CONVERSAZIONE CIRCOLO VAL DI NOTO

L’ORDINE DI MALTA DA GERUSALEMME VERSO IL 2000

19 MAGGIO 1991

 

Ad un uditorio così qualificato, non credo sia necessaria una dettagliata conferenza sulle origini e sulla storia dell’Ordine, ma vale tuttavia la pena di ricordare che l’Ordine, fondato nel 1099, prima della presa di Gerusalemme da parte degli eserciti della Prima Crociata, ebbe inizio sotto forma di comunità monastica, dedicata a San Giovanni Battista, che amministrava un'infermeria ospizio per i pellegrini che si recavano in Terra Santa.

In origine collegato con i Benedettini, divenne, sotto il Beato Gerardo (1120 circa), un'organizzazione indipendente. Con la Bolla del 15 febbraio 1113, indirizzata allo stesso, il Papa Pasquale II, approvando la fondazione dell’Ospedale di San Giovanni, lo pone sotto la tutela della Santa Sede e gli assicura il diritto di eleggere liberamente i suoi capi, senza alcuna interferenza da parte di altre autorità religiose o laiche. In virtù di tale Bolla e di successivi atti papali, l’Ospedale diviene un Ordine indipendente dalla Chiesa.

Sotto la pressione degli eventi che seguirono l’istituzione del Regno di Gerusalemme da parte dei Crociati, l’Ordine, ora guidato dal suo secondo capo (il primo denominato Maestro), fra' Raymond du Puy, è costretto ad assumere attività militari per la protezione dei malati, dei pellegrini e del territorio cristiano che i Crociati avevano riconquistato ai Musulmani. Quindi l’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni assume l’ulteriore caratteristica di Ordine Cavalleresco.

I Cavalieri sono Religiosi legati dai tre voti monastici di Obbedienza, Castità e Povertà e l’Ordine si trasforma così in persona mixta, religioso e militare allo stesso tempo.

Fin dall’inizio, la sovranità dell’Ordine risultava dall’indipendenza da tutti gli altri Stati a seguito degli atti pontifici e del suo diritto universalmente riconosciuto di possedere un esercito. Con l’occupazione dell’Isola di Rodi, che fu completata nel 1310 sotto il Gran Maestro de Villaret, l’Ordine acquisì anche una sovranità territoriale e i Cavalieri di San Giovanni cominciarono ad essere chiamati Cavalieri di Rodi. Rodi faceva fronte alla potenza territoriale e navale dei Musulmani e divenne il baluardo della Cristianità nel Mediterraneo orientale.

I membri dell’Ordine che giungevano a Rodi da ogni parte d’Europa e da tutte le istituzioni dell’Ordine, si raggrupparono, fin dall’inizio del quattordicesimo secolo, dapprima in sette gruppi o Lingue: di Provenza, Alvernia, Francia, Italia, Aragona (Navarra), Inghilterra, con Scozia e Irlanda, e Alemagna. Nel 1462 Castiglia e Portogallo si separarono dalla Lingua d’Aragona, formando l’ottava Lingua. Nel sedicesimo secolo la Lingua d’Inghilterra fu soppressa e più tardi, nel 1782, ristabilita temporaneamente come Lingua Anglo-Bavarese. Ogni Lingua era composta da Priorati o Gran Priorati, da Baliaggi e da Commende.

L’Ordine era governato da un Gran Maestro e da un Consiglio, batteva la sua moneta e intratteneva rapporti diplomatici con gli altri Stati. Il Gran Maestro era Principe di Rodi come più tardi divenne Principe di Malta. Le alte cariche dell’Ordine venivano ricoperte dai rappresentanti delle diverse Lingue; la sede dell’Ordine, il Convento, comprendeva, in effetti, parecchi conventi nazionali.

A Rodi i Cavalieri respinsero con successo numerosi assalti turchi fino a quando il Sultano Solimano il Magnifico attaccò Rodi con una grande flotta e un potente esercito. La vigilia di Natale del 1522 i Cavalieri furono costretti ad arrendersi e il 1 Gennaio 1523 lasciarono l’Isola con gli onori militari. Nei successivi sette anni, l’Ordine, pur conservando la sovranità internazionale, si trovò senza territorio, fino alla cessione da parte dell’Imperatore Carlo V (nella sua qualità di Re di Sicilia) delle Isole di Malta, Gozo e Comino, nonché di Tripoli nell’Africa Settentrionale come feudo sovrano. Il 26 Ottobre 1530 il Gran Maestro Fra' Philippe de Villiers de l’Isle d’Adams s’impossessò di Malta, con l’approvazione di Papa Clemente VII e l’accordo che l’Ordine sarebbe rimasto neutrale nelle guerre tra nazioni cristiane.

