(Rivista Internazionale - Dicembre 1994: Intervista al Gran Cancelliere)

New York. La Delegazione dell'Ordine, presieduta dal Conte Don Carlo Marullo di Condojanni (al centro), con il Segretario Generale dell'ONU, Boutros Boutros-Ghali. A sinistra, il Cav. Fra' John Edward Critien, Membro del Sovrano Consiglio, a destra l'Amb. Dino Samaja, Ambasciatore dell'Ordine in Paraguay e Presidente dell'Associazione Brasiliana di San Paolo.

Di Forte S. Angelo si cominciò a parlare molti anni fa, quando da parte maltese venne compiuto un sondaggio del tutto ufficioso sulla disponibilità del Sovrano Ordine ad una soluzione che lasciava intravedere la possibilità di una certa sovranità, legandola tuttavia ad alcune inaccettabili condizioni. Mutamenti politici a Malta misero però fine a questo tentativo, ripeto del tutto ufficioso, ma una soluzione di una presenza autonoma dell'Ordine a Forte S. Angelo venne negoziata proprio nel passato triennio in una forma certamente di minore livello ma basata su un vero e proprio accordo di cui ci auguriamo un possibile sviluppo più consono alle nostre aspirazioni. Anche la riforma della Carta Costituzionale e del Codice avevano formato oggetto di un intenso lavoro nell'ultimo periodo del Govemo de Mojana, ma è certamente un merito di quelle che vengono chiamate «Nuove Strategie» e del Capitolo Generale del 1994, di avere dato alle molte aspirazioni l'inquadramento di una Commissione che possa offrire al Capitolo Generale Straordinario previsto per la primavera del 1996, un proficuo strumento che non comporterà certo una rivoluzione ma un utile chiarimento di alcuni articoli dei due documenti, oggi ancora un po' oscuri, ed una risposta ad alcuni interrogativi che vengono posti da molte parti al Gran Magistero.

Roma. Palazzo Magistrale. Il Gran Cancelliere, insieme con ii Segretario per gli Affari Esteri, Amb. Luciano Koch (a destra), e con il Maestro delle Cerimonie, Principe Paolo Boncompagni Ludovisi, durante la firma del protocollo per l'apertura dei rapporti diplomatici con la Bulgaria sottoscritto con l'Amb. Kiril Maritkhov.

Questi successi si devono anche all' opera svolta dagli organismi nazionali ed internazionali dell'Ordine, in particolare all'attività silenziosa e sconosciuta delle migliaia di volontari che operano all'ombra della Croce Ottagona. Quale esortazione o messaggio vuole indirizzare loro?

Certamente gli organismi nazionali ed internazionali dell'Ordine hanno sensibilmente contributo a far conoscere in molti settori della pubblica opinione mondiale l'esistenza e la possibilità di azione degli organismi della Croce Ottagona. E di ciò un grande merito va proprio riconosciuto ai nostri volontari. Un esempio tra tutti: quando si verificò l'esodo dei tedeschi dell'Est verso la Repubblica Federale attraverso l'Ungheria, volontari ungheresi, subito assistiti dai due Corpi di soccorso tedesco e austriaco, in poche ore istallarono un campo di centinaia di tende che permise intanto un primo rifugio agli esuli e quando si pose il problema del loro ingresso nella Repubblica Federale ci fu chiesto se potevamo fornire loro un lasciapassare.

Volontari del Comitato Internazionale d' Emergenza dell'Ordine (ECOM).

Dopo qualche esitazione, dovuta alla nostra direttiva di non rilasciare documenti se non a membri dell'Ordine incaricati di una missione per l'Ordine, dicemmo di si. Ma l'improvvisa apertura del confine tedesco occidentale non rese necessario il nostro intervento che avevamo ad ogni buon fine condizionato alla loro restituzione dopo l'ingresso nella RTF. La circostanza che la rete televisiva CNN aprisse per molti giorni tutti i servizi sugli esuli tedesco-orientali mettendo in evidenza la bandiera dell'Ordine all'ingresso del Campo Profughi ha contribuito a dare una notevole pubblicità alla nostra azione umanitaria. Alle migliaia di volontari che operano all'ombra della Croce Ottagona va innanzitutto il nostro grazie e il nostro incoraggiamento. Ricordiamo loro - anche se non ne è dimostrata la necessità - che la nostra crescente funzione nell'ambito internazionale non ci obbliga a fare delle dichiarazioni o manifestazioni politiche. Nel momento tormentato in cui viviamo più che una forza materiale serve alla pace e al progresso la disponibilità umana e la vocazione di fraternità cristiana che ci ha trasmesso la nostra storia secolare.

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