duratura su tutti i popoli europei e del
mondo. L'Europa avrebbe finalmente conosciuto benessere e
tranquillità. Tale teoria era già stata delineata
dal Gattinara nella sua opera intitolata significativamente
Monarchia universale, dove aveva scritto, e ripeterà
poi nella sua Autobiografia1,che
se la corona fosse posta sul capo di Principi imbelli poteva
provocare, com'era già accaduto, soltanto rovine e
distruzione, mentre se fosse stata data a un re di grande
potenza e personalità, possessore di vasti regni e
domini, si poteva essere sicuri che l'Europa avrebbe certamente
goduto di un lungo periodo di pace e prosperità. L'ideale
programmato di pacificazione universale veniva successivamente
tradotto da un sonetto di Hernando de Acuña, capitano
e letterato dell'imperatore2,
intitolato "Al rey Nuestro Señor", da alcuni
ascritto al periodo di Filippo II, ma, secondo noi, ispirato
invece alla vittoria spagnola del 1547, riportata dall'esercito
dell'imperatore sulla Lega Esmalcaldica, e quindi diretto
alla persona dell'imperatore a cui, abbiamo detto, era legato
il giovane Acuña. Sonetto assai celebre, oggetto di
attenzione e citazioni da parte di numerosi studiosi e antologisti,
che costituisce il più bell'esempio letterario e la
più eloquente testimonianza della celebrazione del
sogno di unità morale e territoriale promosso dalla
politica espansionistica di Carlo V; ideale e aspirazione
che nel sonetto di Acuña ricevono una precisa e felice
formulazione. Recitano le due quartine del celebre sonetto:
Ya se acerca señor, o es ya llegada
La edad gloriosa, en que promete el cielo
Una grey, y un pastor solo en el suelo,
Por suerte a vuestros tiempos reservada:
Ya tan alto principio en tal jornada
Os muestra el fin de vuestro santo zelo,
Y anuncia al mundo para más consuelo
Un monarca, un Imperio, y una Espada.
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Appunto: un monarca, un impero, e una spada; e, precedentemente, "Una grey,
y un pastor solo en el suelo". L'affermazione delineata
riassume la missione provvidenziale, storicamente riservata
a Carlo V, di una monarchia universale e cristiana, modellata
sulla parola evangelica "et fiet unum ovile, et unus
pastor", molto volgarizzata nel tempo, e che ritroveremo
più avanti, in seguito alle conquiste del Nuovo Mondo
e ai trionfi europei, nelle opere di molti umanisti italiani
e tedeschi impegnati a far rivivere l'antico sogno dantesco
della monarchia universale, ciò nell'intento di superare
i particolarismi e gli antagonismi portatori di guerre e contese,
e di assicurare pace e giustizia ai popoli. Alla sua realizzazione,
invero, poco credeva la nazione spagnola, per lo più
indifferente all'idea imperiale. In effetti, scrive J.A. Maravall,
"Ningún país como España
había
sido más ajeno en su historia y en su pensamiento político
a la tradición imperial". Ecco dunque la rilevanza
straordinaria della visione e della presenza del Gattinara
come consigliere nella politica di Carlo V. La portata storica
e l'abilità politica del Gran Cancelliere sono dunque
importantissime, soprattutto se si considera il tempo difficile
in cui egli operò, così ricco e complesso di
eventi speciali. Grande giurista, raffinato diplomatico, illustre
ed abile mediatore, Mercurino Arborio di Gattinara può
essere comparato per intuizione politica al Metternich; e,
forse, il paragone pecca per difetto, se si tien conto del
forte senso del potere dei regnanti di allora, o della generale
ignoranza e arretratezza dei popoli e della povertà
dei mezzi di comunicazione in cui il cancelliere è
costretto a operare in quel travagliato corso della storia.
In ogni modo, sappiamo, tra la seconda metà del XV
secolo e i primi decenni del secolo successivo, l'Europa e
il mondo intero assistettero
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[1]
L' Autobiografia, redatta in latino, probabilmente
nel 1529, è rimasta incompleta giacché non
comprende gli ultimi mesi della vita del cancelliere. Il
testo manoscritto in bella scrittura umanistica, intitolato
Historia vite et gestorum per dominum magnum cancellarium,
comprende 47 pagine, ed è stato tradotto e diligentemente
annotato da Giancarlo Boccotti, che ha curato una splendida
edizione dell'opera (Roma, Bulzoni, 1991).
Presso l'Archivio di Stato di Vercelli si
conservano anche due documenti del sec. XVII: una trascrizione
dell'Autobiografia che porta il titolo Vita Mercurini
Arborij Domini Gattinarie Magni Cancellarij Caroli Quinti
Imperatoris, utilizzata da C. Bornate nella prima pubblicazione
del manoscritto: Historia vite et gestorum
(Mercurino
Arborio di Gattinara), in "Miscellanea
di storia italiana", serie III, tomo XVII, Torino,
1915, pp. 231-585; e un registro di 92 pagine contenente
una traduzione italiana intitolata Vita del Gran Cancelliere
Mercurino, e carte relative, che tuttavia presenta alcune
parti mancanti, all'inizio e alla fine del testo, come informa
debitamente una nota preliminare di M. Cassetti nella citata
Autobiagrafia (p.13).
[2] Sull'autore, cfr.
la monografia di G. Morelli, Hernando de Acuña,
un petrarchista alla corte di Carlo V, Parma, Studium
Parmense, 1977.
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