(Rivista Internazionale - Dicembre 1994: Inventario generale dei beni del Sovrano Militare Ordine di Malta - 2/2)
II tutto in una visione di doppia natura che spesso i beni rivestono e cioè: da una parte quella espositivo-museale, e dall'altra di luogo e strumento di lavoro per esigenze di ospitalità, di rappresentanza, di cerimoniale, di lavoro moderno e di presenza quotidiana.
Il susseguirsi di istanze, spesso di significato simbolico, che sempre più, si realizzano nelle varie sedi istituzionali attraverso manifestazioni artistiche di eccezionale significato (ricordo «le Colombiane» avvenute a Genova nel 1992 e l'esposizione di Praga del 1993) o il coincidere della presenza del pubblico con i beni architettonici e le occasionali presenze di opere all'interno di detti beni, fanno sì che alla presa di coscienza seguano gli ammodernamenti necessari per seguire l'evoluzione dei tempi, nei suoi aspetti di tecnica conservativa che deve presupporre una corretta inventariazione.
Ricordo il recente restauro del grande salone del Castello di Magione, determinato
e conseguente alle sempre maggiori richieste delle visite guidate e destinato ad ospitare manifestazioni culturali che altrimenti non potrebbero realizzarsi, viste le poche strutture adeguate esistenti nel territorio.
Sempre da queste constatazioni è derivato il programma della Ricevitoria del Comun Tesoro e della Conservatoria delle Residenze Magistrali che, attraverso l'inventario, hanno inteso perseguire il fine di un sistematico approfondimento delle conoscenze storiche per valutare meglio il significato del patrimonio artistico-mobiliare e delle collezioni presenti, al fine di poter individuare gli interventi di restauro e soprattutto di mettere a disposizione degli studiosi il patrimonio di conoscenza relativo ai beni che, per ragioni ovvie, sono e devono restare separati dal diretto contatto con il pubblico (si ricordi, per fini di manutenzione, lo studio geologico del Colle Aventino sul quale sorge una delle sedi extraterritoriali dell'Ordine a Roma). Non vi è dubbio che il patrimonio dell'Ordine, ed in particolare quello culturale, rappresenta una importante identità nella sua tradizione e nella sua storia.
Soltanto onorando questi cespiti, con continuo impegno di manutenzione e restauro, si può sperare che l'Ordine riceva incrementi contemporanei e futuri, simbolo di cosciente testimonianza e riconoscimento della capacità delle istituzioni melitensi nella custodia di tradizionali valori che gli sono propri.
Un cenno a parte meritano le Residenze Magistrali il cui carattere istituzionale suggerisce il contatto esterno superando schemi di rigore.
Le dotazioni di queste residenze sono oggi sempre più emblema di trasparenza e di perseveranza dell'impegno dell'Ordine verso i propri beni.
Non sfugga che l'inventario dei beni dell'Ordine di Malta attraverso le sue schede tendenti a coprire sia il settore dei beni architettonici, sia quello delle opere d'arte, costituisce un «unicum» nel quadro dei patrimoni d'interesse culturale dell'Europa (non sfugga l'impegno realizzato dall' Ordine per il Palazzo Priorale di Praga e il Forte S. Angelo recentemente restaurato). Per questo si è dedicato tempo e pazienza in minute e difficili indagini di ricerca dei cespiti, così come si è ritenuto di espletare una quantità di operazioni pratiche relative alla documentazione fotografica, non sempre agevole, in relazione alle disponibilità dei luoghi ed alla collocazione delle opere.
Un lavoro che ha impegnato ed impegnerà
per molto tempo i tecnici chiamati al coordinamento ed alla gestione dei volumi, ma anche coloro che dovranno proseguire le ricerche di archivio ed iconografiche. Da questo angolo di visuale, per quanto riguarda le finalità e l'impianto organizzativo dell'opera classificatoria svolta, non rimane che guardare, nell'ottica di futuri ammodernamenti dei documenti costituzionali dell'Ordine (Carta e Codice), alla costituzione di un Demanio Pubblico, quindi indisponibile nel tempo, a cui dovrebbero essere iscritti tutti quei cespiti che, per la loro natura, devono perdere la caratteristica dell'alienabilità. Solo così, per l'avvenire, si potrà mettere gran parte del patrimonio dell'Ordine al sicuro da occasionali ed avventurose vicende di realizzo o di trasformazione che, nel passato, hanno già molto depauperate le consistenze mobiliari ed immobiliari.
Nella prospettiva futura delle sezioni programmate sottolineo il significato e l'importanza di un aggiornamento storico critico delle analisi delle opere d'arte. Ciò deve essere impegno profondo per coloro che si occuperanno, in futuro, di queste tematiche, così come pure interessante sarà guardare alla realizzazione di uno spazio permanente destinato alle esposizioni.
Ricordo in questo tema «ad experimentum», la recente realizzazione del Museo di Chignolo Po e quella prossima del Museo di Rodi. Spazi che, accanto ad una attività permanente, consentano la realizzazione di manifestazioni di importanza a contenuto tematico.
A me personalmente, nella qualità che ricopro, non resta che la soddisfazione di avere avviato questa iniziativa della realizzazione dell'inventario generale dei beni dell'Ordine, in vista dell'anno 2000, il cui obiettivo rimane quello di un servizio nei limiti dei fini istituzionali che interpretano, anche, la necessità dell'esaltazione dei valori storici, quali elementi identificativi del carisma dell'istituzione melitense. Tengo espressamente a formulare il mio apprezzamento e la mia gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato e lavoreranno a questi inventari.
Gratitudine che desidero estendere a tutti gli Enti dell'Ordine che hanno manifestato la propria disponibilità e dato la loro collaborazione.
Collaborazione che sarà ancora indispensabile per il futuro cammino, che mi piace affidare alla benedizione della Santa Vergine di Fileremo e del Patrono dell'Ordine S. Giovanni Battista.
Carlo Marullo di Condojanni
Balì Gran Croce d'Obbedienza
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