NAZIONI UNITE - VERTICE DEL MILLENNIO
New York, 10 settembre 2000
"Sopravvivenza, elevazione spirituale dell’uomo,
adesione concreta alla carta dei diritti dell’uomo".
Questi i tre punti chiave dell’intervento del Gran
Cancelliere dell’Ordine di Malta, Amb. Carlo Marullo
di Condojanni, al Vertice dei Capi di Stato e di
Governo alle Nazioni Unite per il Millennio,
svoltosi in apertura della 55 Sessione
dell’Assemblea Generale a New York dal 6 all’8
settembre.
Richiamandosi a questi fondamenti, che per nove
secoli sono stati e costituiscono i cardini
dell’azione umanitaria dell’Ordine nel mondo, il
Capo di Governo dell’Ordine, in linea con
l’intervento programmatico del Segretario Generale
delle Nazioni Unite, Kofi Annan ha sottolineato le
priorità che ogni Capo di Stato e di Governo deve
fare proprie, non soltanto in riferimento al ruolo
futuro dell’Organizzazione Mondiale, ma anche ed in
particolare nel profondere ogni energia, affinché
differenze ed omissioni si attenuino, e contro
l’aggravamento di squilibri a fronte di una
globalizzazione dei mercati non adeguatamente
governata.
Nel merito, l’Amb. Carlo Marullo ha sottolineato la
necessità di indirizzare verso uno sviluppo armonico
e controllato, nel rispetto dell’ecosistema, le
nuove biotecnologie applicate all’agricoltura, al
fine di garantire ai Paesi poveri agile accesso ai
mezzi di produzione, per il miglioramento della
qualità della vita, ma più spesso ed in modo più
esteso per la pura sopravvivenza.
Convergono sullo stesso piano di priorità, ha
ribadito il Gran Cancelliere, la necessità, sotto il
profilo intellettuale, di ampliare gli orizzonti
culturali nel diritto all’istruzione per
l’elevazione spirituale dell’uomo, e sotto il
profilo sociale e del diritto, di attuare netta
chiusura ad ogni discriminazione e di tutelare il
diritto a vivere con le garanzie necessarie, nella
giustizia nel suo significato più alto.
In questa prospettiva, ha tenuto a precisare l’Amb.
Marullo, il Sovrano Militare Ordine di Malta vuole
ribadire fermamente la più totale adesione
all’invito del Segretario Generale rivolto a tutte
le Nazioni per "sottoscrivere e ratificare lo
Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale,
in modo tale da consolidare ed ampliare i successi
che si sono raggiunti nell’assicurare alla giustizia
le persone responsabili di crimini contro
l’umanità".
Al Vertice Mondiale sono intervenuti oltre 100 Capi
di Stato e di Governo, che, oltre a pronunciare i
discorsi ufficiali, hanno partecipato a quattro
tavole rotonde con gruppi di lavoro interattivi in
cui sono stati affrontati tutti i temi centrali del
Vertice, sulla base del rapporto del Millennio
lanciato il 3 aprile scorso dal Segretario Generale
in preparazione del Vertice intitolato "Noi Popoli:
il Ruolo delle Nazioni Unite nel Ventunesimo
Secolo".
Il Rapporto, oltre ad offrire un piano di azione per
estendere a tutti i popoli e in ogni continente la
globalizzazione, costituisce la presentazione della
missione delle Nazioni Unite nel corso di questi 55
anni di vita, e contiene numerosi obiettivi
specifici ed iniziative programmatiche che il
Segretario Generale sta chiedendo a tutti i leader
del mondo di prendere in considerazione. Uno
speciale gruppo di lavoro, appositamente istituito
in precedenza da Kofi Annan al fine di considerare
in quale modo rafforzare le operazioni per il
mantenimento della pace, ha rilasciato il proprio
Rapporto conclusivo tempestivamente alla vigilia del
Vertice Mondiale a tutti i partecipanti.
