalida e dubbiosa, aveva ripreso forza il partito di Tommasi che appare come l’unica persona capace di riportare i cavalieri nella loro isola. Tommasi come la maggior parte dei cavalieri l’aveva dovuta abbandonare dopo la capitolazione. Si era ritirato prima a Cortona, quindi aveva raggiunto la Sicilia dove era titolare della commenda di Modica e Randazzo13.
   Pio VII, il 9 febbraio 1803, lo nomina Gran Maestro, reputandolo “degnissimo di questa amplissima dignità”14. Tommasi si trova a Messina con un gruppo di fedeli cavalieri e dignitari. Tra i primi gesti che compie v’è quello di fissare la sede dell’Ordine nella città, aprendovi il Convento e stabilendovi la residenza magistrale. Si stabilisce nel Palazzo Gran Priorale che ancora soffre i segni delle immani distruzioni del terremoto del 1783. Messina, tuttavia, sia per il prestigio che ha quale sede di un antico e glorioso Gran Priorato, che per la posizione strategica, ben si presta ad essere scelta come luogo per tentare la riconquista di Malta.
  Il Gran Maestro, il 27 giugno del 1803, convoca, nella chiesa del Gran Priorato di Messina una assemblea generale dell’Ordine che ratifica la sua elezione e presta il corrispondente giuramento, “In tal modo - commenta Pierredon - egli rimetteva nella legalità statutaria la sua designazione”. In effetti ormai l’abdicazione di Hompesch era canonicamente valida, in quanto accettata dalla Santa Sede. Inoltre verso Tommasi convergeva l’adesione di tutti i soggetti legittimati a darla: quella della Santa Sede, dei due Gran Priorati russi di cui era stato il candidato, di tutti gli altri Gran Priorati (con la sola eccezione di quelli spagnoli che dal 1802 erano stati incorporati nella corona di Spagna ed il re di Spagna si era autoproclamato Gran Maestro dell’Ordine nei propri stati), e riconosciuta dalle potenze aderenti al trattato di Amiens.
   Tuttavia la città non si presta pienamente allo svolgimento delle attività istituzionali dell’Ordine. Il palazzo priorale non era del tutto ricostruito ed era inadatto alle funzioni ed al prestigio di una istituzione che voleva decisamente recuperare l’antico splendore. In particolare all’azione diplomatica sulla quale si basavano tutte le speranze dell’Ordine. Tommasi vi rimase fino al 23 giugno del 1804, allorché decise di trasferirsi a Catania. In questa decisione probabilmente gravò anche quello che scrive in una lettera ad un suo familiare, nella quale dice di doversi allontanare da Messina per evitare un incontro, di probabile natura diplomatica, con persona che lo avrebbe messo in grave imbarazzo.
  Ma chi era il Gran Maestro Tommasi, 72esimo Gran Maestro e provvidenziale restauratore della legalità e della continuità dell’Ordine? Per definire la sua figura mi devo affidare innanzitutto agli studi del compianto Guido Tommasi, suo discendente e autore di una recente mostra presentata al castello di Magione, proprio sul suo illustre avo15.
  Tommasi nasce a Cortona, in provincia di Arezzo il 6 ottobre del 1731, in seno ad una famiglia patrizia della città i cui membri erano soliti militare sia nell’Ordine di Santo Stefano, come il padre Annibale, sia nell’Ordine di Malta come gli zii il Balì fra’ Bartolomeo e il Commendatore fra’ Luca che risiedevano a Malta. Presso di loro, e come paggio del Gran Maestro Pinto de Fonseca, nel 1745, Giovan Battista si reca a Malta. Nel 1749 prende parte alla sua prima Caravana, redigendo anche il primo dei suoi quarantanove giornali di bordo che costituiscono una straordinaria testimonianza delle campagne per mare che l’Ordine compie nella seconda metà del Settecento, fino al bombardamento di Algeri del 1784 al quale la squadra maltese partecipa ormai al comando dello stesso Giovan Battista Tommasi che la guida con il grado di Luogotenente Generale delle armi in mare.

 


[13] G. Tommasi Aliotti, Il Gran Maestro Tommasi e l’Ordine di Malta a Cortona, Perugia 1995,
pp. 71-73.

[14] C. Marullo di Condojanni, La Sicilia ed il Sovrano militare Ordine di Malta, Messina 1953, p. 190. Si veda anche l’intera Bolla di nomina (pp. 189-191) e l’intero capitolo (L’Ordine in Sicilia dal 1804 al 1826) nelle pp. seguenti.
[15]
G. Tommasi Aliotti, Il Gran Maestro Tommasi..., cit.

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