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In
Esilio
sule
a Trieste dove stabilisce, sotto la protezione
dell'imperatore d'Austria, la sede provvisoria
dell'Ordine, Fra' Ferdinando von Hompesch invia
alle grandi potenze una protesta per il
tradimento di Napoleone. Il generale ha violato
apertamente la neutralitá di Malta ed egli
afferma di ritenere sempre valida la sua
sovranitá sull'isola che gli é stata tolta con
la forza. Contro il sopruso protestó anche il re
di Napoli e Sicilia, ma tutto restó come prima.
Il comportamento dei francesi indurrá peró ben
presto i maltesi a ribellarsi, consentendo cosí
alle potenze europee di intervenire. Il comando
delle operazioni sará assunto dagli inglesi che,
alla fine, occuperanno l'isola impadronendosene.
Intanto, come era facile prevedere, la perdita
di Malta ebbe pesanti ripercussioni tra i membri
dell'Ordine. I Cavalieri del Gran Priorato di
Russia e quelli polacchi dichiararono decaduto
von Hompesch e il 7 novembre del 1798 elessero
Gran Maestro lo Zar Paolo I. Una situazione che
mise la Santa Sede in grande difficoltá. Il
Pontefice romano non poteva accettare che un
solo Gran Priorato, in maniera assolutamente
contraria a qualsiasi regola canonica, deponesse
il capo dell'Ordine di San Giovanni addirittura
prima che il predecessore avesse abdicato. A
questo andava aggiunto che, oltre a non essere
cattolico, Paolo I era sposato. Pio VI rifiutó
energicamene di riconoscere il sovrano come Gran
Maestro anche se, minacciato da Napolcone,
vedeva nell'impero russo un possibile alleato.
Intanto, convinto dalla corte di Vienna che
aveva bisogno dell'aiuto russo, il 6 luglio del
1799 von Hompesch abdicava. Un passo importante
poiché, anche se non «dejure», Paolo I diveniva
Gran Maestro «de facto».
Benché ortodosso, lo Zar rispettó la cattolicitá
dell'Ordine sotto tutti gli aspetti e in un
momento storico cosí confuso e difficile come
quello provocato dalle guerre napoleoniche, egli
finí per salvare la continuitá storica della
Milizia di San Giovanni.
Ma nella notte tra l'11 e il 12 marzo del 1801,
Paolo I veniva ucciso nel castello di
Michajlovskij a Pietroburgo. Pur assicurando
all'Ordine la sua protezione, il figlio
Alessandro I non reclamó per sé il Gran
Magistero e per eleggere il successore del
padre, propose che ogni Lingua scegliesse nel
suo seno alcuni candidati da sottoporre al
Pontefice, al quale riconosceva il diritto di
nominare il Gran Maestro. Una procedura insolita
che, data la situazione, fu accettata anche dai
firmatari del trattato di Amiens (1802) che
aveva intanto previsto la restituzione di Malta
ai Cavalieri.
Il 9 febbraio del 1803, Pio VII nominó Gran
Maestro Fra' Giovan Battista Tommasi al quale,
da San Pietroburgo, lo Zar spedì le insegne che
erano state di suo padre. Fissata la residenza a
Messina, come primo atto Tommasi incaricó il suo
Luogotenente di stabilire, con i rappresentanti
delle potenze europee, la procedura per la
riconsegna dell'isola. Le speranze dei
Gerosolimitani di tornare nella loro antica
patria si dimostreranno, peró, ben presto vane.
Con il trattato di Parigi del 30 maggio del
1814, Malta fu definitivamente assegnata alla
Gran Bretagna e a nulla valsero i reclami e le
proteste presentase dai delegati dell'Ordine ai
Congressi di Vienna e di Aquisgrana. Vano anche
il tentativo fatto, al Congresso di Verona, di
ottenere qualche altra isola.
Nel 1805 moriva a Catania dove aveva trasferito
il convento, il Gran Maestro Tommasi. A causa
degli eventi bellici i rappresentanti delle
diverse Lingue non riuscirono a riunirsi e il
Papa autorizzó il Consiglio Compito a eleggere,
a norma delle Costituzioni, un Luogotenente di
Gran Maestro.
Ancora anni difficili, alla ricerca di una
sistemazione decorosa. Ma finalmente, dopo una
breve parentesi a Ferrara, nel 1834 il
Luogotenente Fra' Carlo Candida sceglieva come
sede l'antico palazzo Malta a Roma che era stato
la residenza del rappresentante della Religione
presso il Romano Pontefice.
Dopo tanto peregrinare, i Giovanniti approdavano
nella capitale della Cristianitá, trovando la
soluzione piú logica ai loro numerosi problemi.
La maggior parte dei Priorati ormai non esisteva
piú e centinaia di Cavalieri erano dispersi,
senza guida, nelle varie nazioni. Era necessario
riorganizzare al piú presto la loro azione e
dimostrare la vitalitá di una istituzione che,
pur non disponendo piú di un territorio,
continuava ad essere riconosciuta come ente
sovrano dalle potenze europee. Un lungo e
complesso lavoro di ricostruzione attendeva gli
uomini della bianca Croce Ottagona che avrebbero
dovuto affrontare, ancora una volta, anni di
fatiche e di impegno. Ma, come a Rodi e a Malta,
anche nella Cittá Eterna i figli di San Giovanni
sapranno raccogliere il glorioso vessillo della
"Sacra Milizia" e riprendere il loro difficile
cammino nella storia.
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