Tuttavia la guerra per la difesa della Cristianità continuava. I Turchi attaccarono Malta, ma nel Grande Assedio, dal 18 Maggio all’8 Settembre 1565, furono messi in rotta dai Cavalieri guidati dall’eroico Gran Maestro Fra' Jean de La Vallette (che diede il suo nome alla capitale di Malta). Il declino della potenza navale degli Ottomani ebbe inizio con la disfatta del 1565. La flotta dell’Ordine di San Giovanni o di Malta, come si cominciò a chiamarlo) divenne una delle più potenti del Mediterraneo e prese parte alla definitiva sconfitta degli Ottomani nella grande battaglia di Lepanto del 1571.

Purtroppo nel 1758, Napoleone, diretto in Egitto, ritenne anche strategicamente necessario occupare l’Isola di Malta da cui espulse l’Ordine. I Cavalieri si trovarono nuovamente senza sede. Il vuoto creatosi favorì quello che fu chiamato “il colpo di stato Russo” (1798-1803). L’Imperatore Paolo I° di Russia, che si era mostrato amico dell’Ordine, si fece allora proclamare Gran Maestro da un piccolo numero di Cavalieri che si trovavano in Russia, prendendo il posto del Gran Maestro Fra' Ferdinand von Hompesch che era stato costretto a lasciare Malta ai francesi. Questa proclamazione di un non cattolico, sposato, a capo di un Ordine religioso cattolico fu del tutto illegale e non fu mai riconosciuta dalla Santa Sede (condizione necessaria per la legittimità). Di conseguenza, Paolo I°, che fu nonostante tutto accettato da un gran numero di Cavalieri e da numerosi governi, venne considerato un Gran Maestro de facto. Il suo successore Alessandro I° invece si adoperò, perché l’Ordine riavesse un governo legittimo, e nel 1803 Fra' Giovanni Battista Tommasi fu eletto Gran Maestro. Nel frattempo gli inglesi nel 1801 occuparono Malta e, malgrado il riconoscimento del diritti sovrani dell’Ordine sull’Isola da parte del trattato di Amiens (1802), non permisero mai che l’Ordine se ne avvalesse. L’Ordine iniziò allora un penoso pellegrinaggio nel Mediterraneo che lo portò successivamente a Messina, Catania e Ferrara, per trasferirsi definitivamente a Roma nelle due sedi extraterritoriali di Via Condotti e dell’Aventino.

Prima di descrivere quale sia la struttura stessa dell’Ordine, la sua organizzazione, la sua pur ampia e diffusa attività, vale la pena di gettare uno sguardo su quanto sussiste delle antiche tradizioni, il che è anche un modo di rispondere alle molte domande che si pongono sull’Ordine stesso. Si dice, ad esempio, che l’Ordine di Malta a causa delle sue origini nobiliari e di qualche sua regola statutaria costituisce oggi “una casta chiusa”, ma forse pochi sanno che la realtà è totalmente diversa. Infatti, dei suoi attuali componenti intorno ai 10.000 più della metà è composta di Cavalieri che non hanno altro titolo di nobiltà, se non quello, peraltro nobilissimo, della loro generosa opera al servizio dell’umanità sofferente.

Quanto abbiamo fin qui riferito ci consente di puntualizzare gli attributi che individuano e qualificano l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta durante tutta la sua esistenza.

Tali attributi sono fondamentalmente:

            1)         la natura religioso-caritativa;
            2)         il carattere sopranazionale;
            3)         il carattere militare;
            4)         il carattere nobiliare;

1)         La natura religioso-caritativa.

I primi Cavalieri avevano ispirato la loro vita ad una regola squisitamente religiosa che, vincolata ai voti di povertà di castità e di obbedienza, mirava al perfezionamento ed alla santificazione delle singole esistenze, attraverso una comunione di attività, spesa in opere di carità a favore del prossimo. Lungo gli itinerari più consueti, seguiti dai Pellegrini, sorsero in tutta Europa Cappelle, ospizi, ospedali ed infermerie dove i Cavalieri potevano perseverare nella loro vita religiosa e svolgere la loro opera di carità e che li preparavano a sopportare, nella luce di una Fede fortemente radicata, i gravosi e rischiosi impegni della missione alla quale si erano votati: lenire le pene ai sofferenti ed avviarli al pieno recupero delle loro facoltà fisiche, non trascurando il personale  rafforzamento della spirito.

