Le strutture
La Sicilia fu una provincia della Lingua d’Italia dell’Ordine di
San Giovanni. In realtà la formazione delle strutture
amministrative interne dell’Ordine si ebbe solo nel corso del
Duecento quando il priore di San Giovan Battista di Messina
divenne ufficialmente il superiore di tutti gli Ospedalieri di
Sicilia. Trattandosi della prima grande città siciliana dove i
cavalieri furono presenti e di uno dei principali porti delle
Crociate, è logico che Messina divenisse il centro dell’Ordine,
ma è pur vero che soltanto durante l’epoca angioina comparve il
titolo di “gran priore di Messina” ed il primo a portarlo fu
Jacques de Taxi.
Il centro dell’Ordine fu quindi l’Ospedale di San Giovanni
Battista di Messina, un grande complesso ecclesiastico di cui
abbiamo notizie sin dall’inizio del settimo decennio del XII
secolo. Si trattava di una chiesa fuori le mura, nella zona
settentrionale della città. Dal 1266 si parla di Borgo San
Giovanni di Messina, formato dalle case e dai terreni degli
Ospedalieri intorno alla chiesa26.
In seguito, numerosi sono i documenti che parlano delle case
possedute dall’Ordine nell’Urbs Nova di Messina e nell’area
messinese, prima di tutto nella Fiumara di San Filippo e nella
zona del Faro.
Al suo interno, la provincia siciliana si divideva in
precettorie, unità amministrative affidate agli ufficiali
dell’Ordine; tra le precettorie, alcune erano permanenti e altre
provvisorie. Dopo Messina, il centro più importante era Lentini;
dall’ultimo quarto del Trecento in poi, Lentini venne poi
sostituita da Catania. Verso la fine del XIII secolo, i
cavalieri instaurarono una precettoria a Polizzi, un centro
economico importante. La stessa evoluzione ebbe luogo a Corleone
ed a Gangi, ma i possedimenti locali dell’Ordine erano troppo
piccoli per consentire l’assegnazione di un ufficiale
permanente. Intorno alla fine del Trecento, sorsero una serie di
precettorie dove i cavalieri possedevano ben poco: Agrigento,
Patti e Gela. In questi luoghi la presenza dell’Ordine era solo
simbolica e le precettorie erano destinate più a creare dei
possedimenti che a gestirli. Infine, nel corso del Quattrocento,
proliferarono precettorie degli Ospedalieri di breve durata in
tutta la Sicilia, per accrescere i loro beni nei territori di
Piazza Armerina, Mazzara, Marsala, Modica, Caltagirone, Randazzo,
Nicosia e Taormina.
Una questione importante è quella del ruolo di Siracusa e di
Palermo nelle strutture dell’Ordine. A Siracusa i cavalieri
possedevano l’Ospedale di San Rainerio che però rimase un
semplice centro economico e non divenne precettoria se non nel
Quattrocento. A Palermo, San Giovanni alla Guilla, un complesso
di edifici, terreni e giardini sul fiume Papireto, era certo uno
dei possedimenti più ricchi dei cavalieri, ma ancora nel 1375
non costituiva una precettoria e dipendeva direttamente dal Gran
Priore27.
Per molto tempo, dunque, le strutture dell’Ordine di San
Giovanni non andavano oltre Polizzi nella Sicilia occidentale.
Questo fatto si spiega con l’esiguità del numero dei cavalieri
che rendeva impossibile fornire gli ufficiali per gestire tutti
i diversi gruppi di possedimenti; di conseguenza, si provvedeva
affidandoli ai cosidetti procuratori siciliani degli
Ospedalieri. Solo nel Quattrocento, il numero dei cavalieri e
quindi anche delle precettorie aumentò grazie anche al confluire
di nobili siciliani nell’Ordine.
I feudi
A parte Schettino, ottenuto nel 1404, l’Ordine di San Giovanni
acquisì i suoi feudi tra il 1197 e il 1212: due di essi, Milici
e Mesofletu, si trovano nella zona di Milazzo e Castroreale28;
Castanèa è situata vicino a Messina29
e Schettino al confine fra i territori di Paternò e di Santa
Maria di Licodia30. Si
trattava di domini vastissimi, soprattutto Milici; presso questo
feudo, i cavalieri crearono, nella seconda metà del
Quattrocento, anche una tonnara, estendendo i loro possedimenti
quindi fino alla costa. Alla fine del Medioevo, la zona di
Rodì-Milici acquistava la sua vera importanza nelle strutture
dell’Ordine e le attività dei cavalieri lasciarono la loro
traccia sul territorio siciliano.