Il Vertice ha offerto inoltre l’opportunità ai Capi
di Stato e di Governo di firmare o di depositare gli
strumenti di ratifica dei trattati multilaterali ai
quali non avevano ancora aderito, in particolare i
25 principali trattati che rappresentano gli
obiettivi fondamentali delle Nazioni Unite.
Durante la sua permanenza a New York, il Gran
Cancelliere, ospite insieme con la consorte Donna
Elisabetta, nella sede della Missione Diplomatica
dell’Ordine alle Nazioni Unite, ha avuto proficui
incontri con alcune Delegazioni governative,
presenti al Vertice, e con numerosi membri del Corpo
Diplomatico dell’Ordine.
ALL’INSEGNA DELLA SPERANZA I LAVORI DEL MILLENNIUM
SUMMIT
L’ORDINE DI MALTA RICHIAMA GLI STATI AL RISPETTO DEI
DIRITTI UMANI
Si stanno svolgendo a New York, nella sede delle
Nazioni Unite, i lavori del Millennium Summit, la
più grande riunione mai tenutasi, sul piano
mondiale, di Capi di Stato e di Governo, che ha
messo a dura prova i sistemi di sicurezza, con
l’impiego di oltre 45000 uomini impegnati, per
evitare incidenti di qualsiasi natura.
Infatti all’esterno del Palazzo di Vetro decine e
decine di gruppi portatori di istanze di
contestazione nei confronti degli ordinamenti
statuali e di altre questioni internazionali, hanno
manifestato, ininterrottamente, dalla mattina del
giorno 5, rumoreggiando ed innalzando cartelli di
ogni colore politico.
La manifestazione si è aperta con il discorso del
Segretario Generale Kofi Annan, il quale ha toccato
tutti i punti legati alla presenza delle Nazioni
Unite nel mondo e, non ultimo, quello della
sottoscrizione del trattato di Roma, riguardante la
istituzione del Tribunale Internazionale Penale per
i crimini contro l’umanità.
La sfilata degli oratori, a partire dal Presidente
Clinton, ha messo in luce come, sia pure in un
periodo non caratterizzato da contrasti di guerra
fredda, in realtà molte siano le divergenze sul
piano politico, ed ancor più difficile sia la
situazione, per il sostegno delle Nazioni Unite, sul
piano della difesa dei diritti dell’uomo. Su tale
ultimo argomento, particolarmente interessante, è
stato l’intervento del Sovrano Militare Ordine
Malta, Osservatore Permanente alle Nazioni Unite,
rappresentato dal Capo del Governo dell’Ordine,
Ambasciatore Conte Carlo Marullo di Condojanni, il
quale si è rivolto all’Assemblea Generale con le
parole che di seguito riportiamo
"Signor Presidente,
l’occasione offerta dal Millennium Summit permette
di considerare le effettive prospettive di
evoluzione, in rapporto ai programmi esposti dalla
Comunità Internazionale, in merito ai tanti problemi
che i popoli del mondo, oggi, devono affrontare, in
gran parte senza trovare una adeguata soluzione.
Il Sovrano Militare Ordine di Malta, nel rallegrarsi
con il Segretario Generale per l’alto contenuto
morale e di indirizzo del suo discorso, vuole
ricordare, con grande umiltà, ai Capi di Stato e ai
Capi di Governo qui convenuti, alcune priorità,
nella convinzione che, proprio tornando a casa, come
ha detto il Segretario Generale, essi profondano
tutte le loro energie, utilizzando i loro poteri,
affinché differenze e omissioni si attenuino
specialmente in questa fase della storia
dell’umanità in cui la globalizzazione dei mercati,
se non governata adeguatamente, può condurre ad un
aggravamento degli squilibri esistenti, rendendo più
ricchi i Paesi già ricchi e più poveri quelli già
poveri.
