Negli anni che precedono l’invasione francese, Tommasi è uno dei più alti dignitari dell’Ordine e diviene, nel 1797, uno tra i più seri candidati alla successione di Rohan, dovendo soccombere di fronte ad Hompesch. In una lettera ai familiari si lamenta che, nella scelta di molti cavalieri francesi, avevano giocato interessi non del tutto leciti16.
  Il nuovo Gran Maestro dovette confrontarsi soprattutto con gli inglesi e tutta la sua azione diplomatica fu tesa all’intento di recuperare Malta o di trovare una soluzione alternativa. Durante un certo periodo di tempo si parlò anche della possibilità di un protettorato da parte dell’Ordine delle isole joniche strappate dai francesi ai veneziani e recuperate dagli anglo-turchi. Ma anche questa ipotesi presto sfumò.
  La battaglia diplomatica e politica per Malta venne combattuta da parte inglese dal Capitano Alessandro Baal che di fatto governava l’isola e il commendatore Fra’ Nicola Buzi ministro plenipotenziario del Gran Maestro che doveva tentare di rendere effettivo l’art. 10 del trattato di Amiens che prevedeva la restituzione dell’isola ai legittimi titolari. Il capitano Baal fece di tutto prima per rallentare e poi impedire la consegna dell’isola. Addusse che il trattato di Amiens per divenire pienamente effettivo doveva essere ratificato anche dalla Russia e dalla Prussia, questione che avrebbe allungato terribilmente i tempi e con il rapido evolversi della politica internazionale reso alla fine inefficace lo stesso trattato. Inoltre si continuava a fomentare l’ostilità degli abitanti nei confronti dell’Ordine. L’azione di discredito e la creazione di una leggenda nera si era già iniziata ai tempi dell’invasione francese e continuava ora anche sotto gli inglesi. I due occupanti avevano lo stesso interesse ad impedire il ritorno dell’Ordine ed utilizzeranno, in tempi diversi, l’arma della propaganda per aizzare la popolazione contro i cavalieri. Se nel primo caso l’azione era stata più virulenta essendosi connotata anche di sfumature ideologiche e rivoluzionarie, ma era inciampata nella grossolana azione anticlericale dei giacobini che avevano determinato la reazione sanfedista, nel secondo caso gli inglesi fanno intravedere maggiori vantaggi, assicurano i diritti della Chiesa e soprattutto prendono tempo. Personalmente credo che non abbia giovato al ritorno dell’Ordine la parentesi russa. Era ben evidente che un Gran Maestro russo o un Ordine posto sotto la stretta tutela dello zar, avrebbe portato la flotta russa nel porto della Valletta e questo con ogni evidenza non piaceva a nessuno. L’Ordine d’altra parte non aveva forze sufficienti per tentare da solo la riconquista dell’isola.
  Il Gran Maestro Tommasi progetta addirittura uno sbarco. In una lettera al fratello Rutilio del 12 maggio 1803 dice di avere la disponibilità di una fregata e di una corvetta di Sua Maestà siciliana delle quali - aggiunge - “... non ne approfitterò che a suo tempo, ma anche avrò bastimenti da guerra d’altre potenze per scortarmi, avrò pure truppe a mia disposizione, tutto ciò mi fa vivere tranquillo ed aspettare con pazienza il tempo del mio passaggio a Malta”17.
  Il tempo tuttavia gioca a favore degli inglesi. Napoleone continua ad essere un pericolo e non si vuole infrangere la solidità delle varie coalizioni antinapoleoniche per il problema di Malta che viene rinviato. Gli inglesi d’altro canto comprendono sempre di più i vantaggi politici e strategici della loro presenza a la Valletta.
  Tommasi al termine dell’estate si trasferisce a Catania dove si stabilisce nel palazzo Paternò Castello di Carcaci, dove un po’ alla volta lo raggiunge tutto il suo seguito composto da una sessantina di persone e insieme ad essi la cancelleria e gli archivi dell’Ordine. Tra le cause che lo spingono a cambiare la residenza Gran Magistrale, si lascia intravedere in una lettera a suo fratello Rutilio, come si è detto, la necessità di evitare una visita inopportuna, certamente di carattere diplomatico, che lo avrebbe messo in grave difficoltà18.