La particolare natura religioso-caritativa dell’Ordine e dei suoi Cavalieri non rende necessarie spiegazioni per lo stretto rapporto con la Santa Sede.

2)         Il carattere sopranazionale.

E’ nota la controversia circa la nazionalità del Beato Fra' Gerardo. Alcuni storici vogliono che fosse di origine provenzale e che, attorno a lui, i primi confratelli siano stati degli amalfitani, degli italiani dunque. Ma se anche si potesse dubitare, nel contrasto dei diversi orientamenti degli storici, sul paese d’origine del Beato Gerardo - che sembra essere nativo di Scala nei pressi di Amalfi - sul carattere sopranazionale dell’Ordine quale sua qualità coeva a quella religioso-caritativa, non v’è dubbio che a Gerusalemme i Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni Battista, che si unirono al Fra’ Gerardo ed ai confratelli d’Amalfi, provenivano da diverse nazioni e che tale caratteristica venne immediatamente ad affermarsi come strumento per un’azione più efficace, nella difesa della Terra Santa e, successivamente, per costituire un valido ed esteso fronte di difesa della civiltà Cristiana dell’Europa Mediterranea ed Occidentale.

Se ne trae convincimento inconfutabile e incontrovertibile dalla successione dei Gran Maestri che, eletti dal Consiglio Compito di Stato, furono alternativamente di differenti nazionalità (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Austria) e dalle alte cariche, che per consuetudine andata via via maturando, erano privilegio dei “Pilieri”, cioè dei Balì capi delle singole diverse “Lingue”, termine questo con il quale si usava distinguere i diversi gruppi nazionali dei Cavalieri: ricorderò che l’Ammiraglio dell’Ordine era il “Piliere” d’Italia.

Il carattere sopranazionale dell’Ordine Gerosolimitano, maturato dunque sin dalle origini, andò sempre più affermandosi e, pur non potendosi dimenticare che l'idea nazionalistica (che comincia a dare qualche segno di manifesto orientamento al principio del XIV secolo) non mancò di provocare qualche men favorevole effetto anche nelle file gerosolimitane. L’internazionalità delle schiere dei Cavalieri concretò un elemento di sicura affermazione dell’Ordine in tutte le sue manifestazioni che hanno caratterizzato la sua vitalità, la sua forza, la sua potenza. Senza considerare che il carattere sopranazionale dell’Ordine favorì in ogni tempo le buone relazioni con i Sovrani di tutta Europa, il cui appoggio facilitò, alle volte anche in misura determinante, l’affermazione dell’Ordine nel mondo mediterraneo. Non v’è dubbio che la collaborazione dei Cavalieri di diversa nazionalità costituì nell’occasione di grandi e, soprattutto di gravi eventi, una forza di inestimabile valore che consentì all’Ordine di superare situazioni che, diversamente, avrebbero persino portato al suo dissolvimento, come, del resto, si è verificato nei secoli in istituzioni similari.

3)         Il Carattere Militare.

Va detto che è questo sicuramente l’aspetto più noto per la clamorosità degli eventi, gli eroismi, le guerre, i sacrifici di cui è ampiamente intessuta gran parte della storia melitense.

Non va però dimenticato che nelle ultime guerre, con l’uniforme di Malta, i suoi militari disarmati hanno assistito feriti e moribondi, mutilati e profughi, soldati e civili.

Un esempio luminoso e recente di questa cristiana solidarietà è stato fornito da quei giovani cavalieri tedeschi che hanno sacrificato la vita nell’Ospedale da campo organizzato dall’Ordine di Malta in Vietnam.

Mentre la tradizione militare dell’Ordine Gerosolimitano è tuttora viva, anche se da poco meno di due secoli la vita dell’Ordine di Malta non ha motivo di ricorrere alle armi per la sua propria sopravvivenza.

4)         Il Carattere Nobiliare dell’Ordine.

E’ questo forse l’aspetto meno facile da comprendere per la mentalità attuale, ma resta un aspetto tradizionale che non può essere dimenticato per completare il quadro illustrativo delle caratteristiche della tradizione melitense.

