IL GIORNALE DI SICILIA, 18 Juni
2000
I CAVALIERI DI MALTA: “DA NOVE SECOLI SIAMO
AL SERVIZIO DEI PIU’ DEBOLI”
di Antonella Filippi
Roma. Il Palazzo Bosio è il più antico di Via dei
Condotti, risale alla fine del sedicesimo secolo:
qui risiede l’Ordine dei Cavalieri di Malta. Un
tempo dal 1631 al 1834, sede dell’Ambasciata
dell’Ordine presso il Vaticano, oggi ne è il
quartier generale, in stato di extraterritorialità.
L’entrata è abbellita da una fontana e decorata con
la Croce a otto punte, come le otto Beatitudini, di
Malta. Stanze e saloni scandiscono la vita
dell’Ordine e dei suoi Cavalieri: al primo piano la
Cappella, dove fu battezzato re Juan Carlos, è
dedicata a San Giovanni, patrono dell’Ordine e
frequentata dai frati che qui vi abitano; nella
camera del Sovrano Consiglio vengono decise
strategie e azioni umanitarie. Al piano superiore la
stanza del Gran Maestro e quella del Gran
Cancelliere, la stanza delle spade, antiche e
appartenute all’Ordine, la stanza delle udienze
private tra il Gran Maestro - quello attuale fra’
Andrew Bertie, è il numero 78, tutti sono equiparati
al rango di Cardinali - e i Capi di Stato in visita
ufficiale, il salone dei ricevimenti, gli uffici
della Cancelleria, e un corridoio con i ritratti dei
passati Gran Priori. Dominano i rossi e gli ori, i
paesaggi italiani e maltesi, in evidenza il Forte
Sant’Angelo, di recente donato all’Ordine dal
governo della Valletta: adesso ospita l’Accademia
Internazionale, presto una nuova scuola di
formazione.
Storicamente i Cavalieri di Malta hanno difeso la
fede cristiana dai turchi, oggi sostengono un impero
fondato sulla carità e sono presenti dove ci sono
malattie e disastri: un’enorme agenzia di volontari
(80.000) pronta a intervenire in soccorso di chi
soffre, ammalati,anziani, bambini, profughi. Dieci
secoli al servizio dell’umanità senza dimenticare,
anzi alimentando, le tradizioni millenarie ma
proiettandosi verso il futuro. Una presenza nel
mondo divisa equamente tra l’assistenza, frutto
fecondo delle origini ospedaliere, e gli impegni di
Stato sopranazionale e sovrano. Lo scorso anno il
Sovrano Militare Ordine di Malta - che ha rapporti
diplomatici con 85 paesi e di altri 7 ha la
rappresentanza e può contare su 11.000 membri - ha
festeggiato i 900 anni di vita (è stato fondato a
Gerusalemme, al tempo della prima crociata dal
monaco Gerardo): le celebrazioni continuano fino a
oggi, a Palermo e Messina, città che è stata
all’alba dello scorso millennio, Gran Priorato, con
un convegno dal titolo: “L’Ordine di Malta e la
Sicilia”, organizzato dalla delegazione siciliana
dell’Ordine e dalla Fondazione Donna Maria Marullo
di Condojanni.
Le donne non possono partecipare al governo
dell’Ordine ma fanno parte delle associazioni e
delle delegazioni e la nobile Donna Maria, scomparsa
lo scorso anno, ha dedicato l’intera sua esistenza
ai bisognosi, sempre in prima linea per aiutare le
popolazioni terremotate e in guerra: per questo la
Fondazione che la ricorda ha lo scopo di promuovere
lo studio dei terremoti in tutta la provincia di
Messina, già duramente provata da disastri sismici.
Spiega Sua Eccellenza il Gran Cancelliere,
l’Ambasciatore Conte Don Carlo Marullo di
Condojanni: “In Sicilia l’Ordine ha, a Caltanisetta,
un presidio contro le calamità, provvisto di mezzi,
ambulatori mobili, roulotte in grado di aiutare
barboni ed extracomunitari, garantendo loro almeno
un pasto caldo tutte le sere. Quella mia in Sicilia
è una visita ufficiale.
I principi basilari del Cavaliere di Malta di oggi
“spiritualità, carità e servizio”.
“Per quanto riguarda il primo aspetto, la
spiritualità, non bisogna perdere di vista che
l’Ordine di Malta è un ordine religioso da sempre
animato dal desiderio di difesa della fede, ieri
contro i turchi, oggi contro le sette religiose.
La spiritualità deve essere una testimonianza di
vita, in famiglia e nella società. Abbiamo un ottimo
rapporto con Sua Santità Giovanni Paolo II e con
tutta la Curia romana: l’Ordine non è dipendente dal
vescovo, ha una autonomia che gli permette di
integrarsi sul piano dell’azione con strategie che
sono spesso diverse, riesce a entrare in alcuni
ambienti molto più dei frati e dei preti. Il secondo
punto prevede che il Cavaliere non si risparmi mai
nella sua opera, che sia modesto ne vestire,
paziente nell’ascoltare, deciso nell’agire. E’
carità dedicarsi ai poveri, agli ammalati: nel mondo
contiamo 300 ospedali, circa 1500 tra ambulatori e
cliniche; abbiamo 35.000 uomini impegnati nel
servizio di protezione civile in Germania, altri
20.000 in Francia, 3.000 in Italia, dove l’ospedale
della Magliana dispone di 640 posti letto. E poi ci
sono gli ambulatori per la lotta al diabete o alle
malattie come la lebbra e l’AIDS. E siamo sempre
presenti nei campi profughi. Il servizio che
prestiamo ci permette di sopperire alle mancanze
degli Stati soprattutto nel settore sanitario.
Prendiamo gli extracomunitari: noi li assistiamo
anche se non hanno il permesso di soggiorno. Spesso
sono portatori di malattie e se sulla loro strada
non incontrassero rappresentanti dell’Ordine le
possibilità di infezioni sarebbero ben più elevate”.
L’Ordine si pone nella posizione di mediatore tra
gli Stati. Compito non facile…
“E’ un ruolo che nasce dalla tradizione: quando
l’Ordine era a Malta i suoi Cavalieri, di
nazionalità diverse, svolgevano sempre una funzione
d’intermediazione tra Paesi in guerra tra loro.
L’Ordine era un punto di dialogo e non ha mai
abbandonato questo aspetto diplomatico. Adesso
puntiamo sulla diplomazia preventiva, ma non sempre
le parole vanno a buon fine”.
Noi occidentali diciamo ai deboli del mondo: “Vi
mandiamo gli aiuti ma restatevene a casa”. Cosa ne
pensa di questa solidarietà un po’ spaventata?
“E’ un problema che riguarda purtroppo gli Stati,
non l’Ordine. La nostra è una sanità d’emergenza ma
accanto ad essa c’è un altri tipo di opera che aiuta
a crescere. Esistono strutture dove si insegnano i
mestieri, dove i bambini vengono accolti, con le
loro mamme, a 4 anni e a 15 sanno fare qualcosa. Più
che regalare il pesce si vuole insegnare ai ragazzi
a pescarlo”
Una così fitta rete di volontari, in un mondo di
egoismi, fa ben sperare….
“Non abbiamo mai avuto una rete così grande come in
questo momento storico che, di suo, non è allegro: i
ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre
più poveri, il debito pubblico dei paesi del Terzo
Mondo è uno scandalo e per il suo azzeramento siamo
sempre più schierati”.