Gli usi linguistici in Sicilia e a Malta
I Cavalieri e la lingua maltese:
la promozione scientifica e la formazione
della varietà standard

 

GIUSEPPE BRINCAT
Università di Malta

noto che gli scrittori greci e romani non mostrarono nessun interesse alle lingue che erano parlate dalle tante popolazioni con le quali vennero in contatto, e che coltivavano soltanto il greco e il latino. La stessa tendenza continuò per gran parte del Medioevo poiché in Europa si riteneva degno di studio soltanto il latino, l’unica lingua che vantava una letteratura di prestigio e dettagliate descrizioni grammaticali. Dopo il Mille iniziò l’avanzata delle lingue locali che, con la nuova organizzazione politica delle monarchie, basata sull’ampliamento del loro territorio, fece sentire la nuova esigenza delle lingue nazionali. Il Quattrocento vide allargarsi l’orizzonte linguistico, prima con la caduta di Costantinopoli che risvegliò l’interesse degli

Nuovo Testamento. Vangeli. Secolo XII. Codice redatto in elegante e lussuosa scrittura minuscola carolina, rivela soprattutto nelle figure umane un forte influsso bizantino. Secondo alcuni studiosi il manoscritto sarebbe da assegnare ad uno scrittore dell’Italia meridionale. In ogni caso il codice è frutto di un ambiente culturalmente aduso a stretti legami con il mondo bizantino e ad apprezzabili innesti occidentali (Morello. Memorie Melitensi. Biblioteca Apostolica Vati-cana).

New Testament. Gospels. 12th century. Codex in elegant and luxurious Caroline minuscule script, showing a strong Byzantine influence especially in the human figures. According to some experts the manuscript originates from southern Italy. In any event the codex comes from an environment with strong cultural links with the Byzantine world and noticeable western elements. (Morello. Memorie Melitensi. Vatican Apostolic Library)..

Nuovo Testamento. Vangeli. Secolo XII

Umanisti al greco, e poi con i grandi viaggi di esplorazione che portarono missionari, militari e amministratori europei in contatto con lingue sconosciute. Il Rinascimento diede inizio a quella che il linguista inglese Firth chiamò la riscoperta di Babele, e la curiosità degli eruditi ispirò un autentico movimento collezionista che cercava campioni di un numero sempre maggiore di lingue vicine e lontane, sotto la forma di versioni del Pater noster, di parabole o di semplici liste di parole comuni. Il collezionismo linguistico andò avanti fino ai primi decenni dell’Ottocento e l’ingente materiale disponibile permise alla disciplina linguistica di uscire dal dominio della filosofia per diventare scientifica con il movimento storico-comparativo.
  Una delle tappe più significative del movimento collezionista fu la pubblicazione del Thesaurus Polyglottus di Hieronymus Megiser nel 1603. Comprendeva campioni di ben 400 lingue e dialetti, fra cui il maltese, al quale dedicò l’autore, nel 1606, una monografia intitolata Propugnaculum Europae. Megiser aveva visitato l’isola nel 1588, sulla scia della notorietà conferitale dall’eroica resistenza ai Turchi durante l’assedio del 1565, come indica chiaramente il titolo latino. Grazie al movimento continuo di membri dell’Ordine che dalle varie regioni europee convergevano a Malta e dopo qualche anno tornarono a casa, delle nostre isole si parlava spesso (come attesta la pubblicazione di un’infinita serie di relazioni di battaglie navali e di profili di cavalieri eroici; cfr. Freller 1999: 65-68), tanto che per oltre due secoli attirarono una serie di viaggiatori, molti dei quali pubblicarono, come si usava allora, il racconto dei loro viaggi. Alcuni, come Megiser, s’interessarono anche alla lingua maltese per motivi scientifici. Cavalieri e viaggiatori crearono un ambiente culturale vivace e aggiornato al quale partecipavano anche gli isolani. Infatti il primo studioso maltese che si occupò della lingua locale era legato all’Ordine: Fra Gian Francesco Abela occupò uffici importanti, era Commendatore e divenne perfino Vicecancelliere della Sacra ed Eminentissima Religione Gierosolimitana, come si qualifica sul frontespizio della sua Descrittione di Malta isola nel mare siciliano stampata nel 1647. Abela diede spiegazioni storiche della lingua secondo principi di cui alcuni restano validi anche oggi, benché applicasse anche altri che sono ormai superati. Nel 1672 fu scritto il secondo più antico componimento poetico in maltese che ci è pervenuto, ben duecento anni dopo la Cantilena di Pietro Caxaro composta verso il 1470. Anche questo è sorto nell’ambiente dell’Ordine perché consiste di quattro quartine in lode del Gran Maestro Cotoner composte da Giovan Francesco Bonamico, che era un medico impiegato alla Sacra Infermeria.
  L’interesse di alcuni membri dell’Ordine alla parlata maltese non si poneva soltanto fini accademici. Un altro studioso locale, il Canonico Gian Francesco Agius De Soldanis, anche lui legato all’Ordine poiché fu il primo bibliotecario della Biblioteca Publica, fondata dal Balì Louis Guerin de Tencin nel 1763 a Valletta (oggi la Biblioteca Nazionale di Malta), produsse una grammatica della lingua maltese che fu pubblicata a Roma nel 1750. Nell’introduzione rivelò che la scrisse anche per soddisfare le richieste di alcuni cavalieri che desideravano imparare la lingua locale, e infatti ne menziona alcuni: “il Signor Cavaliere Fra Luca D’Argens, attual Commissario della Sanità; il Signor Cavaliere Deguast Juniore, attual Commissario della Casa della Carità delle Floriane; il Signor Cavaliere Giuseppe Turgot Parigino; il Signor Cavalier Laberiviere; il Signor Cavalier Vittorio Belmont; perché tutti letterati, la bramano più di tutti” (1750: 61-62). Nomina anche molti forestieri che erano capaci di parlare il maltese molto bene (62-63).

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