Molto dipenderà dal modo in cui saranno sfruttate le
nuove biotecnologie applicate all’agricoltura, che
non dovranno divenire una nuova miniera per lo
sfruttamento da parte di pochi Paesi già ricchi e
potenti, ma dovranno essere messe al servizio
dell’umanità, nel rispetto, in ogni caso, delle
fondamentali leggi della natura, così da non turbare
l’ecosistema, indirizzandolo, invece, nella
direzione di uno sviluppo armonico e controllato,
che garantisca ai Paesi più poveri un più facile
accesso ai mezzi di produzione e, quindi, se non la
soluzione, di certo, il miglioramento di un problema
secolare e cronico che non può più essere tollerato
da tutti coloro i quali hanno a cuore le sorti
dell’umanità.
Se guardiamo pertanto con grande speranza ai
progetti per la riduzione della fame nel mondo, per
il miglioramento della qualità della vita,
attraverso una almeno sufficiente alimentazione e
somministrazione di farmaci, bisogna non perdere di
vista, al di là degli aspetti di sopravvivenza, quel
che attiene all’elevazione spirituale dell’uomo,
sotto il profilo intellettuale e quindi il diritto
all’istruzione, sotto il profilo sociale e quindi il
venir meno di ogni discriminazione, sotto il profilo
del diritto a vivere con le garanzie necessarie,
anche sul piano della giustizia nel significato più
alto di questa parola.
E’ questo, d’altra parte, uno degli scopi per i
quali le Nazioni Unite sono nate, figurando tra di
essi, espressamente, il favorire comportamenti
conformi ai principi di giustizia.
Anche gli Stati cosiddetti civili, in questo mondo
che si affaccia al nuovo millennio, sono purtroppo
talvolta in ritardo nel garantire ai popoli una
giustizia efficace. Essi professano, bensì una
formale adesione alla Carta dei Diritti dell’Uomo,
ma calpestano poi tali diritti tutte le volte che
non garantiscono processi rapidi e permettono nei
giudizi penali l’utilizzazione di forme di
carcerazione preventiva, senza limiti (violando
così, di fatto, il basilare principio di civiltà
giuridica della presunzione di innocenza fino a
condanna definitiva) e, quel che è peggio, senza il
rispetto del diritto individuale ad una effettiva
difesa di fronte al potere, spesso eccessivo, di cui
gode l’accusa, con aperta violazione della regola
primaria, che dovrebbe regolare il processo penale e
cioè quello della assoluta parità di posizioni tra
accusa e difesa, di fronte ad un giudice
effettivamente in posizione di terzietà.
In questa prospettiva il Sovrano Militare Ordine di
Malta vuole ribadire fermamente la più totale
adesione all’invito del Segretario Generale rivolto
a tutte le nazioni per "sottoscrivere e ratificare
lo Statuto di Roma del Tribunale Penale
Internazionale, in modo tale da consolidare ed
ampliare i successi che si sono raggiunti
nell’assicurare alla giustizia le persone
responsabili di crimini contro l’umanità".
Molto si potrebbe aggiungere su questo argomento, ma
il tempo non lo consente. Resta la speranza che il
Millennium Summit possa effettivamente, in
accoglimento delle istanze del Segretario Generale,
stimolare forme migliori di aggregazioni
internazionali tra gli Stati, per far fronte alle
emergenze del mondo, anche in una prospettiva di
legittimo controllo universale, ormai imposto dalla
prospettiva globale in cui la Comunità
Internazionale da qualche anno si muove.
Grazie Signor Presidente e auguri per il lavoro che
tutti abbiamo davanti. "
E’ la prima volta che il Sovrano Militare Ordine di
Malta, dalla Tribuna dell’Assemblea Generale,
attraverso il Gran Cancelliere, ha dato la
testimonianza di come il mondo intero soffra le
tematiche denunciate ed ha auspicato soluzioni
definitive, non soltanto sul piano dell’azione degli
Stati, quanto sul piano internazionale, per
l’applicazione di norme inderogabili di diritto
universale.
