dell'essere umano. Questo principio, d'altra parte, come più volte notato, è alla base dell'impostazione del diritto, che si fonda sulla forza, che vorrebbe controllare e limitare, come della giustizia che tende a far pagare chi ha sbagliato. Tutta l'impostazione razionale - per quanto abbia certamente degli aspetti seducenti - è estremamente pericolosa e delittuosa. Proprio l'impostazione razionale arriva a statuire la possibilità di fare la guerra come cosa giusta. La guerra giusta - l'assurdo che deriva direttamente dall'assurdo anzidetto, si vis pacem, para bellum - è la definizione che razionalmente non può essere accettata, dal momento che la guerra è la cosa più ingiusta, per il modo di procedere e di realizzarsi, mentre verrebbe ad essere definita giusta: la contraddizione che nol consente è alla base della guerra giusta, della razionalità intesa come il tutto dell'essere umano.
Il procedere del nostro ragionamento è in ordine con un problema specifico che non si vuole sottacere. Si è partiti dalla considerazione della motivazione per ricercare, scientificamente, il modo di essere del Cavaliere di Malta. Le osservazioni già esposte - per quanto certamente sommarie e dirette principalmente all'osservazione di questioni astratte e teoriche - hanno posto in evidenza che l'operare concreto dell'uomo deve essere guidato dai principi e deve essere poi concluso dal sentire concreto della persona. Nella motivazione deve essere ricercato l'elemento razionale fondamentale che ispira l'azione e deve essere poi tenuto presente il fatto storico, ovvero le condizioni concrete per l'operare umano. In questo senso, si è visto che l'ispirazione o motivazione del Cavaliere era certamente la Fede, non a caso i Cavalieri sorgono proprio all'origine del secondo millennio, quando il precedente era stato animato soprattutto dalla Fede, come già osservato. Ma nel momento in cui il Cavaliere ha dovuto coniugare la sua ispirazione con la condotta concreta, si è trovato dinanzi il dato storico del valore della ragione. Il secondo millennio essendo caratterizzato dalla valutazione della ragione. Le contraddizioni che sono state presenti nella storia dell'Ordine dei Cavalieri di Malta sono legate a questa valutazione dello storico, del valore cioè che la cultura del secondo millennio dava della ragione. Per questo - senza volere giustificare

quello che è stato un errore - si deve riconoscere che l'ispirazione nobile, cristiana, del Cavaliere si è ammantata delle modalità operative del millennio in cui si è venuta a trovare, facendo la guerra in vista della pace.
Allora, l'opera del Cavaliere deve essere giudicata sulla base di quella che è la sua motivazione, motivazione che si trova essenzialmente nell'ispirazione cristiana, mentre il suo concreto operare cade nel campo di quello che è l'esemplarità offerta dalla società del tempo. Lungi da me l'intenzione di voler giustificare quanto di erroneo, quindi di ignobile e riprovevole, sia stata concretamente attuato, si vuole solo con un esame che si ritiene diretto soprattutto a ciò che è più importante e fondamentale, richiamare l'attenzione sui limiti - conseguentemente sugli errori e gli orrori - del millennio che si va a chiudere. La considerazione squilibrata dell'essere umano, considerato come essere razionale, è alla base di tutti gli errori che poi in pratica si manifestano contraddittori anche nelle stesse questioni e nelle impostazioni che avevano animato l'agire comune.
Naturalmente, sarebbe facile - anche se presenta qualche rischio di impostazione demagogica - far notare che l'errore principale, l'errore per aver dato tutta l'importanza alla ragione, dipende dagli ottimati proprio da coloro che avrebbero dovuto essere più in grado dei semplici di avvertire l'errore e le necessità di essere umili per evitare di dare soluzioni di problemi che non si era in grado di valutare compiutamente.


4. Il terzo millennio, intervento dell'intuitio. La scoperta del digitale, globalità elementare. L'affettività (microgenesi), globalità della persona. Si vis pacem, para communicationem. Dualità come base, necessità dell'altro.

Non certo per deformazione professionale, si deve riconoscere che l'intervento della psicologia, intesa come scienza, ha determinato una crisi delle scienze (14). Non perché non possa essere fatta della psicologia scientifica, ma perché è stato necessario apportare alcune modifiche al modo di fare, di osservare, il fenomeno, modificazioni che hanno evidenziato l'importanza dell'informazione

[14] A. Nigro, Dalla neurosinapsi alla psicosinapsi, "Nuovi Ann. Magistero Messina", 1989, 7, 823.

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