Sintesi /Abstract

La perdita di Malta e l’importante figura del Gran Maestro Tommasi eletto a Messina nel 1803 sono storicamente intrecciate in un indissolubile quanto positivo sviluppo. Così l’autore affronta l’analisi di uno dei periodi più travagliati, ma costruttivi, dell’Ordine.
Dall’incredibile serie di errori, confusione, tradimenti, debolezze, che portarono alla caduta dell’inespugnabile Malta ad opera di Napoleone, alle mire strategiche dello zar Paolo I alla violenta rivolta della popolazione maltese con connotati di guerra civile sfociata nello sbarco delle truppe inglesi della flotta di Nelson che si installeranno nell’isola per oltre un secolo e mezzo, la figura del Balì Giovan Battista Tommasi si erge con la sua azione diplomatica, incisiva e delicata, i cui risultati sono pervenuti e sono presenti a distanza di due secoli.
Candidato alla successione del Gran Maestro de Rohan per aver dato prova di grandi virtù militari e perchè profondamente radicato nella realtà istituzionale dell’Ordine, gli fu preferito von Hompesch. Tommasi, nato a Cortona nel 1731 entra a far parte dell’Ordine nel 1745, e già nel 1749 prende parte alla sua prima Caravana compiendo numerose campagne fino al bombardamento di Algeri del 1784, al comando della squadra navale dell’Ordine. Negli anni che precedono l’invasione francese Tommasi è uno dei più alti dignitari dell’Ordine.
Diviene il settantaduesimo Gran Maestro a seguito dell’abdicazione canonicamente valida di von Hompesch. Nel 1803 convoca nella Chiesa del Gran Priorato di Messina un’assemblea generale dell’Ordine che ratifica la sua elezione. Tra i primi gesti che compie vi è quello di fissare la sede dell’Ordine a Messina, aprendovi il convento e stabilendovi la residenza Magistrale.
Definito dall’autore a buona ragione, “provvidenziale restauratore della legalità e della continuità dell’Ordine, il Gran Maestro Tommasi non aveva mai abbandonato le mire per un ritorno dei cavalieri di San Giovanni a Malta; ne era stata indicativa la scelta di Messina e del suo glorioso Gran Priorato per la posizione strategica che ben si prestava per tentare la riconquista dell’isola. Egli dovette confrontarsi con gli interessi dei francesi e degli inglesi, con la strategia espansionistica dello zar di Russia, protettore dell’Ordine, e tutta a sua azione diplomatica fu orientata al recupero di Malta o a trovare una valida soluzione alternativa. Durante un certo periodo di tempo si parlò anche della possibilità di un protettorato da parte dell’Ordine delle isole joniche strappate dai francesi ai veneziani e recuperate dagli anglo-turchi. Ma anche questa ipotesi presto sfumò”. Egli appena eletto, lo si desume da una lettera al fratello, progetta addirittura uno sbarco nell’isola.
Si trasferì a Catania dove morì nel 1805. Tra le cause di questo trasferimento “la necessità di evitare una visita inopportuna, certamente di carattere diplomatico, che lo avrebbe messo in grave difficoltà”. L’autore conclude citando il Chirografo Magistrale del 1803 nel quale, proprio a Messina Tommasi indica le ragioni della sua accettazione alla dignità di Gran Maestro e le coordinate della sua futura azione mirate a salvare e consolidare la continuità dell’Ordine di San Giovanni. La “bella sorte” di servire l’Ordine, indicata da Tommasi, sottolinea l’autore, è quella che ha permesso all’Ordine di San Giovanni di continuare la sua storia, di recuperare il suo prestigio internazionale, se non la sua isola, e di svolgere le funzioni istituzionali in tutto il mondo”.

 

The loss of Malta and the important figure of Grand Master Tommasi elected in Messina in 1803 are historically interwoven in an indissoluble and as positive evolution. Thus the author begins his analysis of one of the Order’s most troubled but constructive periods.
Bailiff Giovan Battista Tommasi, with his incisive and delicate diplomatic action, stands out from the incredible series of errors, confusion, betrayals and weaknesses that led to the fall of the impregnable Malta to Napoleon, to the strategic aims of Czar Paul I and the violent revolt of the Maltese population which led to the landing of the British sailors Nelson’s fleet (who then installed themselves on the island for over a century and a half). The results of this action two centuries ago are still felt now.
Tommasi was an aspirant successor to Grand Master de Rohan because of his great military virtues and because profoundly rooted in the Order’s institutional life, but von Hompesch was chosen instead. Tommasi was born in Cortona in 1731 and entered the Order in 1745; already in 1749 he took part in his first caravan, carrying out numerous campaigns up to the bombardment of Algiers in 1784, in command of the Order’s naval fleet. In the years preceding the French invasion, Tommasi was one of the highest dignitaries of the Order.
He became the seventy-second Grand Master following the canonically valid abdication of von Hompesch. In 1803 he convened a general assembly of the Order in the church of the Grand Priory of Messina that confirmed his election. Among the first things he did was to institute the seat of the Order in Messina, opening the convent there and establishing the Grand Master’s residence in it.
Defined by the author, and with good reason, “as providential restorer of the Order’s legality and continuity”, Grand Master Tommasi never abandoned his aims for the return of the Knights of St. John to Malta; the choice of Messina and its glorious Grand Priory was indicative for attempting to regain the island because of its strategic position. He had to fight against the interests of the French and the British and the expansionist strategy of the Czar of Russia, protector of the Order, and all his diplomatic action was aimed at returning to Malta or finding a valid alternative. For a certain time there was the idea of creating a protectorate of the Order on the Ionian islands, wrested from the Venetians by the French and recovered by the Anglo-Turks. But this plan soon came to nothing. As demonstrated by a letter to his brother, as soon as he was elected Tommasi was planning a landing on the island.
He moved to Catania where he died in 1805. One of the reasons for this move was “the need to avoid an inopportune visit, certainly of a diplomatic nature, that would have created great problems for him.”
The author concludes by quoting the Magistral Chirograph of 1803 written in Messina in which Tommasi indicates the reason for his acceptance of the dignity of Grand Master and the coordinates of his future action for preserving and consolidating the continuity of the Order of St. John. Tommasi’s “great fortune (as he called it) in serving the Order, the author points out, enabled the Order of St. John to continue in its history, to recover its international prestige, if not its island, and to perform its institutional functions worldwide.”

 
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