Questo argomento sotto un aspetto puramente formale ed esteriore, può apparire superato, può sembrare in contrasto con i tempi in cui viviamo, in contrasto con la evoluzione sociale di cui siamo testimoni. Ma a parte la considerazione che il carattere nobiliare è elemento costitutivo di quel patrimonio tradizionale di cui siamo eredi, depositari ed amministratori, patrimonio che può essere sempre validissimo mezzo animatore per generose azioni, occorre che ci si debba intendere sul significato di “nobiltà".

“Nobiltà”, nel senso tradizionale del termine è il pubblico riconoscimento che si attesta a chi si è distinto per particolari virtù generosamente spese per l’affermazione di alti ideali, per il bene del prossimo ed il suo progresso, per l’illustrazione della Patria entro e fuori i suoi confini.

Per quanta riguarda l’Ordine Gerosolimitano, se è vero che secondo la sua tradizione l’appartenenza al ceto nobile costituiva titolo esclusivo per l’ammissione degli aspiranti Cavalieri, questa tradizione è andata evolvendosi e, lentamente, modificandosi nel corso dell’ultimo secolo: oggi l’appartenenza al ceto nobile, non è più titolo esclusivo per l’ammissione nell’Ordine. La creazione dei ceti di “Grazia” fra le diver­se classi dei Membri ha avviato a modificazione il criterio di ammissione di nuovi Cavalieri. La valutazione di particolari meriti acquisiti dal cittadino, non decorato da un titolo nobiliare trasmessogli per successione ereditaria, consente all’Ordine di valutare la sua personale “nobiltà”, di riconoscerla pubblicamente, dandogli la possibilità di accesso nell’istituzione: è, in pratica sostanza, l’esercizio del ”jus nobilitandi”, prerogativa dei Sovrani che, nelle forme previste e regolate dalla Costituzione Melitense e da norme regolamentari, non può essere negato all’Ordine Gerosolimitano proprio per il suo carattere “sovrano” che la vigente Carta Costituzionale ha autorevolmente confermato e che numerosi Stati riconoscono.

Inoltre l’Ordine ormai ha dato concreto seguito a questo orientamento attenuando le rigide condizioni richieste in passato in tema di prove nobiliari.

Così inteso, così dimensionato il concetto di “nobiltà”, il carattere nobiliare dell’Ordine di Malta non appare più un’anacronistica sopravvivenza, ma al contrario un valido mezzo per sollecitare azioni degne di apprezzamento e di pubblico riconoscimento.

Ma vediamo ora qual’è l’odierna organizzazione dell’Ordine.

L’Ordine è retto da una Carta Costituzionale promulgata il 27 Giugno 1961 e da un Codice promulgato il 10 Agosto 1966, ambedue integrati con alcuni emendamenti deliberati dai Capitoli Generali del 1973 e del 1978.

Esso è governato da un Gran Maestro che ha i titoli di Altezza Eminentissima e di Principe e la Dignità Cardinalizia.

La nomina del Gran Maestro, la cui carica è vitalizia, viene effettuata dal Consiglio Compito di Stato, formato da Cavalieri Professi, quei membri dell’Ordine cioè che hanno preso i voti e da un definito numero di rappresentanti delle Associazioni Nazionali.

Il Gran Maestro è assistito, nel governo dell’Ordine, da un Sovrano Consiglio del quale fanno parte le Alte Cariche dell’Ordine stesso:

il Gran Commendatore, il Gran Cancelliere, l’Ospedaliere e il Ricevitore del Comun Tesoro, nonché alcuni Consiglieri scelti di preferenza tra i Cavalieri Professi e i Cavalieri d’Obbedienza.

Il Sovrano Consiglio che si riunisce ad intervalli piuttosto regolari può paragonarsi ad un Consiglio dei Ministri e va rilevato che, a sottolineare il carattere sopranazionale dell’Ordine, di cui ho già fatto cenno, di esso fanno parte rappresentanti di diverse nazionalità.

Ad intervalli regolari, ma più distanziati, si riunisce il Capitolo Generale che, per continuare l’analogia, può considerarsi il Parlamento dell’Ordine.

Esso, costituito sulle linee del Consiglio Compito di Stato, ha la doppia funzione di discutere problemi fondamentali per la struttura e la vita dell’Ordine, di approvare le necessarie modifiche alle sue leggi fondamentali, nonché di rinnovare le Alte Cariche.