RAPPORTO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLE NAZIONI
UNITE, KOFI ANNAN, PER IL MILLENNIO INTITOLATO "NOI
POPOLI: IL RUOLO DELLE NAZIONI UNITE NEL VENTUNESIMO
SECOLO"
SINTESI
I. Nuovo Secolo, Nuove Sfide
Il nuovo millennio e il Vertice del Millennio
offrono ai popoli del pianeta un’occasione unica per
riflettere sul destino che li accomuna, in un
momento in cui si trovano a dipendere gli uni dagli
altri come mai era avvenuto in precedenza. Ogni
popolo guarda ai propri leader per identificare le
sfide da affrontare ed agire di conseguenza. Le
Nazioni Unite possono contribuire ad affrontare
queste sfide, se i suoi Membri condivideranno un
rinnovato senso di impegno. Create nel 1945 per
introdurre dei nuovi principi nelle relazioni
internazionali, le Nazioni Unite hanno ottenuto
maggiori successi in alcune aree rispetto ad altre.
Questo costituisce un’opportunità per ridisegnare le
Nazioni Unite in modo tale da poter fare
un’effettiva e reale differenza nelle condizioni di
vita nel nuovo secolo.
II. Globalizzazione e Gestione Pubblica
I benefici della globalizzazione sono evidenti: una
crescita più rapida, standard di vita più elevati,
nuove opportunità. Tuttavia, è cominciata
un’inversione di tendenza perché questi benefici
sono distribuiti in maniera iniqua e perché il
mercato globale non è ancora sostenuto da regole
basate su obiettivi sociali condivisi.
Nel 1945, i fondatori delle Nazioni Unite crearono
un sistema aperto e cooperativo in vista di un mondo
internazionale. Questo sistema ha funzionato, e ha
fatto sì che, col tempo, la globalizzazione
emergesse. Di conseguenza noi oggi viviamo in un
mondo globale. Rispondere a questo cambiamento
rappresenta oggi una sfida di fondamentale
importanza per i leader mondiali.
In questo nuovo mondo, sempre più di frequente
gruppi e individui interagiscono direttamente
attraverso le frontiere, senza coinvolgere lo Stato.
Questo fenomeno presenta dei rischi. Crimine, droga,
terrorismo, inquinamento, malattie, armi, rifugiati
ed emigranti oltrepassano i confini nazionali e si
muovono più velocemente e in numero più ingente
rispetto al passato. Le persone si sentono
minacciate da eventi che si verificano lontano. Esse
sono inoltre maggiormente consapevoli
dell’ingiustizia e delle brutalità che avvengono in
paesi lontani, e si aspettano che gli Stati facciano
qualcosa in merito. Ma le nuove tecnologie creano
anche le opportunità per una comprensione reciproca
e un’azione comune. Se vogliamo trarre il meglio
dalla globalizzazione ed evitarne gli aspetti
negativi, dobbiamo imparare a governare meglio e a
come governare meglio assieme.
Questo non significa un governo mondiale o l’eclisse
dello Stato-nazione. Al contrario, occorre che gli
Stati vengano rafforzati. Ed essi possono
rafforzarsi a vicenda, operando assieme all’interno
di istituzioni comuni basate su norme e valori
condivisi. Queste istituzioni debbono riflettere la
realtà dei tempi, compresa la divisione del potere.
Debbono fungere anche da arena affinché gli Stati
cooperino con gli attori non statali, comprese le
imprese multinazionali. In molti casi esse hanno
bisogno di essere sostenute da reti politiche meno
formali, che possano rispondere più rapidamente al
mutamento dell’agenda globale.
Le enormi disparità nella distribuzione della
ricchezza nel mondo di oggi, le condizioni di
indigenza in cui vivono oltre un miliardo di
persone, la prevalenza in alcune regioni di
conflitti endemici, e il rapido degrado
dell’ambiente naturale: tutti questi fattori
contribuiscono a rendere insostenibile l’attuale
modello di sviluppo, a meno che non vengano prese di
comune accordo delle misure riparatrici. Una recente
ricerca che ha interessato l’opinione pubblica dei
sei continenti - la più vasta mai condotta - ha
confermato che misure del genere sono proprio ciò
che le persone vogliono.
