pianeta europeo. Tutti i suoi sforzi, le sue intuizioni politiche
e la sua preparazione di esperto giurista vengono messe al
servizio della medesima causa, a favore cioè del sogno
di un impero universale e cristianesimo, la cui premessa indispensabile
parte da un'Europa unita e fedele al precetto evangelico di
Giovanni, ribadito poi dalla lettera di Pietro: "Erratis
enim sicut oves errantes, sed conversi estis nunc ad pastorem".
Un passo dell'autobiografia del Gattinara è assai eloquente
in questo senso:
"L'Altissimo, che tutto può,
sembrava aver posto le sorti della pace e della guerra nelle
mani di Carlo. Non perché abusasse del favore e della
grazia divina, ma perché, caduto ogni pretesto, potesse
mirare alla crescita e alla elevazione della religione cristiana,
concedere ai credenti serenità e pace, por fine a ogni
spargimento di sangue fraterno, mettere in campo milizie,
armi e insegne, votate alla vittoria contro i nemici della
vera fede, i perfidi turchi, i falsi cristiani e gli eretici.
In una parola, fare tutto quello che conviene a un imperatore
cristianissimo, a un re cattolico, al protettore e difensore
della sede apostolica e della santa romana chiesa. In questo
modo, l'eredità di Pietro, fondata sulla pietra, sarebbe
potuta diventare più salda e le pecore erranti venir
ricondotte all'ovile del loro pastore, nel seno e nel gregge
della santa chiesa12".
Nelle laboriose trame intessute dal Gattinara,
i suoi generosi sforzi tendono sempre a una condizione da
lui considerata indispensabile per il raggiungimento dell'unità
europea: la conquista della pace. Anche nelle diverse discordie,
nate tra il suo signore Imperatore e Francesco I di Francia,
il Cancelliere riferisce episodi quasi al margine del dibattito
politico, episodi che hanno però come obiettivo principale
quello della ricerca della pace. è significativo l'incontro
riferito sui messaggeri di Margherita d'Austria, zia dell'Imperatore,
e quelli della madre del re francese, che
|
s'incontrano a Saragoza per riferire sulle condizioni da patteggiare
sul ristabilimento della pace. Scrive il Gattinara:
"Le due dame, tanto autorevoli e prestigiose
e in qualche modo legate da vincoli familiari a ognuna delle
due parti, insistevano sul fatto che si affidasse loro l'onere
di cercare la pace. Guidate dall'amore materno si sarebbero
accinte ad un'opera così sacrosanta con tutta la passione
del loro cuore e avrebbero perseguito con totale dedizione
l'obiettivo di un avvenire sereno e sicuro per i loro figli;
avrebbero posto la ragione e il torto suoi piatti di una bilancia
più giusta ed equa. Con l'affettuosa premura di due
madri avrebbero esercitato il loro arbitrato13".
Accanto alla visione europeista propugnata
dal Gattinara, insieme all'amico ed estimatore Erasmo da Rotterdam,
e su cui stiamo insistendo, non si può disgiungere
la sua politica nei confronti delle amministrazioni delle
Indie, nel suo ruolo di Cancelliere a vita della "Audiencia
real" dell'isola Española, l'attuale Santo Domingo.
Lo studioso Luigi Avonto, nel suo citato libro Mercurino
Arborio di Gattinara e l'America (1981), ha recuperato
una serie importante di documenti inediti relativa alla storia
della conquista americana, dove è possibile vedere
la condotta ispirata a equilibrio e saggezza del Cancelliere
che consiglia l'Imperatore, come scrive, "di inviare
in America religiosi esperti ad evangelizzare gli indios,
affinché la fede cristiana potesse trionfare, ma non
consentire che quei sudditi soffrissero la schiavitù
e la tirannia". Come sappiamo, Bartolomé de las
Casas si adoperò in difesa degli indios e a loro favore
intraprese una grande campagna, denunciando le violenze e
le sopraffazioni compiute contro di loro e sollecitando il
sovrano a porre al più presto rimedio ad una situazione
di estrema gravità. Un suo progetto, sottoposto ai
consiglieri dell'imperatore, purtroppo naufragato a causa
degli ostacoli frapposti dai colonizzatori,
|