LE RACCOLTE IN ESPOSIZIONE
Monetazione
La monetazione dell'Ordine di Malta inizia subito dopo la conquista dell'isola di Rodi, avvenuta nel 1318. Le prime monete conosciute sono infatti dei pezzi d'argento battuti intorno al 1310, durante il governo del Gran Maestro Folco de Villaret (1305-1319). Sono Grossi di circa 4 grammi, chiamati anche Gigliati per presenza dei gigli di Francia nell'ornato del rovescio.
Con il Gran Maestro Deodato de Gozon (1346-1353), compare lo zecchino, la prima moneta d'oro dell'Ordine. Ma in tutti questi casi non ci troviamo di fronte a monete originali, bensì ad imitazioni di monete di altri Stati, come la Francia, per i pezzi d'argento, e Venezia per quelli d'oro.
Soltanto verso il 1500, con il Gran Maestro Pietro d'Aubusson (1476-1503), la monetazione dell'Ordine comincia ad assumere, anche se senza troppo rumore, caratteristiche sue proprie con un bel pezzo d'argento di circa 13 grammi, che presenta su un lato S. Giovanni Battista e sull'altro lo stemma con la croce dell'Ordine e con le insegne del Gran Maestro. Il successivo Gran Maestro Emerico d'Amboise (1503-1512) conia un doppio ducato d'oro, che presenta al dritto lo stemma dell'Ordine e al rovescio l'Agnello Pasquale. Ma la coniazione dello zecchino di tipo veneziano continua e non sarà abbandonata se non durante il governo del Gran Maestro Gregorio Carafa (1680-1690), quando verrà adottato un nuovo modello in cui la figura del Salvatore in un'aureola di stelle sarà sostituita da uno scudo quadripartito recante nel primo e nel terzo quarto le armi dell'Ordine, nel secondo e nel quarto quelle del Gran Maestro.
Nel frattempo, continue sono le innovazioni, oltre a quelle a cui già abbiamo accennato, che i Gran Maestri, dai primi anni del 1500 in poi, cercano di apportare alla monetazione dell'Ordine per accrescerne la qualità ed il prestigio.
Così, se Giovanni de Homedes (1536-1553) introduce la data sui pezzi d'argento, Giovanni de la Vallette (1557-1568) crea la bella moneta d'argento da quattro tarì, che reca al dritto lo stemma dell'Ordine e al rovescio la testa di S. Giovanni Battista sul piatto. Alofio de Wignacourt (1601-1622) introduce i segni del valore sulle monete d'argento, mentre Adriano Wignacourt (1690-1697) batte per primo pezzi da quattro zecchino d'oro di notevole fattura. Con Raimondo Perellos (1697-1720), che emette superbi pezzi da dieci zecchini, riprende l'uso di effigiare il busto del Gran Maestro sulle monete, uso che, introdotto già da Filippo Villiers de l'Isle Adam (1521-1534), non aveva avuto per il momento alcun seguito. E il successore di RaimondoPerellos, ilGranMaestro Marcantonio Zondadari (1720-1722) sostituisce il suo busto alla testa di S. Giovanni Battista anche sul pezzo d'argento da quattro tarì, mentre tutta la monetazione d'argento in generale segna un decisivo progresso sia per la bellezza decorativa, sia per l'accurata esecuzione.
Ma é con la profonda riforma del Gran Maestro Manuel de Vilhena (1722-1736) che la monetazione dell'Ordine raggiunge una raffinatezza nell'esecuzione forse non più superata, e comincia ad assumere veramente caratteristiche sue proprie. A questa grande personalità si deve, infatti, l'emissione di due splendidi pezzi, lo scudo d'argento e il suo multiplo da due scudi, corrispondenti rispettivamente a dodici e ventiquattro tarì. Egli fece battere anche pezzi da venti zecchini, ma data la loro estrema rarità, e dubbio se questi circolassero come normali monete e se non fossero, piuttosto, coniati per essere dei doni. 
Emauele Pinto (1741-1773) opera un nuovo cambiamento nella monetazione aurea, battendo pezzi da venti, dieci e cinque scudi. A lui si deve anche l'emissione delle monete d'argento da trenta e quindici tarì, che presentano al rovescio S. Giovanni Battista coperte di pelli, con vessillo nella destra e la sinistra protesta su un agnello coricato ai suoi piedi.
Anche la moneta di bronzo, naturalmente, é sempre presente nel sistema monetario dell'Ordine, sebbene i pezzi in questo metallo non raggiungano mai la perfezione artistica di quelli in oro e in argento. Abbiamo, così, monete di vari nominali, che vanno, in una prima fase, dal pezzo da quattro tarì al picciolo; in seguito il picciolo viene abolito e, mentre la moneta di bronzo di più alto valore diviene il tarì, quella più piccola risulta il grano.
Durante il governo del Gran Maestro Ferdinando de Hompesch (1797-1799), la perdita da parte dei Cavalieri dell'isola di Malta nel 1798, determina anche la fine della monetazione dell'Ordine. Solo nel 1961 il Sovrano Militare Ordine di Malta riprenderà a battere moneta; ma ormai questa é storia dei nostri giorni
 
Giancarlo Altieri
Per gentile concessione della Biblioteca Vaticana, tratto dalla pubblicazione "Memorie Melitensi".

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