cieco e sprovveduto, non si può fare a meno di porre
delle riserve sullo stesso agire razionale, in quanto la totalità
della persona umana richiede anche l'intervento dell'affettività,
che è l'espressione della volontarietà operativa
e raccoglie in unità tutte le facoltà dell'essere
umano.
Oggi, abbiamo avuto degli esempi della necessità
di unire al ragionamento l'affetto, come ha dimostrato la
psichiatria, ove la schizofrenia è data proprio da
questa lucidità razionale senza che la stessa venga
ad essere inquadrata nel complessivo modo di essere della
persona. Lo schizofrenico - come è nella esposizione
del mio maestro D. Pisani - per provare il rasoio da lui affilato
taglia la gola alla madre e richiesto del perché del
gesto, dà questa ingenua risposta "Volevo vedere
se era bene affilato". Questo esempio lumeggia la necessità
di completare l'esame motivazionale nel più ampio quadro
dei valori e delle realtà umane.
Così, estremamente - freddamente
- razionale è l'azione di A. Hitler che per rivendicare
il diritto della Germania, conculcato dalle inique condizioni
del trattato dei vincitori della prima guerra mondiale, non
esita a condurre la più grande guerra della storia
guidata con estrema razionalità, in cui lo stesso eccidio
del popolo ebreo risponde ad un'estrema - astratta - logica
di aggredire in radice i mali che attanagliavano la Germania.
La razionalità non corretta dalla totalità dell'essere
umano, porta ad agire in modo peggio che bestiale, aggiungendo
la forza dell'intelligenza alla forza muscolare.
La motivazione per essere completa e per
essere quindi veramente degna dell'operare umano deve inquadrare
i motivi razionali che portano ad un determinato obbiettivo
in un insieme che rispetti tutto l'ordine dell'essere umano.
In modo sintetico e certamente approssimativo, si può
dire che la motivazione umana deve includere i fini che si
intendono perseguire, conosciuti razionalmente, indicando
anche i mezzi con i quali si vogliono perseguire quegli obbiettivi.
Questa stessa impostazione, come detto, pone in risalto il
fatto che la ragione da sola non è sufficiente per
guidare l'operare concreto dell'uomo, che è fatto,
oltre che dalla ragione, anche dall'affetto, che trova la
sua base nel sentimento, senza esaurirsi in esso.
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Proprio la migliore considerazione
della modalità operativa dell'uomo apre strade diverse
e permette di intendere con minore superficialità, la
complessità dell'animo umano, che non può essere
chiuso nei limiti di razionalità, come è troppo
chiaro.
Questa impostazione che è stata resa
più evidente - razionale - proprio dallo studio della
psicologia impostata come scienza e quindi rispettosa del metodo
scientifico fondamentale, basato sulla verifica offerta dalla
sperimentazione, deve essere oggi preferita quando si vuole
studiare compiutamente anche il problema della motivazione dell'azione
umana. In questo modo si deve fare ricorso a quanto viene inteso
come volontà. La volontà, come detto in altra
occasione (7), è la sintesi
dell'essere umano che si precisa come volontà di bene,
di fare il bene. Tutte le possibilità dell'uomo divengono
utili, divengono effettivamente potenzialità per realizzare
l'imitazione di Dio, quando sono inquadrate opportunamente in
questa volontà di bene.
L'agire umano deve essere determinato dalla
volontà di bene che riesce a raccogliere in uno schema
operativo unico tutte le possibilità dell'essere umano.
L'unità dell'essere umano che non è solo razionalità,
ma comprende la stessa corporeità che ha manifestazione
nel sentimento, ma che trascende anche questa stessa corporeità
in una posizione che non può più essere considerata
sommatoria di elementi e cose diverse, fra loro separate, ma
ha una sua intrinseca unità, un suo olismo, che è
totalità permessa dall'essere dello spirito che è
costituente essenziale, non prigioniero, dell'uomo. Questa impostazione
totalizzante consente di intendere opportunamente il modo di
essere dell'uomo, che non può esser frazionato, diviso,
dal momento che la separazione, la divisione fra le parti, porta
alla dissoluzione dell'unità che è invece la caratteristica
di base e di partenza per lo stesso essere dell'uomo.
Prima di chiudere il discorso, si deve, per
intendere più compiutamente questo operare, considerare
che l'operazione dell'uomo non è legata solo a quanto
lo riguarda, ma deve costantemente rapportarsi all'altro, come
da tempo andiamo insistendo, non essendo possibile studiare
la realtà psicologica chiusa all'interno dell'individualità,
essendo necessario che la persona si |
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[7] Funzione del movimento
nell'economia umana. - Il movimento, in biologia, è assicurato
da un insieme di elementi che sono finemente predisposti in modo
da garantire tanto lo spostamento complessivo degli organismi
completi nello spazio ambientale, quanto i movimenti semplici
delle singole parti nell'interno stesso dell'organismo considerato,
passando dalla molecola motrice che opera singolarmente, all'interno
della cellula, alla costituzione di miliardi di elementi che determinano
lo spostamento di pesi notevoli, come quelli di un elefante.
La possibilità di avere effetti complessivi e complessi
non deve impedire di ricercare il senso diretto e proprio di ogni
azione di movimento, in particolare quando si viene a studiare
un'organizzazione complessa, come è quella umana, che non
rientra più nell'ambito della biologia, essendo in grado
di avere un'altra dimensione, quale è quella psicologica.
Tutto ciò va opportunamente notato, per evitare di confondere
una finalità particolare e propria di una singola struttura,
con l'operazione totale che risulta appunto per l'azione complessiva.
In altri termini l'attività motoria muscolare umana pur
avendo, innegabilmente, il valore, il significato e la finalità
di determinare spostamenti di gravi, non per questo non ha altre
ripercussioni, che poi possono essere di maggiore interesse nell'economia
generale umana.
Nel corso di studi ed esposizioni didattiche, negli anni "90
si è avanzata l'ipotesi della biella informatica (cfr.
A. Nigro, La didattica al centro dell'insegnamento, Quaderni Psicologia
Applicata, Palmi, 1995, 5, 15), attribuita al sarcomero, in quanto
tale struttura, che prevede il movimento di va e vieni dei filamenti
di actina, determina anche un segnale informazionale che dalla
molecola proteica raggiunge il DNA nucleare della fibra muscolare.
In definitiva un movimento, che nell'insieme dei sarcomeri che
costituiscono la fibra muscolare e quindi i muscoli, serve alla
contrazione muscolare con tutti gli effetti già noti, a
livello elementare, nella circuitazione fra sarcomero e nucleo
corrispondente all'interno della fibra muscolare, ha un'altra
funzione, quella di tradurre il predetto movimento in informazione
per il DNA del nucleo.
In un lavoro che si va impostando si vuole considerare proprio
la relazione fra movimento, informazione e possibilità
di ordine psicologico come è quella del pensiero (cfr.
A. Nigro, La duty ratio: dal rigor mortis al pensiero,in corso
di preparazione). La durata del collegamento fra miosina ed actina
può variare da un atteggiamento stabile, come nel rigor
mortis, ad un fenomeno estremamente rapido, come si ha nel movimento
nel sarcomero che non deve produrre solo energia meccanica, quanto
piuttosto informazione per i centri nervosi.
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