III. Libertà dalla povertà
Nell’ultimo mezzo secolo abbiamo assistito a una
crescita economica senza precedenti. Ciononostante,
1,2 miliardi di persone sono ancora costrette a
vivere con meno di US$1 al giorno. La combinazione
di povertà estrema e di disuguaglianze estreme fra
le nazioni, e spesso anche al loro interno,
costituisce un affronto per l’umanità intera. Essa
aggrava inoltre molti altri problemi, compresi i
conflitti. E la popolazione mondiale cresce ancora
rapidamente, con un aumento che si concentra nei
paesi più poveri.
Dobbiamo agire per dimezzare, prima del 2015, la
povertà estrema in ogni parte del mondo. A tale
proposito, gli obiettivi prioritari sono i seguenti:
Raggiungere una crescita sostenibile. Questo
significa, innanzitutto, assicurare che le persone
nei paesi in via di sviluppo possano trarre
vantaggio dalla globalizzazione.
Creare opportunità per i giovani. Entro il 2015
tutti i bambini dovranno poter completare la scuola
primaria, con garanzia di pari opportunità per
maschi e femmine a tutti i livelli di istruzione.
Inoltre, occorre trovare i mezzi per garantire ai
giovani un lavoro dignitoso.
Promuovere la salute e combattere l’HIV/AIDS. La
ricerca in campo sanitario dev’essere reindirizzata
verso quei problemi che affliggono il 90 per cento
della popolazione mondiale. Entro il 2010 dovremo
aver ridotto del 25 per cento il livello di
diffusione del virus HIV fra i giovani.
Migliorare i quartieri poveri. Dobbiamo sostenere il
piano d’azione "Città senza quartieri poveri"(Cities
Without Slums), che punta a migliorare, entro il
2020, le condizioni di vita di 100 milioni di
persone che vivono nei quartieri poveri.
Integrare l’Africa. Il Rapporto sfida gli esperti e
le fondazioni filantropiche ad affrontare il
problema della bassa produttività agricola in
Africa. Esso invita inoltre i governi africani a
dare priorità al problema della riduzione della
povertà e il resto del mondo ad aiutarli in questo
compito.
Costruire ponti digitali. Le nuove tecnologie
offrono ai paesi in via di sviluppo un’occasione
senza precedenti per andare oltre gli stadi iniziali
dello sviluppo. Deve essere quindi fatto ogni
possibile sforzo per massimizzare l’accesso delle
popolazioni alle nuove reti informatiche.
Dimostrare una solidarietà globale. I paesi ricchi
debbono aprire ulteriormente i propri mercati ai
prodotti dei Paesi poveri, debbono provvedere ad una
più incisiva e rapida riduzione del debito estero ed
offrire un’assistenza allo sviluppo più consistente
e meglio indirizzata. Liberare il mondo dal flagello
della povertà estrema rappresenta una sfida per
ognuno di noi. Non dobbiamo fallire.
IV. Libertà dalla paura
Le guerre fra Stati sono diventate meno frequenti.
Ma nell’ultimo decennio le guerre civili hanno
causato più di 5 milioni di morti, e obbligato un
numero di persone enormemente superiore ad
allontanarsi dalle proprie case. Al tempo stesso le
armi di distruzione di massa continuano a gettare lo
spettro della paura. Attualmente pensiamo alla
sicurezza meno in termini di difesa del territorio e
più in termini di protezione delle persone. Per
questo la minaccia di conflitti gravi deve essere
affrontata ad ogni stadio:
Prevenzione. I conflitti sono maggiormente frequenti
nei paesi poveri, specialmente in quelli che sono
mal governati e nei quali esistono nette
disuguaglianze fra gruppi etnici o religiosi. Il
modo migliore per prevenirli consiste nel promuovere
uno sviluppo economico sano ed equilibrato, assieme
alla tutela dei diritti umani, dei diritti delle
minoranze e ad accordi politici nei quali tutti i
gruppi siano equamente rappresentati. Inoltre, il
traffico illecito di armi, denaro o risorse naturali
deve essere portato alla luce.
