Don Hugo O'Donnel
  Vorrei essere un po' più ottimista e non pensare tanto alla personalità depressiva o dei genitori o dei nonni dell'Imperatore ma ad un'altra spiegazione alla depressione. Penso che la personalità dell'Imperatore era troppo grande per i popoli che lui governava. Egli era il Re di Spagna ma anche delle Fiandre, era il possibile imperatore della Germania e aveva sotto di sé popoli che avevano degli orizzonti, degli scopi limitati. I Castigliani avevano fatto la Reconquista e pensavano di avere finito la loro storia con l'espulsione degli Arabi. Gli Aragonesi erano arrivati a fare grosse conquiste nel Mediterraneo, a Napoli ed in Sicilia e pensavano di arrivare anche a Gerusalemme. Nelle Fiandre predominava la visione economica, ci si sentiva al centro di una città dal grande sviluppo economico. I tedeschi si identificavano con i vari principi che lottavano, l'uno con l'altro, per diventare imperatore. Egli si trova ad essere re di tutti, si sa e si sente più forte dei suoi singoli popoli. È per questo che deve lottare a lungo per convincere le Corti ed il Parlamento in Spagna, i castigliani, per farsi dare il denaro per diventare Imperatore. È per questo che deve andare da una Corte all'altra chiedendo denaro od aiuto, è per questo che lui deve di tanto in tanto, come un Cavaliere di Rodi, richiamare l'esercito ed andare ad Algeri o a Tunisi, per far vedere che l'Imperatore guida i suoi eserciti. Ora penso che quando il Re, l'Imperatore, è più grande dei popoli che lui governa, deve sentirsi depresso vedendo che non lo seguono come vuole; e visto che lui aveva un'idea grandiosa dell'unione cristiana, dell'Impero ma aveva a che fare con un Re cristianissimo in Francia che si era alleato con il Turco, doveva per forza sentirsi profondamente depresso. E quando vide infine, che la Santa Sede si alleò con Francesco e con il Turco contro l'Imperatore, quella depressione dovette acutizzarsi ancora di più. Dunque io penso che la sua depressione non fosse soltanto una patologia ereditata, ma la conseguenza del vedersi più grande del proprio Impero. Grazie.

Luis de Llera
  Grazie per questa difesa dell'Imperatore, che io considero come mio in quanto spagnolo ma voglio sottolineare un paio di cose. Certamente i fatti erano così grandi da potersi sentire in certi momenti esaltati, ed in altri momenti depressi, fra alti e bassi ma è vero pure, ed io non sono e non voglio essere uno psichiatra che a venticinque anni, affermare di essere troppo vecchio per governare presupponga una decisione precoce. Venticinque anni, siamo nel 1525, siamo all'inizio. Egli aveva appena vinto la battaglia di Pavia contro quel Re che lei ha citato prima, contro Francesco I di Francia, e l'aveva fatto prigioniero, portandolo a Madrid. Ma non c'è dubbio che Carlo V aveva un'idea imperiale che superava l'idea medievale. Si vede dal suo impegno nell'essere ovunque presente. Ma è chiaro che il senso dell'Impero che si poteva avere nel 1500 non era il senso dell'Impero che poteva avere Napoleone, con la stessa amministrazione, la stessa giustizia, lo stesso esercito. Il senso dell'amministrazione non c'era, il senso della giustizia uguale per tutti non c'era. Inoltre vorrei aggiungere un'annotazione: io sono praticamente sicuro _ la storia lo dimostra _ che fra le guerre con la Francia che, in fin dei conti, era una nazione tra le altre, e la conquista e la pacificazione dell'America, che era tutto un Continente, Carlo V fosse molto più preso dalla lotta contro il Francese. Egli si sentiva più Re della Spagna e delle Fiandre e lottava contro il nemico francese, che era il grande concorrente in Europa, trascurando un po' tutto quel grande Impero che andava dal sud dell'Argentina fino alla Florida ed alla California. L'argomento è veramente complesso. Sono d'accordo con lei su molti punti ma la invito a pensare anche a quanto ho detto, soprattutto queste mie ultime osservazioni sull'America e la Francia.

Don Hugo O'Donnel
  I would like to be a little optimistic and suggest another explanation for his depressions rather than a depressive personality of his parents or grandparents.

  I think that the emperor's personality was too big for the peoples he governed. He was King of Spain but also of Flanders, he was the possible Emperor of Germany and ruled over peoples with limited horizons and possibilities.

  The Castilians had achieved their Reconquista and thought they had finished their story with the expulsion of the Arabs. The Aragonese had achieved great conquests in the Mediterranean, in Naples and Sicily and even thought of reaching Jerusalem. In Flanders, the economic vision predominated, one felt oneself in the centre of a city with a flourishing economy.

  The Germans identified with the various princes who fought, one against the other, to become emperor. Charles V found himself king of all these, he felt himself to be stronger than his individual peoples. This was why he had to fight a long battle to convince the courts and parliament in Spain, the Castilians, to give him the money to become emperor.

  This is why he had to go from one court to another asking for money or aid, this is why every so often he had, as a knight of Rhodes, to call up the army and go to Algiers or Tunis, to show that the emperor was leading his soldiers.

 I think that when the king, the emperor, is greater than the people he governs he must feel depressed when he sees that they don't follow him as he wants; and since he had a great idea of Christian unity, of the empire, but had to deal with a very Christian king in France who had formed an alliance with the Turks, it wasn't surprising that he felt profoundly depressed.

  And finally when he saw that the Holy See was joining forces with Francis and with the Turks against the emperor, that depression must have become even more acute. Therefore I think that his depression was not only an inherited pathology but the consequence of seeing himself greater than his empire. Thank you.

Luis de Llera
  Thank you for this defence of the emperor, whom I consider mine as a Spaniard, but I want to point out a couple of things. Certainly events were such to make one feel exalted at one moment and depressed at the other, but it is also true - and I am not and not attempting to be a psychiatrist - that someone who at twenty-five years of age claims he is too old to govern is making a premature decision. Twenty-five years, we are in 1525, we are at the beginning. He had just won the battle of Pavia against that king you cited earlier, against Francis I of France, and had taken him prisoner and brought him to Madrid. But there is no doubt that Charles V had an imperial idea that went beyond the mediaeval idea. It is obvious in his commitment to be present everywhere.

  But it is clear that the sense of the empire that one could have in 1500 was not the sense of the empire that Napoleon could have, with the same administration, the same justice and the same army. There was no sense of administration, there was no sense of justice equal for all. I would also like to add something more. I am practically sure - and history proves it _ that between his wars with France that, in the end, was a nation like any other, and his conquest and pacification of America, which was an entire continent, Charles V was much more involved with the fight against the French. He felt more King of Spain and Flanders fighting against the French enemy, who was his great competitor in Europe, and he tended to neglect the great empire that ranged from south Argentina up to Florida and California. The matter was extremely complex.

  I agree with you on many points but I would invite you to think about what I have said, and especially my last comments on America and France.

 
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