(Rivista Internazionale - Dicembre 1994: Abbiamo l’età della nostra speranza - 4/6)

Non so che cosa, non so chi mi abbia liberato. Le gomene sono rotte, Isa, ed io vado alla deriva.
Quale forza mi trascina? Una forza cieca? Un amore? Forse un amore ... » (9).
La nostalgia di un amore o di un Amore? - nel quale rinascere e ricostruire la vita, investe la sua anima. Dovrebbe essere - questo amore - una forza, meglio: qualcuno in cui poterci tutti ritrovare, e che si facesse garante della nostra vittoria sui mostri che ci dilaniano.
«Qualcuno che testimoniasse per me, che mi alleggerisse del fardello immondo, che se lo prendesse ... ».
L'incontro con l'Amore coincide, per il vecchio, con la sua morte.
«Ció che questa sera mi soffoca, mentre scrivo queste parole, ciò che mi fa male al cuore tanto da sembrare che si spezzi, questo amore di cui conosco finalmente il suo nome ador ... » (10).
Senza amore, i giorni di una persona anziana sono un inferno, anche se dorato. E' quanto dimostra in un volume di memorie, di brevi racconti, di riflessioni, intitolato Anime e voci, Luciano Radi (11). In merito le pagine piú paradigmatiche sono nel racconto-epistolario Casa serena. Un signore é stato ricoverato in una casa di riposo per persone anziane, molto bella e accogliente, fuori cittá, provvista di ogni comfort. Il vecchio scrive spesso al figlio. Non una risposta, non una telefonata, tanto meno una visita.
«Non capisco! Il lavoro ti assilla e anche Enrica, con i suoi impegni di ufficio e le faccende di casa, non ha certo respiro. Ma un istante solo, per me sconsolato e triste, potreste anche trovarlo».
Riceverá solo una lettera, di tre righi, che commenterá in questi termini: «Se mi fosse consentito di tenere qui un gatto, un cane, avrei almeno il calore di qualcuno vivo vicino a me. Ma le regole della Casa non lo permettono».
In un'altra lettera annota: «Era meglio che fossi rimasto in mezzo alla strada, ma nel mio mondo: avrei trovato compagnia nelle pietre che mi hanno visto nascere, nel gorgoglio della fontana intorno alla quale ho trascorso i giorni felici della mia fanciullezza e sarei potuto andare ogni giorno al cimitero per parlare con i miei morti. Sarei stato almeno libero di trascinarmi per i vicoli della cittá con le mie miserie per gridare sotto le finestre delle persone amiche il mio bisogno di amore».
Si crederebbe? Nella Casa serena si celebrano molti matrimoni. «Certo a tarda etá le passioni diventano fredde; l'amore non é quello che esplode a vent'anni, ma il bisogno di unione rimane forte e prepotente. Si tocca con mano che l'uomo non é stato creato per stare solo», a nessuna etá. Il vecchio troverá la serenitá nell'incontro con il cappellano, piú anziano di lui, e solo, ma vero amico, ricco di calore umano e sorretto dalla presenza di Colui che è l'Amore.
Nel grande romanzo Il pianeta di Mr. Sammler Saul Bellow presenta un settantenne, intellettuale, vedovo, orbo, solo. Ha la memoria ossessionata dai ricordi della guerra, vissuta in prima persona. É un sopravvissuto allo sterminio. Mentre la societá postbellica inneggia ai nuovi idoli - tecnica, progresso, politica, sesso, benessere -, il vecchio Mr. Sammler, disincantato e stanco, si orienta verso altre direzioni. Aveva letto gli storici della civilizzazione Marx, Max Weber, Max Scheler, Toynbee, F. Oppenheimer -; si era anche interessato ad Adorno, Marcuse, Norman 0. Brown; conosceva il Doctor Faust di Mann, Les Noyers d'Altembourg di Malraux, Ortega, i saggi di Valéry sulla storia e sulla politica. Ma, dopo alcuni anni, aveva perduto ogni interesse e gusto per questi autori. A 70 anni lo interessavano solo certi autori religiosi del Trecento, soprattutto Meister Eckhart. Il grande mistico gli ricorda una veritá di fondo: «Colui che é povero di spirito é ricettivo di tutto lo spirito. Ora Dio é lo Spirito degli spiriti. Il frutto dello spirito é l'amore, la gioia, la pace. Bada ad annullarti di tutte le creature, di tutta la consolazione che dalle creature può venirti. Poiché con certezza, fintanto che le creature confortano e hanno la capacità di confortarti, mai troverai il vero conforto.

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(9) F. Mauriac, Groviglio di vipere, Mondadori, Milano 1952, 114.
(10) Ivi, 204-205.
(11) L. Radi, Anime e voci, Rusconi, Milano 1990.


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