(Rivista Internazionale - Dicembre 1997: La Maternità all'Ospedale della Sacra Famiglia a Betlemme - 1/3)
Per quest'anno, il
Direttore Generale
dell'Ospedale Ostetrico della Sacra Famiglia a Betlemme, John McCarthy della Federal Association dello SMOM, prevede oltre 2.700 nascite ed oltre
15.000 consulti. Il
Direttore stesso e gli altri
collaboratori
dell'ospedale vanno fieri di questo ulteriore incremento che si é realizzato nonostante il lungo periodo di chiusura delle frontiere verso Israele durante l'estate.
Forse si riuscirá a raggiungere il numero di 3.000 nascite giá nell'anno 1998. Gli interessati e gli esperti in visita all'ospedale hanno espresso un parere sempre positivo in merito all'ambiente ed all'atmosfera riscontrata in questa struttura
raggruppata in un un quadrilatero attorno ad un
grande cortile con la cappella dell'Ospedale. Nonostante le molteplici difficoltá, l'Ordine é riuscito - grazie agli sforzi congiunti a livello internazionale da parte dell'Ordine stesso - a realizzare una delle sue opere piú importanti e
significative a pochissirna distanza dalla Basilica
della Nativitá di Cristo. Tuttavia, anche per il futuro si prevede un impegno (soprattutto
finanziario) molto notevole per poter
assicurare la
sopravvivenza
dell'ospedale e per
poterlo ampliare secondo
le esigenze di questa
regione.
L'Ospedale (di proprietá
della Compagnie des
Filles de la Charité) aveva ripreso a funzionare sotto la guida dell'Ordine di Malta a seguito di una sua completa ristrutturazione. Le suore erano state costrette a chiudere il nosocomio qualche anno prima. Sotto la direzione dell'Associazione francese l'Ospedale stesso era stato trasformato in un moderno ospedale ostetrico con 28 posti-letto. Subito dopo la riapertura é emerso che la
situazione politico-economica a Betlemme ed in tutta la regione avrebbe reso necessario un finanziamento dell'Ospedale a lungo termine, in quanto i pazienti e le loro famiglie
di norma non erano in grado di pagare un
contributo a copertura dei
costi del trattamento e
inoltre privi di copertura
assicurativa, in quanto nei
territori palestinesi
amministrati da Israele
non esiste alcuna
assicurazione generale
contro le malattie. Anche
un management molto ben
strutturato ed efficiente -
che ha saputo mantenere
costi di esercizio della
struttura a livelli molto
inferiori rispetto a quelli
riscontrati in istituzioni
simili della zona - non ha
potuto modificare questa
situazione, soprattutto
perché non si è voluto
perdere di vista
l'obbiettivo di tenere le
porte aperte anche alle
donne meno privilegiate
provenienti dai campi
profughi Palestinesi o
dalle fasce sociali piú deboli.
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