L'assalto generale fissato per la mattina del 16 giugno, si protrae per sette ore. Migliaia di giannizzeri tentano di sopraffare un pugno di uomini che si oppone alla loro furia ma per due volte i Cavalieri respingono gli awersari che, costretti a ripiegare, lasciano sul terreno piú di mille morti. Anche i Giovanniti sono peró allo stremo.

Altre giornate di cannoneggiamenti e il 22 giugno il nemico prova di nuovo. Nel disperato tentativo di raggiungere la sommitá delle mura, i turchi impiegano centinaia di scale lungo le quali si arrampicano sospinti dall'assordante rullio dei tamburi e dalle incitazioni dei loro capi.

Ma anche se torturati dal caldo, dalla sete e dalle ferite, i difensori riescono a ricacciare indietro i nemici, investendoli con una valanga di pietre e di fuoco. «Non ci sono piú munizioni e non c'é Giovannita che non sia ferito» racconta un soldato che riesce a raggiungere il Gran Maestro, attraversando a nuoto un braccio di mare.

Il 23 giugno, vigilia di San Giovanni, Patrono dell'Ordine, é il giorno per lanciare una nuova offensiva. I pochi Gerosolimitani superstiti si confessano l'un l'altro e si comunicano. Conoscono la propria sorte: nessuno potrá accorrere in loro aiuto ed é inutile sperare nella pietá del nemico.

L'ultimo duello avviene sulla soglia della cappella. Uno scontro che dura pochi minuti. Poi, massacrati gli ultimi avversari, gli ottomani piantano sulle rovine della fortezza gli standardi della Mezzaluna. Il baluardo piú munito dell'intera isola é nelle loro mani. Ma a quale prezzo. Per piegare la tenacia dei Giovanniti sono stati necessari trenta giorni di combattimenti, 18 mila colpi di cannone e la vita di seimila giannizzeri. Pesanti le perdite anche da parte cristiana. Centosette Cavalieri e 1500 soldati son caduti.

Ma l'isola é ancora tutta da conquistare e l'eroismo dei difesori di Sant'Elmo ha galvanizzato gli altri soldati della Croce. Il 30 giugno seicento uomini, compresi quarantaquattro Cavalieri, giungono dalla Sicilia. Poca cosa rispetto al numero dei nemici, ma il loro arrivo serve a risollevare gli animi.

Sarebbe lungo riferire ed elencare gli innumerevoli atti di eroismo e le imprese compiute dai Gerosolimitani durante gli interminabili mesi dell'assedio. La loro determinazione e il loro coraggio contribuiscono a salvare la Cristianitá e la civiltá occidentale. Uomini provenienti da diverse nazioni, danno all'Europa, disunita e incerta,
Il palazzo dal quale Jean de La Vallette guidò le fasi del lungo assedio.

l'esempio di quanto siano importanti la fede e un comune ideale. A Malta non si stava svolgendo una delle tante battaglie tra cristiani e musulmani, ma era in gioco il prestigio militare dei due schieramenti. Una partita decisiva tra la Croce e la Mezzaluna.

Il 15 luglio Mustafá lancia un attacco in grande stile. Spera di aver fiaccato, con un ennesimo e interminabile bombardamento, la volontá degli avversari e conta, ancora una volta, sulla schiacciante superioritá numerica dei suoi. Ma gli uomini della Sacra Milizia riescono invece a resistere, mentre i turchi sembrano perdere, via via che passano i giorni, l'abituale baldanza e la sicurezza di tornare in patria vincitori.

Altri tentativi di piegare gli assediati saranno compiuti il 2 e il 7 agosto ma, nonostante le perdite, i cristiani, sostenuti dalle esortazioni e dall'esempio dell'infaticabile Gran Maestro, avranno ancora una volta la meglio.

Mustafá non si rassegna. Per tutto il mese di agosto le sue artiglierie vomiteranno raffiche di proiettili contro le postazioni nemiche e le migliori fanterie turche si faranno massacrare senza ottenere alcun risulato. Furente e disperato, il comandante dell'armata ottomana gioca le ultime carte. La sua gente é ormai demoralizzata e sfinita e mentre dalla Sicilia giungono notizie dell'imminente arrivo di rinforzi per gli assediati, il tempo si mette al brutto. L'ammiraglio Pialí sostiene che l'estate é alla fine e che un'improvvisa burrasca potrebbe sorprendere la flotta alla fonda in un mare irto di scogli. Il 23 e il 30 agosto, gli ultimi tentativi per conquistare il cuore di quell'isola, sulle cui spiagge Mustafá era sicuro di poter concludere trionfalmente la sua carriera di condottiero.

Ogni sforzo si dimostra vano. Imbarcato l'esercito decimato e avvilito, i comandanti danno l'ordine di far vela verso Costantinopoli dove li attendono l'ira e la vendetta del sultano. É l'8 settembre, festa della Nativitá della Vergine e nelle acque di Malta stanno per arrivare le navi di quello che sará ricordato come il Grande Soccorso.

Sulle mura, ridotte a un cumulo di macerie, sventolano gli stendardi della Religione mentre si conclude una delle pagine piú gloriose della storia dell'Occidente cristiano. I Cavalieri di San Giovanni, di Rodi e di Malta non hanno soltanto sconfitto l'armata dell'lslam, ma hanno mortificato la fanatica certezza di superioritá di un impero.

Qualche giorno dopo, Jean de La Vallette metterá a segno un altro colpo contro Solimano. Gli agenti segreti, gli stessi che lo avevano tenuto costantemente informato sulle mosse dell'avversario, incendiano l'arsenale di Costantinopoli. Un'impresa che demoralizza il vecchio sultano il quale si sente, per la prima volta, minacciato fin nella capitale del suo regno.

per continuare
per tornare al sommario