(Rivista Internazionale - Dicembre 1994: L’Ordine di Malta Osservatore all’Assemblea dell’ONU - 2/2)

New York. Il Conte Don Carlo Marullo di Condojanni al seggio dell'Ordine nella sede delle Nazioni Unite, in occasione dell'insediamento dell'Ordine come Osservatore all'Assemblea Generale.

La partecipazione adesso ai lavori dell'ONU, sullo stesso piano e con gli stessi diritti del Consiglio d'Europa, della Croce Rossa Internazionale, della Comunità di Stati Indipendenti non consentirà più a nessuno di contrastare l'Ordine e la sua riconosciuta sovranità di diritto internazionale in tutte quelle attività, che anche al di là della sua missione umanitaria di base, lo autorizzano a creare dignità cavalleresche, a distruibuire onorificenze, a battere moneta e ad emettere serie filateliche di corso legale: come tutti gli stati Sovrani e a confusione di quanti, senza lo stesso diritto e spesso anzi contro la legge, ne imitano, contraffacendole, molte iniziative.

Zaire. Il Campo profughi di Bukavu con alcuni volontari delle Opere Ospedaliere Francesi dell'Ordine (OHFOM) che assistono i bambini ruandesi sfuggiti agli aspri scontri etnici nel loro paese.

Costoro, più volte del resto stigmatizzati nei suoi annuali discorsi al Corpo Diplomatico dal Principe e Gran Maestro, non potranno più richiamarsi a nessuna autorità e a nessun pseudo precedente araldico quando, falsificando emblemi, titoli e dignità, carpiscono la buona fede degli ingenui imitando, per bassi scopi di lucro, il nome e i rituali del Sovrano Ordine. A richiamarli al rispetto della verità e del diritto non erano stati sufficienti a tutt'oggi i riconoscimenti ufficiali della Santa Sede e i rapporti diplomatici intrattenuti dal nostro Ordine con una settantina di Stati Sovrani, adesso, con questo rapporto nuovo instaurato con l'Assemblea che raccoglie attorno a sè tutti gli Stati del mondo, gli inganni dei tanti imitatori saranno del tutto e definitivamente sventati: a confusione dei falsari e con la possibilità che i loro trucchi possano essere anche giuridicamente perseguiti.

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