al posto dell'energia. Questa diversa angolazione di osservazione
- a parere nostro, forse in questo affascinato dalla propria
specializzazione - ha permesso di completare la comprensione
scientifica della realtà ed ha raccordato cose che
non erano pienamente e globalmente intese.
Fatto è che l'attenzione della psicologia
alla realtà umana ha convalidato la necessità
di considerare l'altro, per potere intendere pienamente il
fatto psichico, che, come detto, è relazionale ed ha
quindi bisogno indispensabile di considerare l'altro. Adamo
si è conosciuto quando ha visto Eva: questa espressione
ad un tempo sintetica, chiara ed efficacissima del grande
filosofo F. Bartolone, evidenzia quanto detto dalla psicologia
circa l'indispensabilità della relazione e della costituzione
dell'intesa psicosinaptica (15).
Queste stesse iniziali osservazioni hanno portato al riconoscimento
della specificità femminile, che è divenuto
uno dei punti di innovazione e di caratterizzazione del nostro
tempo. Il riconoscimento della specificità, pur nell'identica
dignità personale, della donna, era cosa che anche
razionalmente poteva essere impostata - anche se di fatto
era stata misconosciuta (16) -
ma certamente l'impostazione della dualità apportata
dalla psicologia è il punto di forza, di particolare
significato, per intendere il tutto. Da questo punto di partenza,
poi, si è potuto avere più chiaro riconoscimento
del valore delle diversità etniche, introducendo un
altro elemento, non già di disturbo, ma di potenziamento
della visione complessiva della realtà. Così
popolazioni che sembravano dovere essere ritenute inferiori
o per lo meno arretrate - in via di sviluppo - manifestavano
l'esistenza di caratterizzazioni diverse. Il venire meno della
caratterizzazione razionale, come dato distintivo dell'essere
persona umana, ha comportato una revisione critica, che nella
caduta dell'egemonia filosofica ha aperto una visione più
chiara, più completa, più bella, più
ricca della realtà.
La psicologia ha evidenziato - accanto all'ontogenesi
ed alla filogenesi - la microgenesi (17),
che deve essere intesa in modo più completo e definitivo,
come effettiva psicogenesi, nel senso che il fatto psichico
raccoglie in un punto tutta la realtà, presente e passato,
e può dare effettivamente l'unità della persona,
non solo dal punto di vista
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culturale/conoscitivo, ma anche
da quello più completo e complesso della realtà
operativa o volontà. Proprio la considerazione della
microgenesi, intesa come psicogenesi, determina l'apertura di
cui si diceva e consente di intendere che il fatto conoscitivo
completo umano non è quello portato dalla ragione. Accanto
alla conoscenza discorsiva, razionale, esiste la conoscenza
immediata, intuitiva, che è forse più importante
di quella razionale, ma che in ogni caso risulta indispensabile
per l'essere stesso della conoscenza umana, che è sempre
preceduta da un'intuizione che serve come guida ed orientamento
per il successivo ragionamento. Si starebbe per dire che il
fatto iniziale è proprio questa intuizione che permette
poi il successivo squadernarsi delle possibilità conoscitive.
In questo modo, si ha l'evidenziazione che la caratterizzazione
dell'uomo viene ad essere data dalla sua dualità, in
cui si ha una diversa prevalenza di ragione ed intuito, dando
ancora una volta rilievo alla diversità fra uomo e donna,
riservando a questa una maggior efficienza intuitiva, cosa che
può essere estesa anche alle diversità etniche,
come veniva accennato e come è dimostrato dalla diversità
della cultura africana rispetto a quella europea.
Come detto, l'avvento delle indagini psicologiche
ha permesso, sia pure in modo non estremamente chiaro né
sistemico, di dare valore all'affettività. In effetti,
lo stato affettivo è una realtà che non può
essere omologata all'essere ragionevole, ma nello stesso tempo
è indispensabile per potersi effettivamente riferire
all'uomo. Bisogna notare questi passaggi, quello che pone l'attenzione
sull'affettività, per intendere più compiutamente
l'essere umano, che è composto da corpo/materia e spirito/anima.
In effetti l'essere un composto non significa, come è
avvenuto per una deformazione propria della ragione - secondo
quanto si è già accennato - che non abbia una
sua unità. Al contrario è proprio l'unità
dell'essere umano che è alla base della riconsiderazione
che non permette di vederlo come essere razionale, ma deve essere
considerato come un tutto unitario, in cui la corporeità,
la razionalità e l'affettività sono un insieme
unitario. Considerando l'unitarietà umana si supera il
pericolo della divisione fra le parti, dal momento che la possibilità
di unificazione oggi esiste e non è data, come |