All'interno il Gran Magistero è strutturato in sezioni di lavoro che più o meno si richiamano ad un normale ordinamento governativo: Affari Esteri, Affari Interni, Tesoro, Cerimoniale, Personale, etc.

Il Governo dell’Ordine è assistito da una serie di istituzioni come la Camera dei Conti, la Consulta Giuridica, il Consiglio Araldico, ed ha un suo ordinamento giudiziario con Tribunali di Prima e Seconda Istanza, formati da Magistrati, membri dell’Ordine.

Questa della Magistratura è una delle caratteristiche più rilevanti. A prescindere dall'importanza che essa riveste per la affermazione della sovranità essa consente di discutere e giudicare le vertenze sorte tra membri dell’Ordine a tra l’Ordine stesso e il personale dipendente, dando luogo ormai ad una vera e propria giurisprudenza melitense, i cui verdetti sano stati all'occorrenza delibati dai Tribunali Italiani.

Sempre nella Sede dell’Ordine a Via Condotti hanno i loro uffici le Poste Magistrali e la Zecca, che provvedono alle emissioni dei francobolli dell’Ordine e alla coniatura delle monete. I francobolli dell’Ordine hanno validità nei paesi con i quali è stato concluso un accordo postale.

Vale la pena a questo punto accennare alla vita internazionale dell'Ordine.

Sin dal primo affermarsi della sua consistenza territoriale l’Ordine ha intrecciato e mantenuto rapporti diplomatici, ed alcuni di essi hanno resistito alle gravi difficoltà che hanno travagliato la religione melitense.

A dimostrare il peso che si attribuisce all’Ordine, anche nella sua attuale microscopica estensione territoriale, è l’incremento che si è avuto in tali rapporti diplomatici negli ultimi 20 anni.

Oggi l’Ordine mantiene relazioni diplomatiche ufficiali a livello di Ambasciata con 49 paesi: Argentina, Austria, Benin, Bolivia, Brasile, Burkina Faso, Camerun, Centrafrica, Cile, Colombia, Comores, Costa Rica, Costa d’Avorio, Cuba, Egitto, El Salvador, Ecuador, Etiopia, Filippine, Gabon, Gua­temala, Guinea, Haiti, Honduras, Italia, Libano, Liberia, Malì, Malta, Marocco, Isola di Maurizio, Mauritania, Nicaragua, Niger, Panama, Paraguay, Perù, Portogallo, Repubblica Domenicana, San Marino, Santa Sede, Senegal, Somalia, Spagna, Tailandia, Togo, Uruguay, Venezuela, Zaire ed ha rappresentanti ufficiali o delegati nei seguenti paesi: Belgio, Francia, Germania, Principato di Monaco e Svizzera.

Gli agenti melitensi appartengono pertanto a varie classi e, mentre quelli con il rango di Ambasciatori godono delle immunità diplomatiche riconosciute dalla consuetudine internazionale, i cosiddetti rappresentanti ufficiali o delegati sono dei rappresentanti per la trattazione di questioni di comune interesse sulle quali le parti desiderano mantenere contatti permanenti, pur non avendo regolari rapporti sul piano della diplomazia. Menziono, a conferma della concreta applicazione della divisa dell’Ordine, che la sua attività non conosce limiti né politici, né razzisti, né religiosi.

Va ricordato anche che l’elevazione a rango di Ambasciata della Rappresentanza diplomatica con l’Italia fu a suo tempo motivata dalla particolare riconoscenza del Governo Italiano per l’impegno veramente massiccio e prolungato dell’Ordine in occasione del sisma in Irpinia.

Poco dopo anche la Santa Sede concordò tale elevazione di rango.

Presso l’Ordine non è accreditato un Nunzio Apostolico (è questa l’unica ipotesi di assenza di reciprocità in senso pieno), ma il Sommo Pontefice nomina, come proprio rappresentante, un Cardinalis Patronus al quale sono concesse speciali facoltà con Breve Apostolico. Il Cardinalis Patronus ha, oltre il compito di promuovere gli interessi spirituali dell’Ordine e dei suoi membri, anche quello di tutelare i rapporti fra la Santa Sede e l’Ordine stesso: è indubbio quindi che sotto quest’ultimo particolare profilo, egli svolga un ruolo assimilabile a quello dei legati pontifici di rango diplomatico.