Proteggere i deboli. Dobbiamo scoprire dei modi più
efficaci per far rispettare il diritto
internazionale e i diritti umani, e garantire che le
gravi violazioni non rimangano impunite.
Affrontare il dilemma dell’intervento. La sovranità
nazionale non dev’essere usata come uno scudo per
coloro i quali intendano violare i diritti e la vita
dei loro simili. Di fronte agli eccidi di massa,
l’intervento armato autorizzato dal Consiglio di
Sicurezza costituisce un’opzione cui non si può
rinunciare.
Rafforzare le operazioni di pace. L’Assemblea del
Millennio è invitata a esaminare le raccomandazioni
proposte da un gruppo di esperti di alto livello,
nominati dal Segretario Generale per analizzare
tutti gli aspetti delle operazioni di pace.
Sanzioni mirate. Uno studio recente ha esaminato i
modi per rendere le sanzioni più "intelligenti" e
quindi più mirate. In futuro, il Consiglio di
Sicurezza dovrebbe far riferimento a questo studio
per definire ed applicare le sanzioni.
Puntare a una riduzione delle armi. Il Segretario
Generale esorta gli Stati Membri a controllare in
maniera più rigorosa i trasferimenti di armi di
piccolo calibro e ad impegnarsi nuovamente a
diminuire i pericoli rappresentati sia dalle armi
nucleari già esistenti, sia da una loro ulteriore
proliferazione.
V. Il nostro futuro e lo sviluppo sostenibile
Dobbiamo attualmente affrontare l’urgente necessità
di garantire la libertà delle generazioni future di
vivere su questo pianeta - e non ci stiamo
riuscendo. Stiamo dilapidando l’eredità dei nostri
figli per pagare delle pratiche non sostenibili.
Cambiare questo stato di cose rappresenta una sfida
tanto per i Paesi ricchi quanto per quelli poveri.
La Conferenza di Rio del 1992 ha posto le
fondamenta, mentre il Protocollo di Montreal sulle
sostanze che esauriscono l’ozono ha rappresentato un
ulteriore passo avanti. All’infuori di questo, le
nostre risposte sono troppo limitate, troppo modeste
e arrivano troppo in ritardo. Prima del 2002
dobbiamo riaccendere il dibattito e prepararci ad
agire in maniera decisiva nelle aree che seguono:
Far fronte al cambiamento climatico. Ridurre la
minaccia del riscaldamento globale richiede una
riduzione del 60 per cento nelle emissioni di
carbone e degli altri gas originati dall’"effetto
serra". Questo risultato può essere ottenuto
promuovendo l’efficienza energetica e facendo
maggiore affidamento sulle fonti di energia
rinnovabili. Attuare il Protocollo di Kyoto sarebbe
un primo passo in questa direzione.
Affrontare la crisi idrica. Il Rapporto sollecita
l’adozione dell’obiettivo, stabilito dalla
Conferenza Ministeriale del Forum Mondiale
sull’Acqua, di dimezzare prima del 2015 la
percentuale di persone che non hanno accesso
all’acqua pulita. Il Rapporto invita inoltre a una
"Rivoluzione Blu", grazie alla quale dovrebbe
aumentare la produttività agricola per unità idrica,
migliorando al tempo stesso la gestione dei bacini
idrici e delle pianure alluvionali.
Difendere il suolo. La principale speranza di
riuscire a nutrire la crescente popolazione mondiale
in una situazione di diminuzione delle aree
destinate all’agricoltura potrebbe risiedere nella
biotecnologia, ma la sua sicurezza e il suo impatto
ambientale sono oggetto di accese discussioni. Il
Segretario Generale sta creando una rete politica
globale per affrontare e risolvere le controversie,
in modo tale che i poveri e gli affamati non debbano
subire un danno.