Inoltre, l’Ordine possedeva una serie di altri territori più
piccoli, Baccarato vicino Aidone e Santa Maria del Tempio fra
Aidone e Caltagirone, e tre possedimenti nella Sicilia
occidentale: Ragartisi, presso Birgi Vecchio31,
il feudo dei Cellarii, nel territorio di Sciacca, ed il terreno
di Mandrarossa, presso Marsala. I terreni della Sicilia
occidentale venivano dati in affitto alla popolazione locale e
la loro importanza economica era limitata. Sembra che
l’insediamento dei cavalieri nelle città costiere di Trapani,
Marsala e Mazzara abbia avuto luogo solo più tardi.
Le chiese
Le chiese dell’Ordine di San Giovanni in Sicilia32
costituivano dei veri e propri centri del suo patrimonio. Nella
maggior parte dei casi si trattava di piccole chiese urbane,
spesso dedicate a San Giovanni Battista, periodicamente
abbandonate e poi riprese. Conosciamo anche dei monasteri che si
trovarono sotto il patronato dei cavalieri durante la seconda
metà del Trecento: Santa Maria Maddalena d’Agrigento e San
Giorgio di Gratteri.
Ruolo particolare era ricoperto dagli ospedali dell’Ordine: San
Giovanni Battista di Messina e San Rainerio di Siracusa, ma solo
a Messina l’attività assistenziale è documentata33,
obbedendo alle tradizioni dell’Ordine di San Giovanni,
precursore della medicina dell’epoca. Del resto, gli ospedali
servivano per alloggiare i crociati in attesa dell’imbarco per
la Terra Santa e per gestire attività economiche.
Conclusioni
L’Ordine di San Giovanni
di Gerusalemme era indubbiamente una delle potenze economiche
più importanti della Sicilia medioevale. Vastissimi possedimenti
rurali, acquistati all’inizio del Duecento, e una serie di
chiese locali garantivano ai cavalieri una totale autonomia.
Creata all’origine come base economica della Terra Santa, la
provincia siciliana dell’Ordine diveniva, una volta messi a
frutto i suoi beni, una potenza di per se stessa. La Sicilia fu
al centro della geografia medioevale dell’Ordine e rappresentò
sempre un paese “su cui contare”. Inoltre le tracce delle
attività dei cavalieri sono ancora ben visibili sul territorio
siciliano: basta pensare allo sviluppo di Messina, a Rodì,
Milici e Castroreale, ovvero alla zona di Aidone dove il
patrimonio dell’Ordine influenzò e incrementò l’economia
siciliana. |
[26] L’8 gennaio 1266,
Carlo d’Angiò ordinò la restituzione del Burgum Sancti
Johannis agli Ospedalieri che egli era stato tolto da
Federico II, Corrado e Manfredi: BCP, Qq H 12, f. 127 e BCP,
Qq H 12, f. 127-129.
[27] Vedi Fodale, San
Giovanni in Sicilia (come n. 1), p. 368.
[28] Istituto Geografico Militare, Carta
d’Italia alla scala di 1:25.000, 4a edizione, 1971, 253 II
BARCELLONA POZZO DI GOTTO; 253 III NE FURNARI; S. Germano,
Rodì e Milici. Origini e vicende dell’autonomia comunale
(1885-1944), Firenze 1987.
[29] Istituto Geografico
Militare, Carta d’Italia... (come n. 28), 254 IV NO CASTANEA
DELLE FURIE; Touring Club Italiano, Guida d’Italia: Sicilia,
Milano 1966 (6a ed.), p. 886-887.
[30] Istituto Geografico
Militare, Carta d’Italia... (come n. 28),269 I NE ADRANO .
[31] IIstituto Geografico
Militare, Carta d’Italia... (come n. 28), 257 IV SO BIRGI
NOVO.
[32] Le chiese medievali
dell’Ordine di San Giovanni in Sicilia sono: Santa Maria
d’Agira, San Giovanni Battista di Caltagirone (chiesa
templare di Santa Maria preesistente), “chiesa in rovina” a
Catania, San Giovanni Battista di Corleone, San Leonardo
d’Isnello, San Tommaso di Lentini, San Giovan Battista di
Messina, San Michele di Messina, San Giovanni Battista di
Nicosia, San Giovanni Battista “alla Guilla” di Palermo, San
Giovanni Battista di Polizzi, San Rainerio di Siracusa,
Santa Maria di Baccarato.
[33] Nel 1277 vi troviamo
un infirmerius degli Ospedalieri: BCP, Qq H 12, f. 140-142..
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