Ed è proprio questo il ruolo più tipico ed insostituibile che al Cardinalis Patronus compete se si tiene presente l’esistenza, all’interno dell’organizzazione dell’Ordine, di un Prelato nominato dal Sommo Pontefice, con il compito di assistere “il Gran Maestro nella cura della vita e della osservanza religiosa dei Membri dell’Ordine e in tutto ciò che concerne il carattere spirituale delle sue opere”, in ciò coadiuvando, peraltro, il Cardinale Patrono “nell’esercizio della sua particolare missione presso l’Ordine”.

Viene spesso posta la domanda, perché l’Ordine tenga tanto a questa rete di Ambasciate e quale ne è lo scopo. La risposta più logica è quella che si tratta di una delle componenti dell’affermazione della sovranità, ma va anche chiarito che l’Ordine non ne fa solo una questione di prestigio. Abbiamo infatti sempre particolare cura di collegare lo stabilimento delle relazioni diplomatiche con l’effettivo esercizio di una attività di assistenza nel paese in questione. L’Ambasciata costituisce allora una utile, se non addirittura necessaria, infrastruttura per facilitare, a livello governativo, l’azione dei nostri “missionari”.

Sempre nel quadro dei rapporti internazionali vanno anche viste due altre manifestazioni: le visite ufficiali di S.A.Em.ma il Principe e Gran Maestro e dei Membri del Governo dell’Ordine. Mentre queste ultime hanno il naturale scopo di assicurare e facilitare il funzionamento delle nostre attività, consolidandole qualche volta con la stipulazione di vere e proprie convenzioni di cooperazione oggi esistenti oltre che con Cuba con la Francia, il Portogallo, il Benin, il Camerun, il Guatemala, il Niger e la Tunisia.

Quelle di S.A. Em.ma il Principe e Gran Maestro permettono di constatare come lo Stato ricevente applica regolarmente a tali visite uno spazio e un cerimoniale che costituisce un'apprezzata conferma del rango di Capo di Stato del Capo dell’Ordine.

Una fra le ultime di tali visite è quella compiuta al Presidente della Repubblica Italiana, dove l’accoglienza del Presidente Cossiga e il protocollo adottato per la visita stessa non potevano essere più solenni.

Un ulteriore aspetto del riconoscimento del carattere sovrano dell’Ordine è dato dalla sua partecipazione ad alcune organizzazioni internazionali e rappresentato come tale nelle seguenti Organizzazioni Internazionali, alcune delle quali rivestono un particolare interesse per le nostre attività:

        Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati;

        Comitato Internazionale della Croce Rossa;

        Organizzazione Mondiale della Sanità;

        Comitato Intergovernamentale per le Migrazioni;

        Riunioni dell’O.N.U. a Vienna;

        Consiglio d’Europa;

        U.N.E.S.C.O.;

        F.A.O.;

        Istituto Internazionale del Diritto Umanitario;

        Organizzazione degli Stati Centro Americani;

        Istituto Internazionale per l’Unificazione del Diritto Privato.

Direttamente attraverso le Associazioni Nazionali, l’Ordine promuove e amministra una vastissima rete di opere assistenziali e caritative: ospedali, lebbrosari, scuole di infermieri, Istituti di ricerca, Centri di servizi sociali, Ambulatori diagnostici, Centri antidiabetici, etc. Una piaga che affligge l’Ordine è quella della imitazione da parte di un sempre maggior numero di falsi ordini. Oggi ne abbiamo individuati almeno 18, di cui 5 soltanto a Malta.

La loro abilità consiste nel procurarsi il riconoscimento, quale fondazione caritativa a culturale, sotto un nome che non è mai una esatta copia del nostro e, attraverso accordi di reciprocità culturale, nel riuscire ad affermarsi anche in Italia.

La Santa Sede ha diverse volte fatto conoscere pubblicamente che essa riconosce solo due Ordini Cavallereschi: lo SMOM e il Santo Sepolcro. (Art. 8 della L. 3 Marzo 1851 n. 178).

Un cenno particolare va al rapporto di rispettivo riconoscimento ed amicizia con gli altri due Ordini di San Giovanni protestanti, il Venerable Order of St. John, inglese, e lo Johanniter, tedesco, cui, nonostante le origini appena bisecolari e di carattere dinastico, l’Ordine riconosce il rispetto delle tradizioni esistenti prima della Riforma il comune indirizzo caritativo e assistenziale.