  Nel 1804 la situazione continua ad essere dominata dallo scenario politico internazionale e lo sarà sempre di più fino alla sconfitta di Napoleone e il nuovo assetto internazionale che ne scaturisce. Nel 1814, con il trattato di Parigi, la situazione si è ormai consolidata a favore degli inglesi e Malta entra a far parte dell’impero britannico.
  Tommasi muore a Catania il 13 giugno del 1805 e verrà seppellito nella cattedrale con il dovuto decoro. Per comprendere l’animo di colui che non riuscirà a riportare l’Ordine a Malta, ma che sarà decisivo per salvarne e consolidarne la continuità vorrei concludere con la lettura del Chirografo Magistrale con il quale il 27 giugno del 1803, proprio qui a Messina, indica le ragioni della sua accettazione e le coordinate della sua futura azione:
  “O Voi dilettissimi Fratelli Anziani che meco uniti componete il Sacro Consiglio dell’Ordine rammentate in ogni vostra deliberazione i doveri ai quali vi astringe il giuramento or ora prestato in mano mia e alla presenza di quel Dio, che tutto vede, tutto pesa, premia e punisce. Voi siete quelli ai quali è toccato la bella sorte di rinodare i Sacri legami della Nostra Istituzione, legami che dalla Religione e dall’Onore soltanto acquistar possono una durevole solidità. Questi Legami sono l’intero oblio dell’interesse personale ed il fermo pensiero al pubblico interesse; distruttore è il primo e il secondo sostegno di ogni Società: sono l’Ubbidienza ai Statuti, l’Inviolabilità delle Leggi, l’Armonia fra Noi, la Rettitudine, il Coraggio e la Costanza. Convinto di trovare in tutti Voi questi Nobili Sentimenti che devono riacquistarci il perduto lustro, secondare le benefiche mire de’ governi già dichiarati a favor Nostro ed ottenerci la protezione delle Potenze tutte.
  Viviamo nella dolce speranza di futura gloria”19.
  “La bella sorte” di servire l’Ordine di cui parla il Gran Maestro Tommasi è quella che ha permesso all’Ordine di San Giovanni di continuare la sua storia, di recuperare il suo prestigio internazionale, se non la sua isola, di svolgere le funzioni istituzionali in tutto il mondo ed è “la bella sorte” che oggi ci riunisce qui.


[16] Ibidem, p. 72: “Contrariamente a quanto molti riferiscono e cioè che l’elezione del nuovo Gran Maestro fosse da attribuire esclusivamente alla sua nazionalità tedesca allo scopo di suscitare l’intervento a favore dell’Ordine, in una lettera del 20 luglio 1797, scritta al fratello Rutilio, già comandante militare del Porto di Livorno, il Balì Giovan Battista Tommasi, di solito riservatissimo con i familiari nelle questioni politiche, fece chiaramente intendere, per ben due volte, che l’elezione di Hompesch fosse da attribuire alla miseria francese che ha preferito il denaro”.
[17] Ibidem, p. 74.
[18]
Ibidem. La lettera è particolarmente importante per comprendere le intenzioni del Gran Maestro: “A Dio piaccia che alla fine terminino queste calamità che affliggono tutta l’Europa; accertatevi che in questi tempi ne soffro una gran porzione, e se non avessi il temperamento e il sangue freddo che ho, fino ad ora avrei dato di volta il cervello, ma siccome fin dal primo giorno che fui assunto al Magistero previdi che per me la quiete e la pace dell’animo era terminata, fin d’allora mi determinai ad armarmi di Pazienza, Prudenza e Costanza e ad aspettare tutte le contrarietà e dispiaceri possibili, e con questo metodo mi sono regolato e mi regolo e mi regolerò fino alla fine.
Se mai Dio mi farà la Grazia di poter rimettere la mia Religione nella sua Sede con quel decoro che ad essa compete mi stimerò molto fortunato e largamente ricompensato de’ miei travagli e terminati li miei giorni con la Gloria d’aver riabilitato l’Ordine”.
[19] Ibidem, p. 74.

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