Preservare le foreste, la pesca e la biodiversità.
In tutte queste aree, la conservazione è essenziale.
I governi e il settore privato debbono lavorare
assieme per favorirla.
Costruire una nuova etica di gestione. Il Segretario
Generale raccomanda quattro priorità:
Educazione del pubblico.
"Contabilità verde", per integrare l’ambiente nella
politica economica.
Normative e incentivi.
Dati scientifici più accurati.
I popoli, come del resto i governi, debbono
impegnarsi per una nuova etica di conservazione e
gestione dell’ambiente.
VI. Riadeguare le Nazioni Unite
Senza un’organizzazione forte, sarà molto difficile
affrontare queste sfide. Rafforzare le Nazioni Unite
dipende dai governi, e specialmente dalla loro
volontà di lavorare con gli altri - il settore
privato, le organizzazioni non governative e le
agenzie multilaterali - per trovare soluzioni basate
sul consenso. Le Nazioni Unite devono agire come un
catalizzatore, così da stimolare l’altrui azione. E
devono sfruttare pienamente le nuove tecnologie,
specialmente la tecnologia informatica.
Il Segretario Generale raccomanda azioni in queste
aree:
Identificare i nostri punti di forza. L’influenza
dell’ONU deriva non dal potere bensì dai valori che
esso rappresenta, dal suo ruolo nel contribuire a
stabilire delle normative globali, dalla sua
capacità di stimolare interessi e iniziative
globali; e dalla fiducia ispirata dal suo lavoro
pratico per migliorare le condizioni di vita delle
persone. Dobbiamo capitalizzare questi punti di
forza, specialmente insistendo sull’importanza della
legge. Ma abbiamo anche bisogno di adeguare le
Nazioni Unite stesse, in particolare riformando il
Consiglio di Sicurezza in modo che possa lavorare
efficacemente e beneficiare di una indubbia
legittimità. E dobbiamo ampliare i rapporti delle
Nazioni Unite con le organizzazioni della società
civile, come pure quelli con il settore privato e
con le fondazioni.
Creare delle reti per il cambiamento. Nel perseguire
obiettivi comuni dobbiamo rendere complementari le
istituzioni formali e le reti politiche informali,
mettendo così assieme le istituzioni internazionali,
la società civile e le organizzazioni del settore
privato, unitamente ai governi nazionali.
Creare dei collegamenti digitali. Possiamo impiegare
la nuova tecnologia dell’informazione per rendere
l’ONU più efficiente e per migliorare la sua
interazione con il resto del mondo. Ma per fare
questo dobbiamo superare una cultura di resistenza
al cambiamento. Il Segretario Generale sta chiedendo
all’industria della tecnologia dell’informazione di
aiutarci nel raggiungere questo obiettivo.
Far progredire la rivoluzione ‘silenziosa’. Per
affrontare le sfide del ventunesimo secolo abbiamo
bisogno di una vera riforma strutturale, di un più
chiaro consenso sulle priorità tra gli Stati Membri
e di un controllo meno importuno sulla gestione
quotidiana. È necessario che l’Assemblea Generale
prenda delle decisioni in merito - ad esempio per
includere nei nuovi mandati le c.d. "sunset
provisions" e per introdurre procedure di bilancio
basate sui risultati.
VII. All’esame del Vertice
Il Segretario Generale elenca sei valori condivisi,
che riflettono lo spirito dello Statuto e che sono
di particolare rilevanza per il nuovo secolo:
Libertà; Equità e Solidarietà; Tolleranza; Non
Violenza; Rispetto per la Natura; e Responsabilità
Condivisa. Egli esorta il Vertice del Millennio ad
adottare una serie di risoluzioni tratte dal
Rapporto come prova della sua volontà di agire
basandosi su tali valori.