E veniamo ora alla presenza dell’Ordine nella realtà contemporanea:

Una prima constatazione: mai come oggi la presenza dell’Ordine è stata sentita soprattutto nei Paesi che stanno affrontando le difficoltà connesse al loro sviluppo economico (Africa e Sud America), ai fattori politici (Est Europeo) ed a conflitti armati (Medio ed Estremo Oriente).

In Africa l’Ordine continua a sviluppare la propria attività in 24 Paesi assistendo le popolazioni nei suoi 6 ospedali, 31 ambulatori, dispensari, centri di formazione e nei 24 lebbrosari. In America Latina, oltre al Brasile dove operano lebbrosari, dispensari e centri di formazione, l’Ordine è attivamente presente in 10 Paesi.

Nell’Est Europeo all’Ordine, unica Organizzazione Internazionale ammessa nel territorio, è stato richiesto dal Governo Ungherese di prestare assistenza ai profughi in attesa di espatrio verso l’Austria e la Germania. Successivamente ha creato una struttura operativa per gli aiuti alla Romania che ha operato dal dicembre ad oggi nelle regioni ai confini con l’URSS (Moldavia) convogliando aiuti in viveri, medicinali, vestiario ed attrezzature mediche valutati a fine marzo ad oltre 15 miliardi di Lire.

Significativa, in Estremo Oriente, l'assistenza prestata ai profughi vietnamiti, cambogiani e kmer-rossi in tre campi in Thailandia ed ai lebbrosi in Cambogia, Laos, Macao, Filippine e Vietnam.

In Medio Oriente, oltre al Pakistan dove è attivo un ospedale in un campo di profughi afgani, si realizza, in Libano, una delle più importanti presenze dell’Ordine attraverso la gestione di ben 15 ambulatori sparsi in tutto il Paese che assistono oltre 300.000 persone all’anno (3 nell’area cristiana di Beyrouth est, 2 nell’area sciita di Beyrouth ovest, 2 nella valle della Bekaa, 3 nel Nord controllata dai Siriani, 1 in area drusa e 3 nelle zone di influenza israeliana). Il Governo Italiano, rendendosi conto della validità politica dell'azione svolta dall’Ordine, la cui bandiera è l'unica a consentire la circolazione dei mezzi sotto la protezione di tutte le parti in conflitto (dagli hezbollah ai drusi, dai siriani agli israeliani), ha contribuito con 2 miliardi dei fondi della Cooperazione alla costruzione di un nuovo ambulatorio nella Bekaa ed al potenziamento, con la fornitura di ambulanze, apparecchiature sanitarie e mezzi di comunicazione, di quelli esistenti.

In campo internazionale il Gran Magistero sta svolgendo un’intensa attività di relazione con gli Organismi Comunitari e di Cooperazione allo Sviluppo, l’organizzazione Mondiale della Sanità e le Nazioni Unite, per la realizzazione di progetti multi e bilaterali e sono in corso negoziati per iniziative sia in Africa che in Estremo Oriente e nelle Regioni di recente travagliate dalla guerra (Iraq). Tra le strategie verso il 2000 vi è in primo luogo la individuazione di una programmazione coordinata degli interventi soprattutto in campo sanitario ed  ospedaliero, che oggi necessitano alla specializzazione, ed importanti investimenti.

In questo vasto quadro mondiale non si può dimenticare l’Europa ed in particolare l’Italia dove l’Ordine, attraverso l’Associazione dei Cavalieri Italiani, ha una presenza significativa che si intrinseca nella gestione dell’Ospedale di neuroriabilitazione motoria di Roma, con oltre 70.000 presenze/anno, dei centri antidiabetici sparsi per l’Italia, nelle attività di assistenza a malati, anziani ed handicappati, di formazione di personale infermieristico, nella costante presenza nelle manifestazioni religiose e sportive (prossimi campionati mondiali di calcio) dei giovani del Corpo Italiano di Soccorso-CISOM sempre pronti ad intervenire, quando richiesti, assieme al Corpo Militare dell’Ordine in tutte le attività di protezione civile.

Spero di non avervi tediato con quello che spesso può essere apparso come un elenco di dati, ma la mia intenzione era appunto di cercare di spiegare come una antica e miracolosamente preservata tradizione abbia trovato e trovi ancora il modo di esercitare con mezzi attuali la propria millenaria vocazione.

Se in qualche modo vi sono riuscito va certo a merito della spirito melitense che ancora anima coloro che si riconoscono nella bianca CROCE ottagona le cui punte indicano, non a caso, le otto beatitudini.