Il Gran Maestro Fra' Pietro d'Aubusson ha previsto da tempo le mosse del nemico e ha giá ordinato la mobilitazione di tutte le forze a sua disposizione. Ha inviato messaggeri ai principi europei con la richiesta di uomini e mezzi, ma ha ottenuto soltanto promesse o risposte evasive. Unico aiuto, quello portato da un italiano, Benedetto della Scala che comanda un contingente di uomini armati a sue spese. Con lui c'é anche il fratello del Gran Maestro, Antonio d'Aubusson.

I turchi non perdono tempo. Nel tentativo di demoralizzare i rodioti, investono anche l'abitato con una pioggia di proiettili, ma rifugi adeguati a proteggere i bambini, i vecchi e gli ammalati sono stati approntati per tempo. E il 24 maggio, concluso il massiccio bombardamento, i comandanti ordinano il primo assalto. Sono convinti di avere rapidamente ragione degli assediati, ma la tenacia dei Gerosolimitani smentisce le facili previsioni del sultano e l'assedio si protrae per due mesi. Il 27 luglio i musulmani sferrano quello che nei loro piani, dovrebbe essere l'attacco definitivo. Piú di 3500 proiettili sono caduti sulla cittá nel corso del cannoneggiamento che é durato settimane e che ha ridotto alcuni punti della cinta muraria a un cumulo di rovine.

Ed é contro quei varchi che il comandante delle fanterie, il rinnegato Nisha Paleologo, impiega le sue truppe migliori: 2500 giannizzeri e altre migliaia di soldati circondano la Torre d'ltalia e piantano sugli spalti le bandiere del profeta. Tutto sembra perduto, ma la reazione é immediata. Guidati dal Gran Maestro, i Cavalieri affrontano in un cruento corpo a corpo il nemico che, alla fine, é costretto a retrocedere. Nonostante le numerose ferite riportate, Fra' Pietro d'Aubusson non si stanca nell'esortare i suoi a respingere gli avversari che tornano piú volte alla carica.

Una sanguinosa giornata il cui esito, insieme con la notizia di un imminente arrivo di rinforzi, induce il Pasciá Paleologo a rinunciare all'impresa. La tracotanza musulmana si é infranta contro quella piccola isola e l'Europa puó guardare con rinnovata speranza alla Sacra Milizia, come all'unico baluardo contro l'Islam. Maometto II deve amaramente ammettere, che un pugno di uomini é riuscito a battere l'impero degli Onsmalli. Una sconfitta alla quale non riuscirá mai a rassegnarsi e che vorrá ricordata sulla sua tomba, sulla quale fará scrivere: «Volevo conquistare Rodi e l'Italia».

All'indomani della vittoria, i Gerosolimitani sono nuovamente al lavoro per ricostruire la cittá e le mura devastate dalle artiglierie. La loro missione è quella di combattere gli infedeli e sanno che le occasioni non mancheranno.

Per volere del papa Alessandro VI, fra il 1499 e il 1503 viene costituita una Lega della quale fanno parte la Francia, la Spagna, il Portogallo e Venezia. L'Ordine affianca le sue galere alle navi dell'armata cristiana: grandi i progetti, lodevoli le intenzioni ma modesti i risultati e, alla fine, sará lasciato solo ad affrontare l'eterno avversario.

Convinti di sorprendere gli Ospedalieri, i turchi riprovano ancora nel 1503. Sperano di sfruttare la sorpresa, ma l'immediata risposta li costringe a ritirarsi con gravi perdite. In Europa, intanto, le continue lotte tra le varie nazioni finiscono per indurre alcuni stati a rivedere la propria posizione nei confronti dell'lslam e, in piú occasioni, la Francia cristiana stringerá alleanza con i turchi. Anche Venezia, preoccupata per i suoi commerci, intrattiene cordiali rapporti con Costantinopoli e biasima, attraverso i suoi ambasciatori, l'ostinata volontá dei Cavalieri a opporsi allo strapotere musulmano nel Mediterraneo, considerando esagerate certe loro preoccupazioni circa il pericolo di una eventuale offensiva contro l'Occidente.

Ma nel 1520 sul trono degli Onsmalli sale Solimano II, un giovane ambizioso e geniale: per l'Europa sará il Magnifico, per l'Islam il Legislatore, per gli Ospedalieri un nemico spietato. Ha le idee chiare e la sua prima mossa é quella di conquistare Belgrado: ormai padrone dell'Ungheria, puó minacciare facilmente l'Europa via terra. L'altro baluardo cristiano é sul mare: i Giovanniti non gli permettono di consolidare la supremazia della sua flotta e pertanto vanno eliminati. Il destino dell'Ospedale é deciso: Solimano ordina ai suoi generali di attaccare.

La notizia non sorprende il Gran Maestro Fra' Filippo de Villier de l'Isle Adam che dispone in tutto di seicento confratelli e 5000 uomini. Presentendo il pericolo ha inviato richieste di aiuto a tutti i sovrani cattolici, ma nessuno si é detto disposto a fornire rinforzi.

L'Ordine é solo di fronte all'impero ottomano. Invano il Papa Adriano VI esorta i principi ad accorrere in soccorso dei Gerosolimitani. I suoi appelli restano inascoltati, mentre sull'ultima roccaforte cristiana sta per abbattersi una tempesta di fuoco.

La mattina del 6 giugno del 1522, gli uomini di vedetta sulle torri si sentirono mancare il cuore alla vista della flotta che si andava delineando all'orizzonte. Centinaia di navi cariche di armati si avvicinavano lentamente. Riuniti i Cavalieri, il Gran Maestro ricordó con brevi parole l'impegno assunto al momento di indossare l'abito gerosolimitano: combattere gli infedeli anche a costo della vita e dimostrarsi degni del privilegio di appartenere alla Sacra Milizia.

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