Il cambiare dei tempi imponeva, intanto, nuove strategie e nuovi impegni. Nel 1775 viene eletto Gran Maestro Fra' Emanuele de Rohan. Francese, politico e amministratore attento, si dimostrerá anche un valido legislatore. Sará infatti l'autore di quel Codice che porta il suo nome e che ancora oggi costituisce una preziosa e primaria fonte di diritto melitense.

De Rohan riordinerá la squadra navale e istituirá presso l'Universitá le cattedre di Nautica e di Matematica. Da tempo Malta era divenuta meta di giovani aristocratici, provenienti da ogni parte d'Europa, che aspiravano a diventare ufficiali di marina. La scuola dei Cavalieri costituiva una sorta di accademia dalla quale uscivano i migliori comandanti e futuri ammiragli. La Francia, soprattutto, affiderá ai Giovanniti la formazione dei quadri della propria marina da guerra.

Ma il vento dell'Illuminismo e la bufera rivoluzionaria che sconvolge la Francia, finiscono per costringere la Sacra Milizia a rinunciare a quella politica di neutralitá che l'aveva sempre tenuta al riparo da contraccolpi legati alle diverse vicende europee. Nel 1794 gli Stati Uniti offrono la loro protezione all'Ordine proponendo di assicurargli un nuovo territorio in America, ma tutto resta a livello di progetto. Anche la Russia, la Francia e l'Inghilterra si interessano all'isola dei Cavalieri anche se le loro attenzioni non sono affatto benevole. I nuovi equilibri internazionali la rendono, infatti, sempre piú importante da un punto di vista strategico.

Il Governo non ignorava certamente i pericoli ai quali poteva andare incontro entrando, piú o meno palesemente, nella sfera di influenza di una determinata nazione, ma la situazione imponeva delle decisioni e l'imperatore Paolo I di Russia intavoló trattative segrete con il Gran Maestro de Rohan per giungere a un concordato che avrebbe posto l'Ospedale e il suo territorio sotto il protettorato della Russia. Il trattato, firmato a Pietroburgo nel gennaio del 1797, sanciva una serie di rapporti esistenti da tempo: sia Pietro il Grande, sia la Grande Caterina, avevano cercato, infatti, di avvicinarsi ai Gerosolimitani. Stipulato l'accordo, il sovrano pretese la creazione di un Gran Priorato russo. Fu il prezzo dell'alleanza e il Gran Maestro si vide costretto a cedere.

Fra' Ferdinando von Hompesch, un cavaliere di origine tedesca, succede nel 1797 a Emanuele de Rohan. La sua elezione fa sperare in una maggiore protezione da parte dell'Austria, ma finisce, invece, per indurre la Francia a prevedere un'influenza austriaca nelle vicende dell'Ordine.

Né l'Austria, né la Russia, riusciranno a salvare Malta da Napoleone. Il futuro imperatore dei francesi non puó consentire che altre potenze dispongano di una base navale di quella importanza e decide di impadronirsene con la forza. La sorte, inoltre, é dalla sua. La nave che trasporta il plico con dispacci che lo Zar inviava al Gran Maestro con i termini dell'accordo segreto, viene catturata da un vascello francese all'altezza di Ancona e i documenti finiscono nelle mani del generale corso. Napoleone si mostra indignato e accusa l'Ordine di connivenza con la Russia, denunciando una vera e propria coalizione che si starebbe formando contro di lui.

Deciso, ormai, a impossessarsi dell'isola, ordina all'ammiraglio Francesco Paolo de Bruyes che conduceva da Corfú a Tolone i vascelli requisiti alla Repubblica di Venezia, di violare e occupare il porto di La Valletta. Ma il Gran Maestro reagisce con fermezza e impedisce che il piano del Bonaparte sia attuato.

La sera del 10 giugno del 1798 la flotta francese, in viaggio verso l'Egitto, si presenta davanti a Malta. Napoleone chiede al Gran Maestro di poter entrare nel porto per rifornire di acqua i suoi vascelli. La risposta di von Hompesch non si fa attendere: egli pretende il rispetto della neutralitá dell'Ordine e replica che in base al trattato di Utrecht, in tempo di guerra tra gli stati cristiani, soltanto quattro navi per volta possono essere ospitate nei porti maltesi.

Napoleone non si lascia impressionare e in un proclama alle truppe annuncia le sue intenzioni: «ll Gran Maestro ci rifiuta l'acqua di cui abbiamo bisogno - afferma indignato Bonaparte - domani, allo spuntar del giorno, l'armata sbarcherá su tutta la costa accessibile per andarla a prendere».

Per i Giovanniti sono ore drammatiche. Sugli spalti 1400 pezzi di artiglieria sono pronti a far fuoco e il Gran Maestro ha ai suoi ordini 332 Cavalieri. Dispone, inoltre, di 1200 uomini del Reggimento di Malta, 300 del battaglione da sbarco delle Galere, 400 di quello dei Vascelli e la milizia maltese puó mettere in campo 12 mila soldati. Una difesa potrebbe essere tentata e anche con speranze di successo, ma quella da prendere é una decisione che contrasta con la Regola: levare le armi contro altri cristiani.

Si é parlato di incapacità e debolezza da parte del Gran Maestro von Hompesch, qualcuno ha accennato a un tradimento dei Cavalieri francesi presenti in quel momento a Malta, ma e difficile esprimere giudizi definitivi su una situazione tanto complessa e non vi sono molti elementi per sostenere una di queste tesi.

In un visione ottimistica della storia, la comparsa sulla scena europea dell'astro di Napoleone Bonaparte potrebbe essere considerata addirittura provvidenziale. Il Sovrano Militare Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi e detto di Malta, aveva ormai esaurito la sua missione militare e, in epoca di esasperati nazionalismi, anche al suo interno si cominciavano a manifestare contrasti e incomprensioni tra i membri delle diverse Lingue. Il mutare dei tempi e una certa immobilitá, andavano giá appannando gli antichi splendori della Sacra Milizia. Ferdinando von Hompesch ordina ai suoi di non reagire e i francesi saccheggiano l'isola.

Il destino dell'Ordine si compie la mattina del 12 giugno 1798, il 24 pratile dell'anno VI della repubblica francese. A bordo del vascello Orient, una deputazione di sette Giovanniti tratta la resa con Napoleone firmando una "Convenzione" composta da otto articoli. Poche parole. Un documento in duplice copia, per concludere 268 anni di storia. Tanti ne erano trascorsi, infatti, da quel 26 ottobre del 1530, in cui Fra'Filippo de Villiers de l'Isle-Adam, l'eroico difensore di Rodi, aveva preso possesso dell'isola delle api. Due secoli e mezzo, durante i quali i Giovanniti avevano dato innumerevoli esempi di abnegazione, soccorrendo uomini e nazioni, principi e cittá e offrendo alla causa della Cristianitá un altissimo tributo di sangue. Al di lá delle formali e inutili proteste dei vari governi, nessuno sembra preoccuparsi di quanto sta avvenendo. Ingrata come sempre, l'Europa si interessa soltanto di stabilire a chi dovrá appartenere quello scoglio posto al centro del Mediterraneo.

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